A Cureggio l’ultimo saluto a Yoan. Dopo la messa nella parrocchiale, il saluto degli amici al “cementone”
Per le strade e nella piazza di Cureggio non c’è posto per la rabbia; e non c’è posto per le parole. C’è posto solo per il dolore, muto e sgomento, dei familiari di Yoan, degli amici del “cementone”. Questa mattina nella parrocchiale prima, al “ceme” poi tutta la comunità si è stretta intorno alla famiglia per l’ultimo saluto all’amico. Sulla bara bianca tra i fiori anche la sciarpa dell’Ol, l’Olympique Lyonnaise, la squadra del cuore di Yoan, francese per parte di madre, e la sua foto, quella di un ragazzo dal sorriso aperto. “Abbiamo bisogno di sperimentare che Cristo è vivo e ti vuole vivo – ha detto don Salvatore Gentile, ex parroco di Cureggio, amico della famiglia, che concelebrato la messa con il parroco attuale e il parroco emerito – Non vuole che tu sia morto o che tu sia in carcere: questo è l’unico punto da cui ripartire. Tutto il resto è analisi, morbosità, curiosità. E che Cristo è vivo l’ho visto in questi giorni incontrando Marino e la sua famiglia, incontrando i ragazzi. Yoan è in cielo, in Paradiso, con Gesù e guarda tutti noi. Ci sarà un “cementone” anche in cielo”. E al “ceme”, là dove tutto è iniziato, il saluto degli amici, del sindaco, della sorella prima dell’ultimo viaggio.
Al termine delle esequie infatti, il corteo ha raggiunto proprio il cementone dove nella notte, sulla recinzione, un artista ha realizzato, seguendo i suggerimenti degli amici, un murale in ricordo di Yoan.
“E’ sembrato a tutti naturale venire qui al cementone – ha detto Angelo Barbaglia, sindaco di Cureggio, che ha indetto per oggi il lutto cittadino – per un ultimo saluto. Questo, per tanti ragazzi di Cureggio, è un simbolo, il luogo di tante partite a calcetto, di tante chiacchierate. Un ragazzo come Yoan lascia dietro di sé solo ricordi belli; che grande fortuna sarebbe se tutti potessimo lasciare dietro di noi soltanto sorrisi. Ragazzi, nel ricordo di Yoan, fate in modo che la vostra vita sia un regalo per chi vi sta intorno, non sprecatela”. Un discorso spesso interrotto dalla commozione, quello del primo cittadino, al pari di quello di due amici del ragazzo. “Ehi Yoan, come va lassù? Sai che qui stanno tutti parlando di te? E ne parlano tutti bene. Sei stato e sei un amico speciale; tu, che in 23 anni, la cosa più brutta che hai detto è stata “stasera non ci sono”. “Marino, Marie Claude, Fanny, Seba, Lucia – ha aggiunto il sindaco con voce rotta, rivolto ai familiari del giovane – avete visto quante persone ci sono qui oggi? Ci siamo proprio tutti e sono sicuro che tutti abbiamo pensato “non posso non esserci perché se soffriamo insieme forse la loro sofferenza diventa un po’ più sopportabile”. Adesso gli amici saluteranno Yoan scrivendo il loro nome, una frase, un saluto, quello che vorranno, sulla sua bara bianca ma purtroppo tra quei nomi ne mancherà uno, quello di un amico che non è qui. Appena sarà possibile andrò da Alberto perché vorrei dirgli tre cose e mi piacerebbe potergliele dire a nome di tutti voi: noi non ti giudichiamo, ci sarà chi lo farà con giustizia e con equilibrio; noi non ti abbandoniamo, sei figlio nostro, sei figlio di questa comunità e una comunità, come un genitore, non abbandona un figlio, qualsiasi cosa possa aver fatto; noi facciamo il tifo per te, non vogliamo che tu ti perda, questo non ci riporterebbe Yoan”.
Poi le firme, i messaggi, i pensieri lasciati da amici e familiari sulla bara, e sulle note, e sulle parole della canzone, “Ti dico ciao” di Laura Pausini, è iniziato l’ultimo viaggio di Yoan. “Ciao Yoan – ha concluso papà Marino – Grazie per tutti i giorni passati con me”.