Riceviamo e pubblichiamo:
“Egregio Direttore,
ho ascoltato con emozione il 16.01 u.s. all’ auditorium BPN a Novara la testimonianza di Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby, scomparso il 20.12. 2006 in seguito ad una malattia incurabile. Piergiorgio Welby, come molti ricordano, condusse fino alla fine della sua vita con eroica determinazione, tramite l’ Associazione” Luca Coscioni”, un battaglia drammatica contro l’ accanimento terapeutico a cui sono soggetti i malati terminali in Italia. Mina Welby da allora continua questa battaglia in nome dei diritti del malato, supportati dalla Costituzione Italiana, nell’ art. 13 (“La libertà personale è inviolabile”) e nell’ art. 32 (“La Repubblica tutela la salute”).
Qual è il punto su questo tema grave e delicatissimo in Italia e in Europa? E’ presto detto: questo tema in Italia è tabù, l’Italia in Europa è l’ultima della fila. Mina Welby, che si dichiara cattolica praticante, ha affermato: “Prima ci si inchinava con rispetto al fato, oggi ci inchiniamo agli dei in camice bianco……il paternalismo medico è spesso
in contrasto con i diritti dei cittadini”. Dopo la scomparsa di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro, abbiamo assistito alla recentissima drammatica vicenda di Dominique Velati, obbligata ad emigrare all’ estero per poter morire dignitosamente.
E’ chiaramente in discussione un diritto fondamentale, il diritto del cittadino di decidere su se stesso. Il mancato riconoscimento di questo diritto fondamentale porta a gravissime discriminazioni, tra chi può emigrare in altri paesi per chiudere con dignità la propria esistenza, e chi non ha i mezzi materiali per farlo.
Oggi l’ Associazione “Luca Coscioni” propone a tutti i cittadini italiani di sottoscrivere il proprio testamento biologico al più presto, quando ognuno di noi è ancora in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, in modo da evitare di essere più tardi sottoposto a pratiche mediche invasive, inutili e lesive della propria dignità di individuo.
Ci auguriamo che il tema del fine vita emerga con forza nel pubblico dibattito e finalmente raggiunga una definizione accettabile nel Parlamento italiano. Intanto ringraziamo l’ Associazione ” Tutela dei diritti del malato” per avere portato Mina Welby a parlare ai cittadini novaresi”.
Fabio Tomei