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Novara

Giro di vite sugli “Home restaurant”: la Fipe annuncia segnalazioni e denunce

E’ un “lavoro” che si sta diffondendo: li chiamano “home restaurant”. Ma ospitare persone a casa propria per pranzi, cene o aperitivi dietro pagamento di un corrispettivo specifico è una vera e propria azione imprenditoriale, che giustamente deve rispettare una severa regolamentazione come qualsiasi altro ristorante.
Lo ha ricordato Fipe, nell’audizione che si è tenuta di recente alla Camera dei Deputati, chiedendo “urgenti provvedimenti contro attività che mettono a rischio la sicurezza dei consumatori e operano senza sottostare ad alcuna regola fiscale e contributiva, senza controlli sulla sicurezza dei locali, sulla provenienza, sulla conservazione e sull’igiene degli alimenti”.

“Fipe già da anni ha segnalato le forti perplessità che le attività di home restaurant stanno generando nel settore della somministrazione di alimenti e bevande – dicono Sergio Zuin e Massimo Sartoretti, presidenti Fipe rispettivamente delle province di Novara e del Verbano Cusio Ossola – La crescente diffusione degli home restaurant anche nel nostro territorio, in seguito alla crisi e attraverso il contributo di canali on line e social network, se non contrastata immediatamente, rischia di costituire un canale parallelo di offerta organizzato, ma non controllato da tanti punti di vista. Questa attività, così come esercitata oggi, è al di fuori di ogni regola e quindi deve essere contrastata con decisione”.

Fipe chiede di incrementare l’impegno normativo avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico sulla necessità che gli home restaurant siano considerate attività imprenditoriali a pieno titolo.

In particolare, “mancando controlli preventivi e di idoneità, l’home restaurant è da considerarsi un luogo a rischio per il cliente, che paga un corrispettivo anche cospicuo per fruire di un servizio privo di qualsiasi garanzia”.

La Federazione ricorda anche che, in base ai dati dell’Istituto Superiore di Sanità, “la maggior parte delle tossinfezioni alimentari denunciate in Italia deriva dall’ambito domestico, con picchi del 70% in riferimento a preparazioni di conserve casalinghe. A questo si aggiunge inoltre la mancanza di una regolamentazione specifica sulla somministrazione e il consumo di bevande alcoliche e il divieto di fumo”. Dati confermati a più riprese da controlli dei NAS che hanno portato a pesanti sanzioni per home restaurant, in particolare in Piemonte e in Abruzzo.

“Anche nelle nostre province saremo inflessibili contro gli home restaurant – dichiarano Zuin e Sartoretti – Stiamo infatti realizzando un’accurata ricerca per individuare, attraverso il web, tali attività, scrivendo poi ai Sindaci per chiedere interventi e, in caso di mancati controlli, non esiteremo a rivolgerci ai NAS. Finché non ci sarà una legge specifica per gli home restaurant, somministrare alimenti e bevande deve essere soggetto alla stessa identica normativa. Con un concorrente regolare si compete alla pari, con uno abusivo purtroppo no”.