Un gruppo di associazioni, con la sottoscrizione di 230 cittadini novaresi, scrivono al Presidente Chiamparino affinché emani un bando per l’assunzione di una ginecologa/ginecologo non obiettore, stante le difficoltà ad applicare la legge 194 sull’interruzione di gravidanza presso l’Ospedale Maggiore di Novara.
“All’Azienda Ospedaliera Universitaria Maggiore di Novara, il secondo Ospedale per importanza della Regione Piemonte, manca uno specifico servizio per l’interruzione volontaria di gravidanza perché tutti i ginecologi ospedalieri, ad eccezione di una, sono obbiettori di coscienza”. Questa la situazione nel capoluogo gaudenziano, spiegata in poche parole da Alberto Pacelli di Rete Terra Novara, che insieme a Silvana Ferrara ed Aurelio Prino, firma una lettera-denuncia a nome di alcuni gruppi ed associazioni novaresi, con 230 cittadine e cittadini che l’hanno sottoscritta ed inviata al Presidente della Regione Sergio Chiamparino, con la quale chiedono di porre termine ad una situazione che è nel contempo “violazione della legge 194 e impedimento per le donne di avvalersi di un diritto garantito dalle leggi dello Stato”.
Al Maggiore dunque, l’interruzione di gravidanza chirurgica viene effettuata con la partecipazione di un ginecologo esterno, chiamato ad operare con un rapporto professionale privatistico, mentre l’interruzione di gravidanza farmacologica non viene effettuata, quando invece, secondo i sottoscrittori. per disposizione legislativa “le interruzioni di gravidanza, sia chirurgiche che farmacologiche, sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale e dovrebbero essere compiute da una ginecologa o da un ginecologo e dovrebbero svolgersi all’interno di una struttura sanitaria” auspicabilmente attraverso il proprio personale interno.
“Sollecitano il Presidente Chiamparino – scrivono Pacelli, Ferrara e Prino – ad emanare un bando per l’assunzione di una ginecologa/ginecologo che fra le loro mansioni abbiano anche quella del servizio per l’interruzione volontaria della gravidanza, così come ha fatto, con esito positivo, il suo collega Presidente della Regione Lazio. Un intervento – concludono i firmatari – che nel momento in cui vengono promosse una serie di iniziative per l’abolizione della legge 194 assumerebbe il significato non solo di una atto teso a risolvere un annoso problema, ma anche quello di una scelta di campo di grande valore civile per la difesa dei diritti delle donne”.