Oncologia, nuova sala d’attesa a “misura di paziente”. Il nuovo spazio consentirà di prevedere attività di intrattenimento non solo per i malati ma anche per gli accompagnatori
La “sala d’attesa” è il primo ambiente che i pazienti incontrano ed è determinante , non solo come approccio alla struttura e alle cure, ma anche per instaurare un rapporto di fiducia; senza dimenticare che “un ambiente accogliente contribuisce ad alleviare il sentimento di disorientamento che i pazienti provano, soprattutto nel contesto di una patologia, quale quella oncologica, che presenta molti e complessi risvolti psicologici”. La nuova sala d’attesa, un locale di circa 50 metri quadrati nella struttura complessa di Oncologia diretta dalla professoressa Alessandra Gennari (nella foto con il direttore generale Mario Minola e il sindaco Alessandro Canelli), realizzata con proprie risorse dall’azienda sanitaria per un costo di circa 70mila euro, soddisfa una delle esigenze più sentite in quanto consente di accogliere i pazienti, il cui numero è progressivamente aumentato negli anni, in un ambiente più ampio rispetto alla precedente sala, più luminoso e confortevole. Parte dell’arredo è stato donato dalla professoressa Maria Grazia Buschini, in memoria del marito, professor Luca Malagutti, a lungo in cura presso la struttura di Oncologia, che si è avvalsa anche dei consigli professionali dell’architetto Andrea Bertinotti. Il nuovo spazio consentirà di prevedere e organizzare attività di intrattenimento sotto la supervisione della psiconcologa Sara Rubinelli, non solo per i pazienti ma anche per gli accompagnatori, con l’obiettivo di “gestire e ridurre l’ansia dell’attesa e la fatica emotiva che questa comporta”. “Anche una semplice sala d’attesa contribuisce a realizzare quel progetto di umanizzazione delle cure, ossia quel processo di sensibilizzazione nei confronti dell’utenza che ha l’obiettivo di rendere gli ambienti più ospitali e i rapporti con gli operatori più umani – dicono dall’Azienda – Non esiste medicina che non contempli, oltre alla parte scientifica, anche quella umana e il paziente oncologico ha sicuramente bisogno della ricerca e dell’accesso alle cure innovative, ma anche di un’adeguata accoglienza”.