Noureddine Chouchane, tunisino, leader dell’Isis a Sabratha in Libia, fino al 2011 lavorava come muratore in un cantiere edile di Novara. Si è licenziato nel maggio dello stesso anno. L’anno successivo, si sono perse le sue tracce. E’ quanto ricostruiscono alcuni giornali nazionali che vedono in Chouchane un “personaggio di primissimo piano di cui si sono scoperti inquietanti trascorsi italiani” sui quali stanno indagando varie procure.
Chouchane è ritenuto responsabile, insieme ad altre 40 persone, della strage al Museo del Bardo, a Tunisi, dove morirono 24 turisti, tra cui anche un novarese, Francesco Caldara – incredibile la coincidenza in chiave locale di questa vicenda: novarese la vittima, residente per un periodo a Novara il presunto ideatore dell’operazione terroristica – e del massacro sulla spiaggia di Sousse, dove persero la vita 38 turisti a colpi di kalashnikov.
In ultimo, Chouchane risulta una delle vittime del blitz degli F-35 americani a Sabratha, 80 chilometri ad Ovest di Tripoli, dove aveva assunto il ruolo di capo operativo dello Stato islamico. Proprio a Sabraha sono stati tenuti in ostaggio per 8 mesi i tecnici della Bonatti, azienda di costruzioni italiana, due dei quali hanno perso la vita in uno scontro a fuoco ancora tutto da chiarire un paio di giorni fa. Gli altri due sono fuggiti ai loro rapitori e appena rientrati in Italia.
La ricostruzione della “scalata” di Chouchane è stata possibile grazie al ritrovamento di alcuni passaporti sequestrati dopo il raid americano, lo scorso 19 febbraio. Passaporti entrambi rilasciati in Italia e ritrovati non lontano dalla zona dove erano stati rapiti i quattro italiani. Dagli stessi documenti risulterebbe che il leader dell’Isis a Sabratha sia rimasto in Italia con regolare permesso di soggiorno per cinque anni. Nel maggio 2011, Chouchane ha lasciato l’impresa edile per cui lavorava tra Novara e Gallarate, di lui si sono perse le tracce nel 2012, ma non è escluso che abbia più volte lasciato la Tunisia per poi sparire nel nulla.