La creatività viene utilizzata per capire se stessi, per riflettere sui propri gesti e sulle proprie azioni: è ciò che succede nella mostra “Il colore liberato” allestita all’Asl di viale Roma a seguito di un progetto condotto l’estate scorsa a Trecate e rivolto a un gruppo di utenti dell’Ambulatorio per il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) del Dipartimento “Patologia delle Dipendenze”.
Le attività del laboratorio – progettato dall’Accademia di Belle Arti di Brera in collaborazione con il Direttore del Dipartimento e con gli operatori dell’Asl che si occupano di gioco d’azzardo patologico – sono state attuate da una laureanda nel corso di II livello in Teoria e Pratica della Terapeutica Artistica dell’Accademia, Elisa Rodolfi, sotto la supervisione della Referente dell’ambulatorio GAP, Caterina Raimondi, e hanno coinvolto una decina di giocatori dediti al comportamento compulsivo patologico legato all’acquisto di biglietti di lotterie istantanee.
Il tema del graffito, colto nelle sue diverse declinazioni tecniche e con l’atto di rimuovere, incidere la superficie si allaccia al gesto che solitamente richiama il comportamento compulsivo patologico utilizzato da molti giocatori che acquistano numerosissimi biglietti di lotterie istantanee.
L’atto di rimuovere freneticamente la patina argentea del biglietto è accompagnato da una forte scarica adrenalinica dovuta alla frenesia di trovarvi sotto un “tesoro”.
Questi pochi attimi vengono ripetuti nell’arco di una giornata parecchie volte, il tempo si annulla così come il senso di realtà. Il laboratorio con le sue attività artistiche ha permesso ad ogni singolo partecipante di far risaltare il “tesoro” (in tal senso il gesto di graffiare, grattare, incidere la superficie oltre ad acquistare un carattere creativo e artistico acquisisce, nel nostro caso, un valore terapeutico).
Arteterapia come possibilità di attivare risorse che la persona possiede: la capacità di elaborare il proprio vissuto, dandogli una forma, e di trasmetterlo creativamente agli altri.
Si tratta di un processo maieutico nel quale si “fa venire alla luce”, si fa emergere la consapevolezza ed una maggior conoscenza di sé mediante la pratica espressiva, l’osservazione ed il confronto. Questo è di forte impatto nella dipendenza da gioco dove la compulsione, l’isolamento, il gesto distruttivo e “non creativo” travolge subdolamente l’individuo.
“Gli obiettivi terapeutici e artistici sono stati incentrati sulla ricerca del sé attraverso i vari linguaggi artistici – afferma Elisa Rodolfi – i diversi tipi di materiale utilizzati e sulla sostenibilità e coesione di gruppo finalizzate alla creazione di un’opera conclusiva, espressione del dialogo tra i partecipanti e sulla rivelazione delle capacità del singolo; creazione condivisa, e apertura al mondo esterno, come testimonianza”.
La mostra prosegue fino al 3 marzo presso la sede legale dell’Asl Novara in viale Roma 7 a Novara (Palazzina A, ingresso A2, piano terra) negli orari di apertura della struttura, da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 18.30.