“Comprammo la casa e iniziarono le minacce”. Famiglia a processo con l’accusa di minacce e tentata estorsione. Vittima una giovane coppia che aveva acquistato la casa all’asta
Cercavano una casa fuori città che rispondesse non solo al loro gusto ma anche alle loro esigenze; e l’avevano trovata guardando gli annunci delle aste giudiziarie. Ma già dalla prima visita, ancor prima della gara, c’era stato qualcosa di “stonato”, almeno stando a quanto la giovane donna, che si è costituita parte civile al processo, ha detto davanti ai giudici del tribunale di Novara. Alla visita infatti era presente non solo l’incaricato dell’istituto di vendite giudiziarie ma anche il proprietario del cascinale. “Quando fummo sotto al porticato – ha detto la donna – lui iniziò ad illustrarci tutti i lavori che c’erano da fare”, quasi volesse sottolineare che di lavori da fare ce n’erano parecchi. Ma loro non si scoraggiarono e non ci ripensarono: la casa andava bene e così decisero di andare avanti. Ad aprile si svolse l’asta, parteciparono e vinsero la gara. Un respiro di sollievo? A giudicare da quanto ha denunciato la giovane donna, assolutamente no. Perché da quel momento iniziarono i problemi: prima la richiesta di incontri per rinunciare alla casa in cambio della restituzione della caparra, poi le minacce, dapprima velate con qualche frase allusiva, quindi i problemi con alcuni mobili che erano ancora nei locali, e infine le continue richieste di incontri per “arrivare ad un accordo”. A febbraio la giovane coppia entra in possesso delle chiavi ma, a quanto riferito in aula, nessuna tregua per le minacce fino a quando lei, impaurita, chiama la polizia. “Adesso abitiamo lì – ha concluso la giovane donna – ma viviamo con la paura. Non è facile”. A processo, chiamata dalla Procura a rispondere delle accuse di violazione di domicilio, minacce e tentata estorsione, c’è una famiglia intera, padre e madre, sessantenni, figlio, quarantenne e un loro parente. Si torna in aula a metà febbraio per i testi della difesa.