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Agorà: «Andiamo avanti nonostante una burocrazia che ha rischiato di metterci in ginocchio. Contiamo di aprire a Natale»

I lavori sono iniziati il 19 ottobre, ma sulla tabella di marcia il cantiere che arriverà alla realizzazione di Agorà, il centro multiservizi per le famiglie a Veveri, è piuttosto in ritardo. Questo a causa di una serie di “impedimenti” burocratici che hanno sì rallentato l’iter, ma che non sono riusciti ad esasperare i componenti della società. “Nonostante tutte le difficoltà incontrate, e non sono poche – rimarca Stefania Vacca che con Massimo e Priscilla Michieletti, ha fondato Agorà e ne è amministratore delegato – abbiamo deciso di andare avanti perché crediamo in questo progetto”.

Dallo scorso mese di marzo, il progetto di Agorà, con il recupero dei due capannoni che sorgono in via Cameri, è depositato in Comune. Da qui sono partite svariate vicissitudini che, a raccontarle, quasi non ci si crede.

“Innanzitutto, una volta depositato il progetto, eravamo fiduciosi in una partenza dei lavori a fine maggio. Peccato che da quel momento in poi sono giunti i problemi. Innanzitutto, la scoperta che mancava l’autorizzazione della Sovrintendenza per l’archeologico, cosa che al Suap (che dovrebbe essere lo sportello dedicato alle attività produttive) non ci avevano detto. Superficialità nostra, certamente, ma una telefonata avrebbero anche potuto farcela e avrebbe certamente accorciato i tempi. Quindi chiediamo l’intervento agli uffici di Torino, ma a quel punto eravamo già in ritardo, nonostante la celerità con cui, va detto, la responsabile Giuseppina Spagnolo è intervenuta.

Ma a luglio arriva la tegola: un importo calcolato in oneri di urbanizzazione di 300 mila euro circa. “Dieci volte in più rispetto a quanto avevamo previsto. Abbiamo chiesto spiegazioni, ma gli uffici comunali hanno classificato tutti gli spazi come commerciali. Insomma come se fossimo un vero centro commerciale, mentre noi forniamo servizi…”.

Però il Comune sembra essere disposto a concedere un’apertura: in fatti molti dei servizi offerti da Agorà possono essere considerati di utilità pubblica (ad esempio il doposcuola), da qui la proposta della stessa municipalità di stipulare una convenzione in cambio di un abbattimento del costo degli oneri.

“Ci abbiamo lavorato tutta l’estate: riunioni su riunioni, anche ad agosto, col risultato finale di un “nulla di fatto”. E dire che si trattava di proposte, da noi stessi predisposte con il nostro avvocato, di doposcuola, corsi per disabili, per mamme e famiglie , utilizzo della struttura e della piscina. Tutti servizi che il Comune avrebbe potuto spendere gratuitamente. Nulla, nemmeno questo è servito…”.

A quel punto, i soci, abbattuti ma decisi ad andare avanti, hanno scelto di rivedere il progetto, di fatto dimezzandolo in una prima fase: “Stiamo lavorando al primo lotto e alla realizzazione della parte di nuova costruzione, che fungerà anche da “collegamento” fra le due strutture esistenti. La speranza è di aprire la prima parte di Agorà a dicembre, prima di Natale con la parte ludica, parte del ristorante previsto, la pasticceria e altre attività su cui stiamo lavorando. Entro al fine del prossimo anno ci auguriamo di poter concludere il centro”.

In tutto questo tempo,  comprensibilmente, “abbiamo perso dei clienti perché alcuni avevano la necessità di aprire a settembre e quindi hanno dovuto rinunciare – prosegue l’Ad di Agorà – Noi siamo molto dispiaciuti per questo, ma abbiamo comunque deciso di andare avanti, sostenuti dal grande interesse che si è creato attorno a questa realtà, convinti come siamo di dare alla città ed al territorio un insieme di servizi importanti per le famiglie. In questo mesi abbiamo ricevuto oltre duecento curricula (i posti di lavoro inizialmente previsti erano una settantina, ora, giocoforza, dovranno ridursi a circa la metà, almeno per il primo anno), molte richieste di informazioni, abbiamo avuto incontri con realtà interessate ad investire in Agorà… Per questo proseguiremo, convinti come siamo della nostra idea”.

“Certo è – chiosa Stefania Vacca – che a queste condizioni è difficile fare impresa, come se non bastasse tutta la burocrazia che già esiste a livello nazionale. Nonostante tutto, siamo ancora fiduciosi”.