Aids, non se ne parla più ma ci si ammala ancora. A Novara ogni anno 20-30 nuovi casi. Lunedì un convegno all’Università per celebrare la giornata mondiale per la lotta all’Aids
Di Aids non se ne parla più o quasi: spenti i riflettori da anni sul flagello che aveva mietuto tante vittime fra i giovani negli anni Novanta, la malattia, incurante delle luci della ribalta, continua lentamente la sua silenziosa diffusione. “C’è un numero elevato di persone in Italia che ha contratto il virus – dice Marco Krengli, presidente della Scuola di Medicina dell’Università del Piemonte orientale – Sono circa 130mila, e di queste 15mila sono sieropositive ma non lo sanno; 4mila sono i nuovi casi ogni anno”. Un esercito di persone che ancora si trova a combattere, nonostante le frontiere della medicina e della ricerca hanno permesso di arrivare ad una cura efficace che garantisce un’aspettativa di vita identica a quella di chi il virus non l’ha contratto, stigmi sociali e barriere culturali. A Novara, attualmente sono circa 600 i pazienti in cura presso l’ambulatorio prevenzione Hiv e sindromi correlate. “Ogni anno facciamo tra le 20 e le 30 nuove diagnosi – dice la dottoressa Olivia Bargiacchi – La provincia di Novara è quella, nel panorama regionale, a presentare il più alto tasso di riscontri con 8 nuovi casi all’anno su una popolazione di 100mila abitanti (la media piemontese è di 5); e questo perché abbiamo un’epidemiologia simile a quella lombarda”. Si muore ancora di Aids? “Pochi casi, per lo più i decessi si verificano per patologie tumorali o cardiovascolari che, proprio in virtù della contrazione dell’infezione, si manifestano in età precoce rispetto alla media. In linea di massima i decessi sono una decina all’anno, un terzo dei quali per Aids”. L’età media delle persone in cura è di circa 50 anni ma “chi scopre di aver contratto il virus dell’Hiv ha più o meno 30 anni per la maggior parte (circa tre quarti) sono uomini”. In tre anni il numero dei test eseguiti nell’ambulatorio è raddoppiato: “nell’ultimo anno – conferma la dottoressa Bargiacchi – ne sono stati eseguiti 300. Il problema è rappresentato da persone che non sanno di essere malate e arrivano quando la malattia è ormai conclamata”. Nessun sintono, anche in questo l’Aids è un virus silenzioso, almeno fino alla fase avanzata. Per questo è importante non abbassare la guardia: anche se i media non parlano più del “flagello”, il virus continua imperterrito a circolare. Sabato 1 dicembre, giornata mondiale per la lotta all’Aids, e domenica 2 dicembre, l’ambulatorio sarà aperto: chiunque potrà sottoporsi al test senza prenotazione e gratuitamente. Lunedì 3 invece, proprio per non abbassare la guardia, a partire dalle 10 nell’Aula magna dell’Università in via Perrone, si terrà un convegno. “Un’iniziativa – spiegano gli assessori Franco Caressa e Valentina Graziosi – rivolta agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, ai docenti, agli studenti universitari e mette al primo posto l’importanza della prevenzione e la consapevolezza di come determinate patologie possano essere evitate. L’Aids è una di queste. Il panorama, rispetto agli anni Ottanta, è completamente cambiato così com’è cambiata la tipologia dei pazienti. E’ nostro dovere contribuire a creare una nuova cultura quotidiana rispetto a questa, e ad altre malattie, che evidentemente trovano ancora diffusione perché il livello di attenzione e di conoscenza, e la costante necessità di fare prevenzione, sembrano essere venuti meno”. L’organizzazione dell’evento è a cura dell’ufficio Informagiovani del Comune, con la Scuola del Teatro Musicale e Radio Onda e con il patrocinio del Ministero all’Istruzione, Università e Ricerca, Upo e Provincia di Novara