Ieri sera, hanno rivolto il loro appello alla trasmissione de La7 “La Gabbia”, domattina saranno in Comune dinanzi alla commissione “allargata” convocata per discutere e, si auspica, trovare una soluzione per i 48 lavoratori della Ex Verbano Trasformatori, che rischiano il posto di lavoro, sui 77 totali.
E’ stato uno dei dipendenti a spiegare, alla tv, la situazione in cui versa l’azienda di corso Risorgimento, a Novara, inglobata prima nella Tamini e a sua volta in Terna spa. Alla redazione de La Gabbia è pervenuta, durante la trasmissione, un comunicato ufficiale della stessa Tamini i cui vertici hanno lanciato la proposta di riassorbire 21 dei 48 dipendenti a rischio. Decisa e determinata la reazione dei sindacati e dei lavoratori che, invece, chiedono che vengano “sistemati” tutti e 48 i dipendenti.
Domani mattina, in commissione, è atteso l’arrivo, non confermato, di Catia Bastioli, presidente di Terna e imprenditrici novarese balzata, con le sue ricerche, alle cronache nazionali.
Nel frattempo, al Ministro alle Finanze arriva l’interrrogazione del deputato pentastellato Davide Crippa: “Sembrerebbe una delle tante tristi storie attuali di crisi industriali. E invece parrebbe di no. Ciò che rende particolare questa vicenda – dice Crippa – oltre al coinvolgimento di una delle realtà industriali storiche del novarese, appunto l’ormai ex Verbano Trasformatori, è anche la proprietà del gruppo Tamini. Parliamo di Terna, operatore di reti per la trasmissione dell’energia elettrica di cui Cassa Depositi e Prestiti Reti S.p.A. (e quindi indirettamente anche Ministero delle Finanze) è azionista rilevante. Ebbene, nel 2014 Terna, attraverso un’altra S.p.A., Terna Plus, ha acquistato il gruppo Tamini, dichiarando come ai tempi tale acquisizione significasse un’opportunità di valorizzazione di una storica realtà industriale italiana. A meno di due anni da quella acquisizione, eccoci arrivati all’inizio della dismissione di uno dei suoi impianti più rinomati. Come può uno Stato considerare anche solo lontanamente accettabile che un’azienda di sua proprietà possa gestire in un’ottica tanto sconsiderata il futuro di 48 famiglie in un territorio già martoriato dalla scomparsa negli anni di realtà importanti come DeAgostini?”.