“Quando s’incontra l’inciviltà e la maleducazione c’è poco da divertirsi. Prima di coltivare ambizioni, bisogna esserne all’altezza”: parole dure pronunciate sui social, in risposta ad un tifoso, da Andrea Abodi, presidente della Lega di Serie B in riferimento a quanto avvenuto in occasione della partita contro il Bari al Piola. Il ritorno a Novara di Abodi, che era presente, era stato accolto con fischi e applausi ironici, dopo la sua battaglia di due estati fa contro il ripescaggio in B della società gaudenziana. Abodi, oggi, scrive una lettera aperta alla città:
“Ho sentito il dovere di scriverVi perché gli equivoci che si stanno consolidando sono gravi e grande è il rischio che diventino poco recuperabili e io non ho voglia di fare l’errore di due anni fa, quando ho lasciato che a Novara i fatti relativi al “famoso” ripescaggio li raccontassero solo gli altri, con evidenti conseguenze. Vi scrivo perché Novara è una delle “nostre” città, ricca di storia, di valori, di operosità e di eccellenze. Scrivo a Voi anche perché il Novara Calcio è uno dei 22 “figli” della famiglia della B, con un presidente, Massimo De Salvo, che stimo come persona, presidente di Club e Imprenditore, che è anche stato decisivo per la mia elezione a presidente di Lega e questo non lo dimenticherò mai. Detto tutto ciò, per me sarebbe stato insopportabile accettare che qualcuno mi attribuisse sentimenti che non provo nei confronti di una comunità e una società”.
“Ho sempre ritenuto giusto, in questi anni di presidenza di Lega, ascoltare la voce dei tifosi e aprire un confronto che ci aiutasse a migliorare, senza mai sottrarmi, neanche nei momenti difficili. Non per protagonismo, ma per senso di responsabilità (…)”.
A Novara due anni fa ci siamo trovati su piani diversi: la società legittimamente a tutela dei suoi interessi e la Lega a tutela di quelli associativi. È andata com’è andata e resta solo il rammarico di non essere stati capaci, a partire dal sottoscritto, a spiegare all’opinione pubblica cosa sia effettivamente successo, in modo chiaro, semplice, trasparente e terzo. Permettetemi però di dire che solo pensare ad atteggiamenti “punitivi” da parte mia è agli antipodi della realtà se si conoscessero le norme, che non consentono scelte di questa natura e la mia persona, incapace di comportamenti di questa bassa natura.
Avevo concordato con il presidente De Salvo di tornare a Novara per il derby piemontese, ma un piccolo problema di famiglia mi ha costretto a rimandare a sabato scorso, commettendo però l’errore formale e sostanziale di non avvisarlo e me ne scuso. Arrivato allo stadio, come succede sempre ovunque vada, ho chiesto di salutare e ringraziare i due allenatori, l’arbitro e la sua squadra. Non ho pensato che attraversando il campo sarei stato male interpretato, con tutto quello che è avvenuto fino alla mia uscita dallo stadio.
Voglio essere chiaro: i fischi e gli sfottò fanno parte del “gioco” e credo che debba essere assicurato il diritto di dissentire e non apprezzare il comportamento di chiunque, naturalmente a partire dal sottoscritto. Al di là che siano giuste o sbagliate le motivazioni, preferirei sempre spiegare e chiarire, ma farà sempre parte dei miei doveri saper accettare critiche e proteste civili. Altra cosa sono gli insulti personali, che toccano l’intimo degli affetti presenti e ahimè andati, a quelli non mi abituerò mai. Non li considererò mai routine.
Nel confronto delle ore successive con alcuni tifosi, peraltro in un rapporto consolidato in questi anni, ho risposto in particolare a uno di loro che, senza malizia, mi parlava del mio divertimento nell’accoglienza allo stadio e di errori arbitrali. E gli ho risposto, pensando di rivolgermi direttamente a lui e indirettamente a quelli che si sono distinti per la maleducazione e l’inciviltà degli insulti, magari le stesse persone che in altre occasioni hanno insultato, in modo non propriamente goliardico, la società o l’amministrazione.
Le mie frasi su maleducazione e inciviltà e sul rapporto tra ambizioni e comportamenti, mi auguro sia definitivamente chiaro che rappresentavano una risposta a una persona – per bene – e un riferimento a quelli che, a qualsiasi latitudine, non credo debbano essere giustificati.