Accusato di aver portato droga in carcere, assolto. Per l’accusa il ragazzo, all’epoca dei fatti detenuto in semilibertà, aveva portato cocaina in cella e l’aveva consumata con altri due detenuti. Il difensore aveva chiesto l’assoluzione: “nessuna prova, né certa né indiziaria”
A processo con l’accusa di aver portato cocaina in cella e di averla consumata con altri due detenuti, un ragazzo italiano, oggi ventottenne, è stato assolto. Per lui il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 3 anni e quattro mesi di reclusione. Tutto era accaduto ai primi di luglio del 2014 quando, durante uno dei controlli di routine al Sert, il giovane, all’epoca detenuto in regime di semilibertà, fu trovato positivo alla cocaina e gli addetti del servizio segnalarono il risultato alla direzione del carcere. “Pensammo di sottoporre ai test tutti i detenuti che erano in regime di semilibertà – aveva detto in aula un agente della polizia penitenziaria – e due di questi furono trovati positivi alla cocaina. Uno, cittadino marocchino, era compagno di cella dell’imputato, l’altro, italiano, era ospite in altra cella. Facemmo delle perquisizioni in tutta la palazzina ma non trovammo nulla”. Ma, così dissero nel corso dei primi interrogatori, gli altri due detenuti, la droga era nascosta nel manico di un pennello da barba che si trovava nella cella occupata dal marocchino e dal ragazzo italiano poi finito a processo. “Facemmo una perquisizione in cella – avevano riferito altri due agenti – ma non trovammo droga e neppure il pennello”. Per l’accusa “la droga c’era e gli altri due coinvolti, sebbene con molte reticenze hanno riferito che fosse dell’imputato”. “Un caso di droga parlata” per il difensore del ragazzo; “L’accusa contro il mio assistito – aveva aggiunto il legale – è solo la parola dei due ex detenuti; la droga non è mai stata trovata in cella. Non c’è prova né certa né indiziaria. Ha ammesso di averne fatto uso ma nega di averla portata in cella. Troppe le contraddizioni emerse dall’esame degli altri due che, a parere di questa difesa, sono del tutto inattendibili” e aveva concluso con la richiesta di assoluzione. E i giudici lo hanno assolto con la vecchia formula dell’insufficienza di prove.