Loredana è una bella donna, sulla quarantina, una figlia di nove anni. Ha tanti amici a Novara, una casa, genitori ancora attenti e presenti nella sua vita.
Ha un solo incubo: il mese di febbraio 2016.
Perché proprio in quel mese, il 2 febbraio per la precisione, nella sua casa arriverà l’ufficiale giudiziario, mandato dal tribunale, per lo sfratto. Provvedimento definitivo, senza alcun possibilità di appello.
Non è un caso di malagiustizia o di cattiva amministrazione, uno di quei fatti anomali che indignano e per i quali è possibile attivare una qualche forma di contrasto. Semmai, nella sua linearità, è una vicenda ancora peggiore… E’ un caso, purtroppo, sempre più comune!
“Non posso dare torto al padrone di casa – dice Loredana – capisco! Io non riesco da più di un anno a pagare l’affitto, quindi lui ha fatto le sue azioni e questa è la conclusione. Non ho un lavoro fisso e da quando mi sono separata la vita è cambiata radicalmente. Mio marito aveva un ottimo posto ed io lavoravo come cameriera, come commessa, sempre con contratti a tempo determinato. Ma infine andava bene così, perché avevamo le risorse per vivere, per pagare l’affitto, le bollette, la scuola alla bambina. Una vita normale insomma…”.
Poi all’improvviso la separazione dal marito, di quelle dolorose e che lasciano il segno.
“La mia vita normale ha cominciato così una lenta inesorabile discesa… Improvvisamente non c’erano i soldi per la scuola, per l’assicurazione, per le bollette… Due anni d’inferno. Più giù di così dove posso arrivare? Ho provato a fare di tutto, ma non ho mai trovato un lavoro stabile che potesse garantire a me ed alla mia bambina la serenità. Alla mia età è una cosa impossibile: ho trovato occupazioni saltuarie, stagionali…”.
Eppure Loredana ha molti amici e le piace lavorare. Ma ovviamente non tutti sanno, perché lei non è certo il tipo che squaderna davanti a tutti i suoi problemi.
Quindi sorriso sempre stampato in faccia e via “Lo faccio anche per mia figlia. Ha già subito troppo per questa situazione, non voglio che cresca in lei questa sensazione di insicurezza, voglio tenerla fuori da tutto questo”.
Non è un caso isolato, il suo, è vero… Persone che hanno sempre goduto di un livello di benessere più o meno stabile che improvvisamente, per un qualche accidenti della vita (il venir meno del lavoro in età non più giovane, una separazione, un problema di salute o altro), perdono tutto. Sono senza “rete” perché magari non hanno altre rendite o capitali su cui contare, sono fuori dai canonici circuiti dell’assistenza sociale (spesso alcune opportunità nemmeno sanno esistano, perché non ne hanno mai avuto bisogno…) o magari vivono negativamente il fatto di dover confessare ad amici e conoscenti le proprie necessità.
Loredana insomma è vittima, come purtroppo molti altri, di un fenomeno sociale ormai comune di questi tempi, la cosiddetta “nuova povertà”.
Quella che viene rilevata dalla statistiche ma che nella quotidianità di ogni giorno assume le dimensioni di un dramma che coinvolge tutti i protagonisti. Da qui il tentativo di tener fuori la famiglia e soprattutto i figli da questi guai, di preservarli da pensieri e preoccupazioni… Ma mica è facile!
“Allora mi sono decisa – dice – ho fatto quello che non avrei mai pensato di fare: sono andata in Comune ai servizi sociali ed ho chiesto aiuto. Anche perché fra gli alimenti del mio ex marito e poco altro io un affitto, purchè basso, potrei anche pagarlo. Non certo quello di oggi, sopra le seicento euro al mese. Certo che un privato una casa non me la da senza garanzie, ma il Comune…”…
Invece niente “Lista d’attesa è lunghissima, nessuna possibilità nell’immediato. Mi hanno proposto un percorso… Forse una situazione d’emergenza. Tipo cosa? Chiedo io? E già mi vedo in un dormitorio, in una casa d’accoglienza, al campo Tav. Per me posso anche immaginare… Ma mia figlia? No, no, dico io, ho bisogno di una casa e ne ho bisogno subito! Entro febbraio. Invece niente, mi hanno fissato un altro colloquio per vedere cosa fare. Ci andrò ma nutro davvero poche speranze”.
“Quando mia figlia mi chiede cosa succederà il 2 febbraio il cuore mi salta in gola. Le dico di star tranquilla e che la mamma penserà a tutto! I miei genitori possono ospitarla per un po’, lei sta bene con loro. E’ il futuro che non riesco a vedere. Per questo mi sono decisa ad “uscire allo scoperto”, a questo punto sono disposta a tutto e così ho fatto! Chissenefrega di quello che penseranno gli altri: qui ci sono in gioco cose molto più importanti, ovvero il futuro di mia figlia e sì, anche il mio. Così sono arrivata al vostro giornale. Non chiedo sconti o beneficienza. Chiedo di poter lavorare, così da assicurare alla mia bimba una casa dignitosa, un po’ di serenità. Ne ho diritto e so di averne più di molti altri. Chi mi può dare una mano?”.
Loredana il primo passo l’ha fatto, ha chiesto aiuto. Adesso perché non ci proviamo tutti noi, che siamo tantissimi, a cercare d’aiutarla? (In redazione abbiamo i suoi recapiti!).
Ovviamente non possiamo prometterle nulla, è chiaro, possiamo solo raccontare la sua storia. Possiamo solo sperare che qualcuno, leggendo, provi a darle una mano per il lavoro o per la casa. Ma nessuna certezza…
“Lo so! – dice Loredana – Ma non voglio cedere alla disperazione, non voglio fare cose che magari mi sentirei anche di fare, tipo inscenare qualche protesta eclatante! Sono così stanca che a volte ne avrei la tentazione. Ma mi dico no! Credo, voglio ancora credere ci siano altre strade. Insomma qualche volta nella vita, come dico sempre a mia figlia, succedono anche le cose belle, o no?”.
E fa un sorriso grande così…