Floreana è una bella donna, elegante, con uno sguardo dritto ed aperto e dall’età indefinita. Nel senso che il tempo per lei sembra essersi fermato e quindi chiederle quanti anni ha (a parte che con una signora non lo si fa mai) è superfluo. La diresti “solare” e quindi mai e poi mai, penseresti che proprio lei, non molto tempo fa, ha ingaggiato una battaglia durissima, vincendola, contro il “male oscuro“.
“La depressione è una malattia – dice – ma non è come una febbre. I sintomi non si avvertono e nemmeno tu crederesti mai di esserne rimasta vittima. Questo è il problema principale per una depressa… La consapevolezza!”.
Floreana ha un lavoro, una famiglia, figli, una vita intensa, intensissima… Tanti impegni che la portano fuori casa, ritmi tirati, orari impossibili…
Ma è la vita di molti e come molti Floreana l’affronta, giorno dopo giorno, con l’occhio sempre fisso all’orologio, la corsa frenetica per riuscire a fare tutto, essere sempre e comunque dove serve, ad occuparsi di tutti…
Finchè…
Finchè ad un certo punto – non sempre, ma alle volte accade – qualcosa si spezza, dentro.
E tutto quello che era non è più “C’è sempre una causa scatenante. Alle volte evidente, alle volte meno. Anch’io l’avevo e così, semplicemente… Ho cominciato a piangere…”.
Ore ed ore, chiusa in camera, rintanata in un apparente guscio protettivo, a versare lacrime, come se quelle stesse lacrime potessero servire a svuotare l’anima ed i pensieri “Facevo la vita di sempre – dice Floreana – nessuno si accorgeva di nulla. Solo che, alla prima occasione fuggivo e mi chiudevo in casa a piangere. Qualche volta mi accadeva anche sul lavoro ed allora inventavo le scuse più banali… Non c’è voluto molto, però, perché mio marito e le mie figlie se ne accorgessero e mi costringessero a fare qualcosa”.
“Quando mio marito mi costrinse ad andare da un medico lo odiai. Non potevo credere di essere malata”: per una donna impegnata ed attiva ammettere di soffrire del “male oscuro” è davvero un’impresa, o forse peggio: un’onta.
“Detestavo i medici, “quei” medici poi… Non parliamone! Ero certa non servissero a nulla! E così, al primo incontro con uno di loro mi ribellai. Ma la mia situazione peggiorava e mi convinsi ad andare da un altro specialista. Questa volta ne fui colpita, perché non pretendeva di avere risposte a tutto ma, semplicemente, mi ascoltava… Quelle sedute erano utili, ma non miglioravo, anzi… Smisi di lavorare, ero terrorizzata all’idea di uscire di casa. Avevo solo un desiderio, terribile: che il mio cuore, semplicemente, smettesse di battere. Fu così che, alla fine, decisi di ricoverarmi”.
Non in un ospedale comune, ma in una clinica specializzata “Dove si pretende di curare chi non ha più voglia di vivere. Sembra un paradosso, ma è così!”.
E’ fra quelle mura di una stanza d’ospedale, con compagni di viaggio che soffrono dello stesso male, che Floreana comincia a scrivere. “Non avevo nulla, perché in quei posti non ti lasciano tenere nulla per timore che tu possa farti male… e dunque scrivevo con il telefonino”.
C’è chi scrive per raccontare una storia, chi per denunciare, chi per soddisfare il proprio ego… Floreana scriveva per vivere “Mi sembrava che mettere così, nero su bianco, tutto quello che mi passava per la testa mi aiutasse, mi dava un motivo per andare avanti, per alzarmi la mattina e provare ad affrontare una nuova giornata e così è stato…”. Ma la battaglia è stata dura. Piena di ostacoli, dubbi, passi indietro e poi in avanti ancora “Ho avuto intorno persone che mi hanno aiutata ed amata molto: la mia famiglia, gli amici, i medici e quelli che vivevano la stessa mia esperienza e che non dimenticherò mai”.
“Alla fine, uscita dalla clinica e con una montagna di appunti mi son chiesta che cosa avrei potuto fare di tutto quel materiale e soprattutto a chi mai sarebbe interessata la mia storia”… Invece…
Il primo libro di Floreana Checchia è “Diario di una malata depressa”.
“Ci sono molti testi scientifici ed impegnati sulla depressione. Io volevo semplicemente raccontare il mio punto di vista, senza alcuna pretesa di insegnare nulla a nessuno, ma con la volontà di condividere un’esperienza forte, che certamente ha segnato la mia vita e quella di chi mi è stato intorno”. A questo è seguito “Viaggio verso casa”, ovvero il racconto di un viaggio reale ma insieme metaforico del ritorno al sé.
“Io ho sempre desiderato scrivere, ma non avevo mai avuto il coraggio o forse l’opportunità di farlo. Quando ho presentato i miei libri al pubblico ed ho visto tutta quella gente che era venuta per ascoltare ho capito che il male oscuro è molto più diffuso di quanto non credessi e che forse anche uno dei miei piccoli libri avrebbe potuto essere utile a qualcosa o qualcuno”.
Oggi Floreana è guarita dalla depressione. Lavora, è impegnata con le figlie ed ha tanti interessi “Sono diventata vegetariana ed animalista. Ho cinque cani e mi occupo di tante cose. Mi curo di me, più di quanto non accadesse in passato e questo credo sia positivo. Ho vinto battaglie terribili contro il male oscuro, anche se so che è sempre in agguato. Ma credo di avere trovato risposte alle tante domande che mi sono fatta in questi anni. Ho tanti progetti e sto scrivendo un altro libro, anche se la trama è molto differente dai precedenti. Sono diventata più sensibile e mi accorgo di vedere cose che prima non vedevo, forse perché oggi guardo tutto con occhi diversi…”.