Se il doppio turno casalingo consecutivo contro Empoli e Cremonese, ci poteva servire per dirimere i dubbi maturati sin qui sul campionato a due velocità offerto dagli azzurri (casa e trasferta agli antipodi), i due “brodini” per 1-1 quasi in fotocopia, hanno pienamente assolto al loro compito: per quanto visto, la squadra di Eugenio Corini può giusto ambire a mantenere la linea di galleggiamento. Difficilmente vedremo qualche cosa di meglio, con la speranza mista a preoccupazione, che la tendenza non volga al peggio.
LO ZAMPINO BRASILIANO
Contro la Cremonese, rispetto alla sfida con l’Empoli, di nuovo, c’è stato il ribaltamento dello sviluppo gara, con gli azzurri questa volta costretti ad inseguire e diciamolo subito, piuttosto inefficacemente. La sostanza è praticamente immutata; il Novara non riesce a costruire gioco, non ha quasi mai uno sviluppo armonico e l’unico tema efficace resta la ripartenza rubando palla, cosa che per altro è stata pure potenzialmente possibile nella prima parte di gara. Oppure far girare palla in orizzontale per cercare gli esterni e buttare palla nel mezzo. La Cremonese, a differenza dell’Empoli, ci ha concesso un po’ di campo in più, almeno fino a quando non è arrivato il goal del vantaggio, dopo un controllo prevalente della partita, per poi logicamente arretrare e quindi chiudersi a protezione della propria porta nei minuti finali, senza però rischiare un gran che. Come ha sintetizzato lucidamente mister Tesser: ”da una parte c’è chi ha provato e creato, dall’altra c’è chi ha sbattuto contro un muro”. Nel secondo tempo lo schema azzurro, assomiglia ad un’Ave Maria, cioè buttare su palloni come snocciolare il rosario, fino a quando le preghiere non sortiscono un insperato effetto, e Dio Eupalla decide di metterci lo zampino sotto forma di un piede brasiliano (Dos Santos) in occasione del tiro cross all’ultimo respiro del talentino Chaija Moutir.
COMINCIAMO DAL PIANO A/bis
Per la prima volta da quando ne parliamo, per 10 minuti nella ripresa, si è intravista la bozza di quel piano B su cui si potrebbe costruire un’ipotesi credibile di Novara versione casalinga. L’uscita di un Di Mariano scarico con l’ingresso di Sciaudone, ed il conseguente spostamento di Moscati sull’esterno, quando il numero 9 si spostava svariando un po’ dietro Da Cruz e Maniero, ha consentito di vedere quella sorta di 3-4-1-2 che sembrerebbe dare quel minimo di imprevedibilità al canonico giro palla a cercare ampiezza, che il Novara assume quando è costretto a fare gioco propositivo, soprattutto se in svantaggio. Ipotizzando di cambiare l’interprete chiave, magari con questo Chajia molto più vivo ed efficacie di Sciaudone nel ruolo di trequartista, per trovare soluzioni palla a terra anche per vie centrali, che consentano gli inserimenti da dietro fronte alla porta. Per ora sembrano esperimenti casuali, spinti dalla necessità di recuperare il risultato, il finale all’arma bianca tutti avanti, ne è la prova. Più che uno strutturato piano B, alternativo al contropiede che ha fatto la fortuna in trasferta, o la sofferta prevedibilità in versione Piola, parliamo ancora e solo di un abbozzato piano A/bis.
SUL FILO DEL RASOSIO DI ZEMAN
Nella stagione 2016-2017 dopo 18 partite giocate, il Novara di mister Boscaglia totalizzò 22 punti, con 20 reti fatte e 20 subite (differenza reti 0). Mister Corini di punti ne ha messi insieme 23, con 22 reti realizzate e 21 incassate (+1) la clamorosa differenza sta nell’inspiegabile andamento all’opposto rapportando le partite casalinghe da quelle fuori. Boscaglia mise insieme al Piola ben 17 punti (5V 2N 2P), mentre fuori casa arrivarono solamente 5 punti (1V 2N 6P). Per Eugenio Corini viale Kennedy è divenuto teatro di facili scorribande forestiere, con gli azzurri che hanno raccolto solo 8 punti (2V 2N 5P); mentre l’andamento in trasferta al contrario, è addirittura stupefacente, con ben 15 punti conquistati (4V 3N 2P). Un ribaltamento di valori che non trova semplici spiegazioni, come non ci spiegammo lo scorso anno, l’evoluzione di Boscaglia, che alla fine aggiustò la media fuori casa, ma abbassò pure quella casalinga, appiattendosi su un andamento più regolare, che non portò ai play-off, per l’ingiustificato ed ingiustificabile rallentamento dell’ultimo mese. Quello che è accaduto l’anno scorso non avrà acceso l’entusiasmo della piazza, ma quanto meno ha permesso la navigazione in acque tranquille. In questa prima parte di stagione la distanza dalla bagarre salvezza si è mantenuta a distanza di sicurezza appena sufficiente, una classifica che in queste ultime tre giornate potrebbe anche migliorare, ma pure diventare decisamente più complicata, con quattro squadre appena sotto che separano il Novara dai play out, ma con soli 2 punti di vantaggio dal Pescara, che ricopre il quintultimo posto e domenica aspetterà gli azzurri all’Adriatico, con uno Zeman da ultima spiaggia pronto a vendere cara la pelle per portare a termine il sorpasso. Insomma, siamo sul filo del rasoio, e la trasferta di Pescara può segnare il confine fra l’attuale grigia routine e un finale di girone d’andata decisamente più preoccupante. Se questo almeno svegliasse l’apatia generale, l’apparente immobilismo societario e servisse a ricompattare l’ambiente, verrebbe quasi voglia di non sperare una nuova impresa dei corsari azzurri.
QUALCOSA DA CUI PARTIRE
Sui difetti degli azzurri, abbiamo già detto e scritto ampiamente, immaginando e sperando che da qualche parte si comincino a trovare i giusti correttivi, da completare certamente con un mercato assennato, senza però gettare via insieme all’acqua sporca, quel qualcosa di buono che pure esiste.
Dando per assodata la specifica propensione alla ripartenza, per altro ben sfruttata in trasferta, vanno sottolineate alcune qualità che varrebbe la pena non disperdere. La squadra di Corini, seppur in difficoltà, non è mai sbracata, restando sempre e comunque dentro le partite, con una capacità di sofferenza che va denotata. Non ricordiamo nessuna formazione, grande o presunta tale, che abbia realmente dominato gli azzurri ed anche contro la Cremonese, complici le parate di Montipò, i padroni di casa sono rimasti compatti e concentrati, con l’umiltà di chi non prova a strafare, regalandosi così la possibilità di sfruttare l’episodio fortunato del finale. Una squadra che difficilmente si espone troppo anche quando va sotto, che sa dosare le energie, che resta piuttosto lucida anche nelle difficoltà. Soprattutto nella fase difensiva, mantenere una discreta assennatezza tattica, evitando pericolosi sfilacciamenti. Queste le cose positive che vanno evidenziate, in un contesto davvero difficile da inquadrare, per l’equilibrio di un campionato nel quale tutto può succedere e dove chi interviene per cambiare (e il Novara lo dovrà fare necessariamente), lo dovrà fare ben sapendo cosa varrebbe la pena di valorizzare.
SESSANTA PARTITE TONDE TONDE
L’ultimo rigore fischiato a favore degli azzurri è datato 17 Aprile 2017 giorno di Pasquetta, non a caso Gesù era appena risorto: Frosinone-Novara 1-3. Ultimo rigore ricevuto in casa il 03-12-2016, con ospite il Vicenza, entrambe le massime punizioni trasformate da Galibinov. Poi il vuoto, niente, nothing, nada, nisba, il nulla. Al Piola è passato un anno solare, con soli due fischi a favore, nessuno in questa stagione, a dispetto di cose come quella vista sabato nei confronti di Maniero. Su una pagina facebook amministrata da arbitri professionisti, hanno visionato le immagini dell’ultimo misfatto, e la spinta su Riccardino ha determinato un unanime commento: calcio di rigore solare. Semmai il dibattito verte sul provvedimento disciplinare eventualmente comminabile al difendente.
Niente alibi, nessuna scusa, nessuna voglia di usare i torti arbitrali come distrazione, solo l’eloquenza di numeri che cominciano ad assumere notevole interesse statistico. Con il mancato, netto e chiaro rigore negato a Maniero, il Novara sabato ha celebrato la SESSANTESIMA partita, raccogliendo solo due tiri dagli 11 metri a proprio vantaggio.