“Beh! Ma chissenefrega, adesso, di Savona?”…
Brutale, ma rende l’idea.
Questo infatti è stato il commento di una bella fetta dei forzisti novaresi, all’ipotesi, invero suggestiva, rilanciata dal torinese Spiffero, di agganciare i destini di un possibile accordo fra Lega e Fi sotto la cupola di San Gaudenzio a quelli della città ligure.
Ciò in occasione della presenza ieri a Novara del presidente della Regione Toti (per un convegno sulla logistica) ed in forza dell’asse con il cuneese Alberto Cirio, da sempre vicino al Carroccio, scalpitante, quest’ultimo, di poter saldare l’intesa per evidenziare l’attendismo del coordinatore regionale Gilberto Pichetto.
Ma a Novara l’idea non deve essere piaciuta a tutti gli azzurri, ovvero a quelli che già mal digerivano l’eventualità di essere considerati “merce di scambio”, funzionale agli interessi torinesi. Figurarsi oggi a quelli liguri, nemmeno poi riguardanti una città capoluogo di Regione e dunque strategicamente poco significativa in chiave locale.
Insomma dopo Torino, Pordenone, Bologna, l’ipotesi Savona ieri sul piatto ha letteralmente mandato su tutte le furie una parte dei componenti del direttivo provinciale di Fi che, infatti, è stato convocato per lunedì in attesa dei necessari chiarimenti.
Con buona pace della frangia capitanata dal consigliere comunale Gerardo Murante per il quale, invece, l’accordo con la Lega va fatto senza più star lì a discutere. Anzi sarebbe già chiuso “all’80 per cento!” (Più o meno come a giugno dello scorso anno, insomma…)
Che in effetti la diatriba forzista sulla posizione “Lega sì, Lega no” sia diventata un po’ stucchevole, ad una manciata di giorni dal voto per le amministrative, è onestamente evidente a tutti. Ma è proprio il tempo passato senza venirne a capo a dirla lunga sull’eventualità e l’opportunità di ricostruire a Novara quell’asse che, di fatto, ha portato alla sconfitta alle elezioni comunali del 2011. “Dovremo mica morire tutti leghisti?” è il commento degli oppositori all’ipotesi Canelli, per giunta consapevoli che anche sotto la cupola, Salvini o non Salvini, il Carroccio di smalto ne ha perso parecchio dai tempi d’oro dell’amministrazione Giordano, devastata dalle inchieste giudiziarie e dalle diatribe interne.
Se l’impopolarità dell’attuale amministrazione a guida Ballarè rende pure ipotizzabile un ribaltamento di fronte (fatta salva l’ipotesi 5 Stelle), con quali compagni di viaggio affrontare l’impresa è in effetti roba da far tremare le vene nei polsi agli azzurri novaresi.
La netta riproposizione della compagine di centrodestra scaturita dall’evanescente “palco di Bologna” (ultimo atto dello sgretolamento del centrodestra medesimo)? O l’avventura nuova di una coalizione di moderati, che nei fatti si sta saldando attorno ad alcune proposte civiche e che sotto San Gaudenzio sembrano avere il vento in poppa, come quella di “Io Novara”?
Archiviata, a quanto sembra, la possibilità di una proposta autonoma (comunque in linea con le direttive Berlusconiane, che in più di un caso ha preferito aprire a candidati civici), il dilemma forzista di queste ore è dilaniante, mentre il coordinatore provinciale Diego Sozzani, che da subito aveva escluso – forte della sua recente rielezione al congresso – l’appiattimento del partito sull’imposizione leghista, cerca di salvare capra e cavoli. Nello sforzo, invero complesso, di tenere insieme tutte le anime del partito. Un esercizio reso ancora più difficile dalle continue fughe in avanti, con tanto di roboanti spifferate rese ai giornali in questi mesi, circa l’ineluttabilità di cedere quote di autonomia locale dentro il partito alle convenienze ed agli interessi sovra locali.
Anche perché quali possibilità di vittoria e soprattutto di governo possa eventualmente sperare di raggiungere una coalizione siffatta è un bel quesito.
“Di noi ormai ai leghisti interessa solo il simbolo” è la convinzione quasi unanime, visto che, secondo i sondaggi Forza Italia, gode ancora sotto la cupola di un discreto consenso di opinione e soprattutto in considerazione del fatto che l’atteggiamento leghista nei confronti degli azzurri si è caratterizzato in questi mesi in termini assai poco concilianti: dall’imposizione del candidato, al tentativo di convincere i torinesi a mettere sotto tutela Sozzani, anche attraverso l’ipotesi (fallita) di un commissariamento del partito.
Insomma, confessa un “vecchio” azzurro, con preghiera di anonimato “qui è necessario uno scatto d’orgoglio: noi siamo moderati e con questa Lega non abbiamo più nulla a che spartire, tanto più che il loro obiettivo è solo quello di annientarci, a tutti i livelli…”.
Una consapevolezza che invece non sfiora l’altro fronte, impegnato al contrario a dimostrare, con la forza dell’ipotesi dei numeri, l’eventualità di una vittoria “facile”. Anche in ragione di un sondaggio, commissionato dal Pd e che verrà divulgato nelle prossime ore e che attribuisce al Carroccio un discreto piazzamento. In verità, secondo indiscrezioni, il sondaggio in questione sostiene Ballarè vittorioso comunque, al secondo turno, contro qualsiasi ipotetico avversario… Quindi?
“Beh ma è chiaro – dice sornione un assessore Pd – dei sondaggi si prende quel che serve…”