E’ stato confermato questa mattina l’arresto di Nicola Sansarella, 40 anni, l’uomo che ha confessato di aver ucciso, lo scorso lunedì durante una discussione per futili motivi, Andrea Gennari, 44 anni, il cui corpo è stato ritrovato giorni dopo semisepolto in un boschetto nel quartiere di Santa Rita.
Sansarella, già noto alle forze dell’ordine per le sue intemperanze dentro e fuori gli stadi (è fra l’altro un ultras del Novara Calcio, già colpito da alcuni Daspo), rimarrà dunque in carcere, in attesa di essere ulteriormente interrogato dagli inquirenti, che vogliono meglio approfondire le dinamiche dell’accaduto.
Lunedì verrà invece eseguita l’autopsia sul corpo della vittima, che dovrà stabilire le modalità e l’ora del decesso di Gennari.
Secondo quanto ammesso da Sansarella e dalle evidenze dei primi accertamenti pare che i due, legati da una profonda amicizia, avessero assistito alla partita del Novara in un bar, proprio perché l’omicida, colpito da un preavviso di Daspo, non avrebbe potuto entrare allo stadio. Prima la partita, il tifo, la vittoria del Novara poi qualche bicchiere in più, fino alla fine della serata. Usciti dal bar, la discussione si fa violenta. Sansarella la motiverebbe con il fatto che “Andrea era troppo ubriaco. Non poteva mettersi alla guida. Gli ho consigliato di dormire nella baracca di Guerrini, per quella notte”. Ma Gennari si sarebbe rifiutato. Da lì, la lite, il pestaggio e la morte che pare sia sopravvenuta non immediatamente ma a distanza di alcune ore. Quella di Andrea, infatti, sarebbe stata una lunga agonia resa ancor più terribile dal clima gelido della stagione. Solo dopo la morte dell’amico, Sansarella, con l’aiuto del complice, avrebbe cercato di occultarne il cadavere, seppellendolo alla meglio sotto una coltre di terriccio e foglie, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione.
Indubbiamente un maldestro tentativo di farla franca, tanto è vero che, dopo la denuncia della madre di Gennari, preoccupata per la prolungata assenza del figlio, gli inquirenti sono subito arrivati a lui: tifoso con Andrea del Novara Calcio, suo datore di lavoro ed amico da molto tempo.
“Non volevo ucciderlo, lui era mio amico”, avrebbe detto Sansarella ai carabinieri.
Mentre le indagini proseguono continua il pellegrinaggio degli amici che portano fiori nel luogo del ritrovamento del corpo del povero Andrea. Un luogo che, se fino a qualche giorno fa, era soltanto uno spazio boschivo dove molti amanti dei cani facevano lunghe passeggiate con i loro amici a quattro zampe, ora rimarrà il luogo dove è stata barbaramente uccisa una persona, peraltro molto conosciuta nel quartiere Santa Rita che Andrea frequentava assiduamente con Nicola.
Una storia, la sua, finita in una tragedia inspiegabile, visto l’affetto che provava per Nicola, tanto da farsi tatuare sul corpo i nomi dei figli di quest’ultimo. “Gli avresti dato la vita e lui se l’è presa”: il terribile commento di un’amica sui social.
Nessun commento ufficiale, fino ad ora, sull’accaduto, nell’ambiente calcistico, fatto salvo per qualche polemica, spiacevolmente eccessiva, alimentata da alcuni tifosi che non hanno gradito l’accostamento del nome di Sansarella al tifo azzurro. Non è un mistero la fede azzurra di Sansarella, ma un dato di fatto, così come, del resto, non sono un mistero i suoi trascorsi e i suoi precedenti. Meglio sarebbe stato, prima di attaccare la categoria dei giornalisti, rispettare e ricordare la vittima con il silenzio che la morte di una persona implica.