Musica colore e diritti per le vie della città: in più di 2000 al Pride novarese. Rossi: “I muri nascono sempre prima dentro di noi e questi muri vanno abbattuti”
Più di duemila persone hanno sfilato per le vie del centro, da piazza Garibaldi a Piazza Martiri; nessun “incidente”, pochi slogan, tante bandiere ma soprattutto tanta musica e tanti ragazzi. E soprattutto tante rivendicazioni. Il corteo – madrina della manifestazione la drug queen Antonella Credici – partito dalla stazione, ha percorso Baluardo La Marmora, via Perrone, via Dominioni per arrivare in Piazza Martiri dove da un palco si sono susseguiti diversi interventi.
“Una parte di Novara non lo sa o non lo vuole sapere – ha esordito il consigliere regionale Domenico Rossi – ma oggi qui sta avvenendo qualcosa di importante; pochi giorni fa nel celebrare la giornata contro l’omofobia, vari organi di informazione e associazioni lgbt hanno fatto il punto della situazione sulle discriminazioni nel nostro paese. Solo in Italia abbiamo 104 episodi di omotransfobia ogni anno. Se poi allarghiamo lo sguardo oltre confine la situazione è ancora più allarmante: 72 paesi al mondo criminalizzano rapporti tra persone adulte dello stesso sesso; in 8 stati, in questi casi, è prevista la pena di morte, altrove è vietato esprimere pubblicamente l’orientamento, anche in Paesi vicino a noi”.
“I muri – ha aggiunto – nascono sempre prima dentro di noi e sono proprio questi muri interiori che vanno abbattuti per evitare di costruire quelli presenti poi nei nostri comportamenti o addirittura nelle nostre città o ai confini delle nostre nazioni. Abbiamo un obiettivo comune: quello di costruire una società in cui ci sia spazio per l’altro, anche se diverso da me, una società in cui un ragazzo o una ragazza possano crescere sviluppando un orientamento sessuale senza sentirsi, nel profondo, discriminati”. “Siamo nati 5 anni fa, perché ci siamo resi conto che su Novara non c’era nulla, nessun evento, nessuna associazione che riguardasse i temi Lgbt, non c’era alcun luogo sicuro in cui rifugiarsi – ha aggiunto Alessandro Antonini, presidente di NovaraArcobaleno, che insieme a SerMais ha organizzato l’evento – Abbiamo organizzato il Pride pensando di fare il passo più lungo della gamba e invece l’evento è riuscito benissimo, un regalo di compleanno dell’associazione alla città.
Le lotte che abbiamo portato oggi in piazza sono intersezionali, dai diritti dei migranti a quelli delle donne, di contrasto alla violenza e all’omofobia. Portiamo in strada il diritto alla salute e, specialmente a Novara, il diritto all’informazione sulla salute. Perché la città resta comunque ai vertici regionali per percentuali di contagi da Hiv e malattie sessualmente trasmissibili. Ci battiamo per un’educazione sessuale consapevole dalle scuole agli adulti”. “Molti ci hanno chiesto perché facciamo un Pride nel 2018, le unioni civili ci sono, ci ricordano, e alla fine non c’è più discriminazione come negli anni Sessanta o Settanta – ha aggiunto – Noi a queste obiezioni abbiamo risposto che sono false: diritti ne mancano ancora tra cui il matrimonio egualitario, la riforma del diritto di famiglia, la legge contro l’omotransfobia, arenata al Senato; dobbiamo combattere il pregiudizio verso le persone trans che ancora oggi vengono accostate alla prostituzione, affermazione falsa e odiosa; portiamo avanti il discorso sulle persone intersex e da ultimo il discorso delle persone migranti: noi in quanto occidentali abbiamo un privilegio nel poter organizzare questi Pride, se pensiamo che in Italia arrivano persone che giungono da paesi che mettono a morte persone omosessuali”.
“Abbiamo capito che mai momenti come questi sono inutili – ha poi ricordato Mattia Anzaldi, presidente di SerMais – Guai a darli per scontati, guai a considerare superficiale una manifestazione come questa, che trova le sue radici e la sua epifania in una storia di sopraffazione e violenza, con l’obiettivo alto di spingere un po’ più in là il perimetro dei diritti conquistati. Perché se Margareth Mead aveva ragione nel dire che nel corso della storia il mondo l’hanno sempre cambiato le minoranze, allora guai a snobbarle le minoranze”; “Le leggi le hanno avute, cosa vogliono d’altro? Le unioni civili ci sono, che si uniscano. Mi preoccupa , e ve lo dico sinceramente, se questi ragionamenti vengono partoriti da chi avrebbe il dovere sacrosanto di rappresentare la classe dirigente di questo paese , a Novara come a Roma”. E la piazza di Novara come ha risposto? “La piazza è stata fantastica –commenta Antonini – sia per partecipazione che per coinvolgimento. Una bella risposta” . Alla manifestazione oltre a gruppi provenienti da Piemonte e Lombardia, hanno partecipato sindacati, associazioni e anche alcuni sindaci del territorio.