A fronte dei fiumi di parole che negli ultimi cinque anni si sono susseguiti in un crescendo di attacchi nei confronti di figure, opere ed attività amministrativa di chi ha preceduto l’attuale governo di Novara, ci ha fortemente incuriosito la questione legata al Teatro Coccia e alla relativa Fondazione.
A pochi mesi di distanza dall’insediamento della giunta Ballarè, il sasso è stato lanciato: un milione 200 mila euro di “buco”, così diceva qualcuno fra gli amministratori, accanto ad un assessore al Bilancio, Giorgio Dulio, che invece si è sempre rivelato molto più cauto, parlando di “anomalia” di bilancio piuttosto che di buco.
Una curiosità che abbiamo deciso di soddisfare comparando i dati tratti direttamente dai relativi bilanci. Abbiamo preso, come punto di riferimento, due documenti: quello del 2010 e quello del 2014, ossia gli ultimi bilanci, l’uno di Carlo Pesta (2010-2011), l’altro dell’attuale direttrice Renata Rapetti.
Inutile commentare i numeri che, al contrario, parlano da soli; o, senonaltro cercheremo, attraverso questo approfondimento, di renderli chiari ai nostri lettori.
Partiamo dai ricavi della vendita dei biglietti. Va bene la crisi di oggi, va bene che la gente, ultimamente, sceglie magari di rinunciare al divertimento e alla cultura per favorire altre spese più necessarie, ma la differenza, in questo settore, è abissale. Eccola:
2014: 390.372 euro/ 2010: 643.394 euro
Ricavi da prestazioni di servizi (ad esempio affitto sala):
2014: 87.911 euro/ 2010: 119.270 euro
Sponsorizzazioni:
2014: 91.084 euro/2010: 424.650 euro
Ricavi vendita libri:
2014: 1373 euro/2010: 23.018 euro
Ricavi da produzioni proprie e assistenza tecnica verso altri teatri coproduttori:
2014: 0 euro/ 2010: 263.653 euro
Totale ricavi:
2014: 570.740 euro/2010: 1.473.985 euro
Stando ai semplici dati numerici, dunque, la gestione manageriale avviata dall’ex Sovrintendente della Fondazione Coccia, Carlo Pesta, ha indubbiamente messo a frutto un sistema di conduzione teatrale che ha dati i suoi risultati. Un sistema che è stato peraltro oggetto di diverse tesi di laurea e che, di fatto, vige ancora oggi in Fondazione.
Nei primi anni del 2000, l’ex giunta Giordano scelse Pesta per ridare vigore culturale e centralità ad uno dei più importanti teatri di tradizione italiani, il Coccia. Chiavi in mano, quando Pesta accolse la sfida, a nostra memoria, che difficilmente potrà essere contraddetta, entrò in uno spazio che, a farla breve, necessitava di una revisione generale. Oggi la Fondazione e il teatro sono quello che sono perché, in quegli anni lontani, sono stati effettuati numerosi lavori e piccole e grandi opere che hanno reso operativa la sede del teatro e della Fondazione. Insomma, all’epoca non c’era nulla, oggi non manca praticamente niente per svolgere il grande lavoro legato alla gestione della struttura. Più tardi, dopo l’avvio del Coccia, arrivò anche il Piccolo Coccia: quel piccolo teatro che era stato pensato dalla giunta Giordano per le scuole, per gli eventi, per gli incontri con i grandi artisti che si esibivano al Coccia, per le prove ecc.
Insomma, una serie di lavori consistenti per i quali chiaramente erano stato chieste sovvenzioni e contributi. Ma, come cita l’ultimo verbale del CdA della Fondazione Coccia del 29 aprile 2011, al punto 4: “Il Sovrintendente….. si sofferma sull’esposizione debitoria verso la Banca, dovuta ai tagli delle sovvenzioni, comunicati a stagione conclusa, assorbiti in questi ultimi anni e in parte anche allo sforzo economico in fase di start up all’atto di costituzione della Fondazione, quando si è dovuto procedere all’acquisto di mobili, arredi e all’informatizzazione software e hardware della struttura”. In quella sede, Pesta proponeva una “necessaria strutturazione del debito, con il ricorso ad un finanziamento di 1 milione di euro estinguibile in dieci anni per sanare il debito”.
In quel momento, nel CdA, erano presenti l’allora presidente Pessarelli, il vice Minola, i consiglieri Colombo, Macchitella, Canelli, Pesta, i revisori Fasano e Drisaldi, il commercialista della Fondazione Stangalino.
Insomma, in quell’ultimo verbale tutto era stato certificato, alla luce del sole: nessun mistero, nemmeno su quel milione che, da quanto emerge dallo stesso documento, era frutto di una serie di contributi garantiti ad inizio anno teatrale dai vari enti ed istituzioni ai diversi livelli, venuti invece a mancare a chiusura di bilancio e di stagione teatrale.
Abbiamo più volte cercato di contattare lo stesso Pesta per commentare dati che, comunque, chiariscono la sua posizione. L’ex Sovrintendente non ha mai accettato di rilasciare dichiarazioni di alcun genere, confermando invece “di aver proceduto a denunciare il sindaco Ballarè, gli assessori Fonzo e Turchelli, e la direttrice attuale del Coccia Rapetti per diffamazione”. Denunce già depositate a quanto pare e che riaprono e probabilmente faranno luce su una questione servita più a screditare il passato che non a costruire il futuro.