Lo psicodramma che si sta consumando in queste ore sulla realizzazione del polo logistico di Agognate dovrebbe essere lo spunto per un saggio dal titolo “Come non si crea consenso su un progetto!”… Un’operazione talmente contorta e maldestra da rischiare seriamente di compromettere questa iniziativa imprenditoriale che, potrà piacere o meno, ma rimane un fatto che meriterebbe ben altro livello di valutazioni.
Ma andiamo con ordine e riassumiamo per i nostri lettori: qualche giorno fa su La Stampa compariva una lenzuolata di intervista al proponente della realizzazione delle aree in oggetto, Fabrizio Bertola di Vailog, che perorava la causa dell’approvazione in commissione ed in Consiglio comunale del progetto “rivisto” e “ridotto”, dato che nel frattempo uno dei soci proponenti l’insediamento, la Cssg, si sarebbe fatto da parte.
Illuminante sul tema l’intervento del Sindaco di Novara Andrea Ballarè che, dopo aver fatto un appello alle forze economiche ed imprenditoriali della città perché “battano un colpo”, ammette che il progetto così com’è nella nuova versione: “è ancora sconosciuto ai cittadini, pochi sanno cosa si vuole fare ad Agognate”. Un’ammissione che già di suo dovrebbe dirla lunga, perché la pretesa che si crei consenso attorno a quel che non si conosce appare quantomeno azzardata… Ma evidentemente la questione non è all’ordine del giorno, visto che in sostanza, primo cittadino ed imprenditore, sembrano più che altro propensi a chiedere una sorta di “atto di fede”, sulla sola base della promessa che il progetto “porterà posti di lavoro” (Quanti? Quali? Di che tipo? Boh!).
A ruota intervengono le associazioni imprenditoriali chiamate in causa dal primo cittadino che quasi in coro esprimono più di una perplessità (“Meglio il manifatturiero della logistica”: Ravanelli, Ain; “Vogliamo vedere progetti concreti, non capannoni vuoti”: Pansini, Api)…
Insomma ci mancava giusto una risposta secca della serie “Ma battitelo te sto colpo!”… Questo anche perché è ormai evidente come l’amministrazione Ballarè abbia qualche timore a riportare in aula il progetto, forse perché dubbiosa sulla tenuta della propria maggioranza (dubbi più che giustificati perché, a parte l’ammissione pubblica di Sel circa il proprio drastico cambio di posizione sul tema, più di un consigliere piddino ha espresso critiche, più o meno velate, sull’opportunità di procedere nell’opera di “cementicazione di Agognate, quando esistono in città già tanti capannoni vuoti da ristrutturare!”). D’altra parte si tratta della stessa maggioranza che era stata eletta su un programma basato sul riutilizzo e riuso delle aree industriali dismesse, ed in ferma contrarietà al progetto Agognate. Ed è possibile che non tutti, al pari di Ballarè e della sua giunta, abbiano così profondamente cambiato idea.
Da qui il crescendo rossiniano di queste ore!
A questo si aggiunga il tam-tam delle associazioni ambientaliste che da mesi ormai raccolgono firme su petizioni contro Agognate, con un tasso di gradimento che ha ben pochi precedenti in città.
Dunque? La “mozione degli affetti” del primo cittadino e dell’imprenditore, più che sollevare gli auspicati ripensamenti, sembra al contrario, rinsaldare il fronte compatto dei perplessi, anche per le modalità attraverso le quali è stata condotta nel recente passato tutta l’operazione. Infatti, così come nessuno ha mai spiegato il ruolo e l’intervento di Cssg che aveva ampliato la proposta sino ad un consumo di suolo pari ad un milione di metri quadrati; altrettanto poco chiare appaiono oggi le motivazioni del ritiro della proposta in questione, come si ricorderà approvata a maggioranza in consiglio comunale. Un dietrofront (definitivo? anche questo non è dato sapere!) che, sebbene auspicato dagli ambientalisti e dalle opposizioni, non ha avuto alcuno straccio di motivazione a livello di opinione pubblica, quasi come se i temi urbanistici in questa città fossero di esclusiva pertinenza del proprietario di un immaginifico righello. E senza dimenticare che ci sarebbe da ampliare il ragionamento sul futuro di quelle aree, posto che da agricole sono state trasformate in produttive realizzando, già solo con questa operazione, una plusvalenza multi milionaria. Torneranno agricole come dichiarato in consiglio comunale? Ed in base a quale procedura?
Nel frattempo anche il Fai, Fondo per l’Ambiente Italiano, per tramite un duro comunicato a firma del capo delegazione Eugenio Bonzanini, ribadisce la propria ferma contrarietà all’iniziativa “E’ davvero curioso che a dare la notizia dello sviluppo del progetto di Agognate ed a richiamare la politica, con un tono di rimprovero tipico dell’imprenditore nei confronti dei propri dipendenti e collaboratori: “basta perdere tempo” sia la stessa proprietà delle aree. Ed è ancora più strano che il Sindaco cerchi una sponda facendo appello alle forze imprenditoriali, nel caso strano dovessero sostenere l’operazione, di battere un colpo per non sentire soltanto le voci dei tantissimi cittadini motivatamente contrari al progetto”.
“Rispetto al piano regolatore precedente – scrive ancora il Fai – quello vigente prevede un incremento di consumo del suolo del 58 per cento. Adesso basta. Occorre cambiare rotta e salvare il poco suolo che è rimasto!”.