LA PARTITA
L’assenza di Mantovani fa di necessità virtù e per Corini è praticamente d’uopo la difesa a quattro. Per provare a domare l’esuberanza fisica di Favilli ci vuole un corazziere, così di fianco a Chiosa si piazza Troest, sugli esterni Golubovic e Calderoni. In mezzo Ronaldo è “incernierato” da Moscati e Sciaudone; mentre davanti si scambiano spesso posizione Sansone, Da Cruz e Di Mariano.
Pronti via e siamo già in apnea. Saltato il nostro primo timido pressing, i padroni di casa “gigioneggiano” nel face to face, andando al tiro con facilità disarmante. Dopo solo sei minuti lo juventino Clemenza si accentra tagliando fuori Calderoni e Chiosa, prima di lasciare andare un poderoso sinistro sulla base del palo. La palla torna sul dischetto dove il brasiliano Varela la deposita in rete facilmente. Approfittando della latitanza azzurra in campo, il popolo novarese ritorna masochisticamente sul tormentone di questo inizio torneo: ennesimo torto arbitrale?
Sul tapin di Varela in effetti, Favilli (in chiara posizione di off-side) deve addirittura evitare la palla prima che finisca in porta. Rete da annullare, si domandano un po’ tutti? Probabilmente no, ma la frustrazione è inversamente proporzionale all’evidente crescita della squadra, così l’argomento perde di interesse con il Novara che piano piano prende campo. Anche perchè l’Ascoli a dispetto delle strisce non è la Juve, ma il Novara ha il piccolo problema di non saper segnare. Ci vuole un episodio, il tutto dopo uno sterile dominio azzurro, dove però le parate salva tutto le ha fatte Montipò: decisiva la smanacciata a togliere palla dall’incrocio sulla punizione dell’ex Gligliotti.
E’ il minuto 39′ quando l’ennesima punizione laterale (quasi tutte gettate alle ortiche) vede Lanni respingere coi pugni al limite dell’area sui piedi dell’accorrente Moscati. L’ex Livorno sparacchia di destro una palla, ma prima che si abbia il tempo di “smadonnare” la traiettoria sbilenca passa dalle parti di Da Cruz, il quale da dentro l’area piccola trova facilmente la porta di testa.
Per il Novara è finalmente cominciato il campionato, tant’è che prima del duplice fischio, il morettino scappa via in contropiede si beve tutta la difesa marchigiana e quasi davanti a Lanni, estrae dal cilindro una giocata da urlo: uno delizioso “scavetto” che supera il portiere ma beffardamente si appoggia sulla traversa e strozza nelle gole degli azzurri l’urlo liberatorio.
Il primo vantaggio della stagione è rimandato di poco. Bastano infatti meno di 5′ nella ripresa, perchè il Del Duca si confermi il paradiso delle trasferte azzurre. Ronaldo si fa toccare corta una punizione, prima di scaricare un discreto destro che non dovrebbe fare male, ma i rimbalzi della palla imbarazzano a tal punto Lanni, da concedere una fatale respinta sui piedi proprio di Da Cruz, il quale non può credere sia così facile la sua prima doppietta (speriamo di tante) in serie B.
Il più è fatto (segnare) perchè l’Ascoli a parte schiumare di rabbia, produce solo qualche mischia, disinnescata non senza qualche (troppo) affanno, mentre al Novara non riesce il delitto perfetto in contropiede, con almeno un paio di match point sprecati. In particolare ancora Da Cruz rischia di portare a casa il pallone, dopo l’ennesima fuga solitaria chiusa mirando Lanni in uscita bassa.
IL TABELLINO
ASCOLI-NOVARA 1-2
Marcatori: 5′ Varela, 39′ Da Cruz, 50′ Da Cruz
ASCOLI: 1 Lanni (vK), 8 Carpani (9 Rosseti 77′), 10 Varela, 13 Gigliotti, 20 Buzzegoli (K), 23 Cinaglia, 24 Padella, 27 Clemenza (11 De Feo 72′), 29 Baldini (6 Bianchi 60′), 30 Favilli, 33 Mignanelli
A disp.: 12 Venditti, 32 Ragni, 4 De Santis, 14 Mogos, 15 Perez, 18 Parlati, 19 Addae, 25 Florio, 26 Pinto – All.: Fiorin
NOVARA: 1 Montipò, 2 Troest (K), 7 Sansone (10 Macheda 60′), 8 Chiosa, 9 Sciaudone, 11 Di Mariano 3 (Del Fabro 69′), 15 Da Cruz (26 Chajia 41′), 20 Ronaldo, 23 Moscati, 27 Calderoni (vK), 31 Golubovic – A disp.: 12 Farelli, 22 Benedettini, 13 Bellich, 16 Schiavi, 21 Orlandi, 30 Maniero – All.: Corini
Arbitro: Sig. Marini di Roma 1 – Assistenti: Sigg. Colella di Crotone e Cecconi di Empoli
Quarto ufficiale: Sig. Viotti di Tivoli – Ammoniti: 16′ Cinaglia (A), 43′ Moscati, 54′ Favilli (A), 55′ Da Cruz, 73′ Ronaldo, 89′ Chajia – Calci d’angolo: Ascoli 7 – Novara 3 – Recupero: 2′ pt; 4′ st – Spettatori totali: 5376; paganti: 1825; abbonati: 3551
ASCOLI VAL BENE UNA MESSA
Ascoli si conferma la Mecca azzurra, il luogo dove andare ogni anno ad espiare e riflettere, per poi ritornare sotto la cupola corroborati nello spirito e nella classifica. Una trasferta bella e salvifica, con l’ultimo sole d’estate che bacia il destino azzurro, prima del diluvio incontrato sul ritorno. Nel bellissimo centro storico medievale poi, c’era pure la Tenzone Aurea, con musici e sbandieratori da tutta Italia, tralasciando digressioni caloriche e glicemiche, sul fritto marchigiano, i vincigrassi, la cicerchia; tutto molto bello e soprattutto molto buono, prima del caffè e dell’ammazza caffè gentilmente offerti dagli azzurri al Del Duca, nel segno di un morettino ventenne che prima della sua doppietta era pressoché sconosciuto: Ascoli val bene una messa!
UN AZZURRO QUASI ROSSO
Se in centro città si consumava il rito medievale della Quitana, con decine di bandiere colorate lanciate verso il cielo, al Del Duca l’unico colore che alla fine non si ammaina, è ancora una volta l’azzurro. Per il terzo anno consecutivo il Novara passa e porta via i tre punti, ma se nelle ultime due occasioni si arrivava in un momento di grazia, con i Piceni in difficoltà, questa volta ad avere tutto da perdere era proprio la squadra di Corini. Nel primo successo stagionale però c’è forse anche un po’ di rosso scaramantico. Per la prima volta quest’anno infatti, dagli spogliatoi dello stadio ascolano ancora in ristrutturazione, i nostri eroi escono con la terza divisa ufficiale. Un total-red che ancora non si era visto. “Nessuno è più superstizioso degli scettici” diceva Tolstoj, e siccome non siamo scaramantici, vorremmo che l’esperimento cromatico, almeno in trasferta, venga ripetuto.
BENE MA NON BENISSIMO
Il Novara vince la prima partita stagionale e questo va benissimo, ma oltre ai tre punti, sono dissolti anche i problemi palesati ad inizio stagione? Sicuramente la doppietta di Alessio Da Cruz ha momentaneamente attenuato l’atavica difficoltà di trovare la porta, ma non ancora dissolto le problematiche offensive attuali. Certamente la conferma delle qualità del giovanotto ex Twente, sono un patrimonio da valorizzare ulteriormente, che però al momento non possono surrogare le manchevolezze nel complesso confermate anche ad Ascoli, dall’intero reparto avanzato.
Detto che Di Mariano fa più che dignitosamente il suo, soprattutto nel ripiegamento in fase di non possesso, si conferma invece fumoso l’apporto di Gianluca Sansone. L’infortunio dell’ex Bari, per quanto sfortunato e certamente non auspicabile, può trasformarsi da obbligo in opportunità per Corini, per lanciare definitivamente l’operazione recupero per Maniero. Anche perchè pure l’ingresso in campo di Macheda, ci dice che al momento il laziale non può rappresentare la soluzione ottimale per l’attacco a tre, semmai un’alternativa utile, mentre anche per quanto visto nella parte finale del primo tempo, un terminale offensivo che presidi stabilmente l’area di rigore, potrebbe capitalizzare a dovere, la messe di cross che lo sfondamento sugli esterni ha prodotto al Del Duca. Mai come in questo momento, come scritto la scorsa settimana, urge salvare il sondato Maniero.
SENZA IDENTITA’ TATTICA: LIMITE O VALORE?
Come detto, con la disponibilità di Andrea Mantovani, avremmo probabilmente visto un Novara col 3-5-2. Molto saggiamente Eugenio Corini ha ripiegato ad un più congeniale 4-3-3, ma soprattutto grazie alla duttilità della linea mediana, abbiamo intravisto scampoli di centrocampo a rombo, con Ronaldo ovviamente a fungere da vertice basso e Sciaudone un po’ più libero di muoversi fra le linee. Nel momento di maggiore pressione picena, nel finale convulso che ci ha portati a difendere molto (troppo) basso, il mister inserisce il terzo centrale al posto di Di Mariano e con Del Fabro si torna ad un 3-5-2 da battaglia. Può sembrare solo una fase di identità tattica sospesa, relativa a ragioni contingenti, ma questa capacità di metamorfosi in corsa, se diventa più ragionata, potrebbe diventare un valore aggiunto. L’impressione è che Corini non abbia ancora abbandonato l’idea originale del 4-3-3, ma visti gli interpreti, quando e se Maniero diventasse davvero un punto fermo dell’attacco azzurro, più che una classica linea a 3, si potrebbe provare qualche soluzione alternativa. L’idea è quella di un 4-2-3-1, con una coppia alternativa per i ruoli difensivi: Dickmann/Golubovic; Del Fabro/Troest; Mantovani/Chiosa; Calderoni/Chiosa/Armeno. Davanti alla difesa un play maker (Ronaldo/Casarini/Nardi) con a fianco un giocatore di sostanza (Casarini/Moscati/Schiavi). Dietro l’unica punta come centro boa (Maniero), ci sarebbero soluzioni davvero interessanti per gli inserimenti, il tiro da fuori e l’uno contro uno. Con una linea funambolica interscambiabile formata da Sciaudone, Da Cruz, Chajia, Orlandi, Di Mariano, Macheda e Sansone: 7 uomini per 3 posti. Se Maniero torna quello di Pescata, chiaro che non abbiamo bisogno quasi di niente e nessuno, ma se solo facesse il suo (7/8 reti e un po’ di lavoro sporco per tenere su la squadra), i goal che ci servirebbero giungerebbero dagli inserimenti e da una mediana assortita e qualitativamente molto interessante.
PER TETI E’ SEMPRE PRIMAVERA
Da Cruz segna, Montipò preserva. Una vittoria nel segno dei giovani dunque, uno dei quali persino profeta in patria, cosa difficile ovunque, davvero rara a Novara. Solo qualche settimana fa infatti, ancora aleggiava la diffidenza intorno al ragazzo nato all’ombra della cupola il 20/02/1996. Eppure se non hai un nome esotico o non giochi in una grande, qualche motivo ci sarà se ti chiamano in nazionale. Ma per il novarese medio, diffidente di natura, proprio il nome Montipò, evocava una discendenza così vicina al Novara calcio, da giustificare quasi da sola la fiducia riposta dalla società nel rampollo della casata gaudenziana. Autentiche scemenze, perchè il ragazzo il talento lo ha sempre fatto vedere e dopo le esperienze di Siena e Carpi, anche una sorprendente personalità, qualità indispensabile non solo alla sua continua crescita, ma necessariamente utili a superare i momenti difficili che ci sono stati, ed inevitabilmente ci saranno.
Alessio Da Cruz invece, sguardo e cuore da ragazzino, fa molta più tenerezza. Non spiaccica una sola parola di italiano, ma neppure in portoghese, malgrado le origine capoverdiane. Se la ride insieme a Macheda (inglese di adozione calcistica) per le zoppicanti uscite british di noi giornalisti, in attesa che prenda le prime lezioni nella lingua che fu di Dante. Ha solo 20 anni, ma ha già due figli: Alina, una bimba dolcissima avuta da poco insieme alla sua compagna e il figlio di lei che ama come fosse il suo. È legatissimo al padre, a cui ha dedicato la prima telefonata e la prima doppietta nel dopo gara di Ascoli, e adora la sua Mercedes nera in edizione limitata (molto cool). E’ stato il primo ad arrivare a Novarello, mettendosi subito a disposizione, quando tutti chiedevamo a Teti: “Ma questo chi è?” sollevando i primi dubbi, sulla fiducia apertamente manifestata del direttore e della società, quando obiettavamo che forse ci voleva qualcosa di più per il nostro attacco. Mentre si parlava di Chaja allo Sporting Lisbona per milioni, proprio Teti ci magnificava l’olandese e ci diceva di tenere d’occhio la Primavera, che guarda caso ha strapazzato per 3-0 l’Empoli (non esattamente il Roccacannuccia) nella prima giornata di campionato. Una settimana fa chiedevamo se ci potevano prendere un bomber svincolato di scorta (Bianchi), e il direttore ci spiegava che non avrebbero “chiuso” uno spazio che diventerà importante in corso d’opera per coloro che stanno crescendo all’ombra del grande Giacomo Gattuso. Dopo Faragò e Dickmann insomma, il presente si chiama Montipò, Da Cruz e Chajia, ma il futuro è già li pronto a schiudersi., grazie all’ottimo lavoro di scouting di Domenico Teti & Co, perfezionato dal lavoro garantito nella “cantera” azzurra di Novarello. Per Teti ed il Novara calcio, è sempre Primavera.
L’ASCOLI BATTIAMOLO DAVVERO
Come detto siamo ufficialmente la bestia nera dell’Ascoli, forse più per scongiurare una sconfitta, i marchigiani ieri pronosticavano con una certa sicumera i tre punti azzurri, dandoli quasi per ineluttabili. Al caffè dello stadio il barista ha sentenziato e indovinato il pronostico:”tranquilli, vincete 2-1”. Parole che guardando alla prossima sfida interna contro il Cittadella, suonano un po’ meno gratificanti di ieri, perchè i veneti sono un cliente non certo facile dal punto di vista della cabala. Non siamo ai livelli di sfiga della Ternana, ma poco ci manca. Insomma per la cabala calcistica, corriamo il rischio di essere l’Ascoli dei nostri prossimi avversari, per cui potremmo dire di aver battuto veramente i bianconeri, solo se saremmo riusciti a superare l’ostacolo Cittadella, al costo di ricorrere alla macumba.