Chissà perchè a Natale, si dice, sono tutti più buoni. Forse perchè è così. Quindi è il momento giustio per raccontarvi, in mezzo a questa intensa atmosfera di bontà, di luci, di leggerezza dei pensieri, una storia di speranza. Una storia vera, fatta di coraggio, impegno e tanti tanti sacrifici, alla fine interamente ripagati.
E’ la storia di Federico, un giovane novarese di 24 anni. Oggi è uno studente di Medicina, non a caso.
Federico, a fine 2008, si ammala di cancro. Lui, giocatore di basket, con il sogno di Michael Jordan in testa, ad un certo punto ha capito che qualcosa, nelle sue gambe, non andava. Un po’ di stanchezza, forse, troppi allenamenti, troppi sforzi. All’inizio, Federico non ci fa caso più di tanto a quella sensazione che molto somigliava a piccole scosse elettriche. Qualche settimana, e poi il dolore inizia ad intensificarsi. Se dapprima congedano il giovane dall’ospedale con un ematoma da curare con il ghiaccio, dalla risonanza magnetica, la situazione appare più grave. E qui inizia la storia di Federico. Ricoverato al Regina Margherita, quella, per lui, diventa per molto tempo la sua seconda casa. Una casa dove conosce gli amici più cari, quelli che, come lui, affrontano giorno dopo giorno, la battaglia più difficile della loro vita, quella contro il cancro o la leucemia. Amici veri, amici che condividono intere giornate di dolore ma anche di legami che, con il passare dei giorni, si fanno sempre più forti. Perchè tra loro c’è una connivenza speciale, una complicità dettata dalla comunanza di un male da combattere e da sconfiggere (parola d’ordine).
Federico non si perde d’animo: la sua battaglia la combatte con una forza e un coraggio invidiabili per un giovane di quell’età (lui, che all’epoca aveva soltanto 17 anni). Un ragazzino, insieme a tanti altri, che lì, al quinto piano dell’ospedale torinese Regina Margherita ha trovato, ogni mattina, la forza per andare avanti e per vincere.
Dopo due anni, il cancro sparisce e lui, Federico, torna alla sua vita, ma quell’esperienza non la dimentica. Anzi, ne fa tesoro e con lui altri giovani che hanno combattuto la stessa terribile guerra. Una quindicina di ragazzi che hanno vissuto e vinto il cancro si uniscono. Inizialmente, un po’ per solidarietà, poi con la convinzione di chi sa che, nella vita, le sfide più difficili vanno affrontate con tutta la forza che si ha dentro. Nasce un’associazione: CVP che significa Con Volontà Puoi. Questo è il motto dei ragazzi del quinto piano del Regina Margherita che, usciti da quel reparto, ci rientrano ogni settimana, per portare un sorriso ai piccoli pazienti che stanno vivendo, come loro, questo difficile momento.
Portano regali e doni a Natale, ad Halloween e in altre occasioni, e portano se stessi, i loro occhi che parlano da soli di speranza e di coraggio dinanzi ai bimbi e ai giovani ricoverati. Ma non si sono fermati qui, i ragazzi del quinto piano: hanno anche deciso di raccontarsi in un libro edito da Pintore (“Noi del quinto piano“) e in vendita anche in tutte le librerie di Novara. Un libro in cui Federico, Valentina, Cristian, Davide, Isabela e altri dieci “autori” raccontano la loro esperienza, chi direttamente perchè quel male l’ha vissuto e sconfitto, chi indirettamente, perchè l’ha conosciuto tramite parenti od amici. Tutti con un obiettivo: dare speranza a chi si ammala di cancro, dare forza per combattere quotidianamente e con la massima potenza quel male che non è più incurabile come anni fa. Le speranze di vita sono più che raddoppiate anche solo rispetto a dieci anni fa.
E nel racconto di Federico, le parole finali significano tanto: “In fin dei conti, combattere il cancro è molto simile a una scalata, a una montagna molto ripida. Per arrivare in vetta occorrono forza di volontà, fortuna e un buon equipaggiamento. Ma, una volta in cima, la vista da lassù è splendida“.
Federico ce l’ha fatta. Oggi studia Medicina: la specializzazione? Probabilmente Oncologia Pediatrica. “Perchè – conclude – a volte anche dalle esperienze più difficili si può ricavare qualcosa di buono”. Il suo futuro, innanzitutto, da medico. E l’impegno in associazione. Cose non da poco, cose di valore, cose che fanno riflettere!
Buon Natale, allora, a tutti questi ragazzi che incarnano, giorno dopo giorno, lo spirito giusto di questa festa!