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Novara

«Al ristorante Coccia vi sentirete come a casa»: parola dello chef Antonino Cannavacciuolo

Come non attendere con impazienza l’arrivo del re della cucina… Antonino Cannavacciuolo è in dirittura di arrivo: i lavori al Bar Coccia sono iniziati e non manca molto all’approdo dello chef “pluristellato” a Novara. Un bel colpo per il nome della città e per la rinascita di un locale storico integrato in un contesto culturale centrale, in tutti i sensi.

L’entusiasmo emerge anche dalle parole dello stesso Cannavacciuolo che abbiamo raggiunto e che affronta questa nuova esperienza con grande dedizione e serietà, pronto a portare in città un’esperienza importante.

via thefoodstock

Nessun bisogno di commentare il suo curriculum, stellato quanto la sua divisa… Cannavacciuolo ha iniziato la sua carriera appena quattordicenne, in alcuni locali cinque stelle della penisola Sorrentina. Ha conseguito l’Attestato di Cucina presso la Scuola Alberghiera di Vico Equense nel ’94, ha avuto esperienze lavorative nel Nord Italia per poi svolgere degli stage presso due ristoranti a tre stelle Michelin in Alsazia, e nel ’99 ha ottenuto la gestione del Ristorante Hotel Villa Crespi, attualmente detentore di due stelle Michelin. Le sue origini hanno radici nel Sud Italia, ma ha avuto modo di conoscere intimamente la cucina del Nord e ha avuto la possibilità di maturare esperienza in alcuni ristoranti che rappresentano i massimi livelli della ristorazione.

Come ha influito tutto ciò sul suo modo di fare ristorazione, sulla scelta dei piatti che propone e sulla sua famosa filosofia in cucina?

Tutto influisce nella formazione di un uomo: le esperienze lavorative, la famiglia, i luoghi d’origine, le amicizie, le passioni… e lo stesso è stato per me… crescere in un ambiente dominato dall’amore per la cucina e la tradizione dei piatti fatti in casa, non ha fatto che avvicinarmi già durante l’infanzia al cibo e alle materie prime che la terra ci offre. Poi il resto è venuto da sé, man mano che crescevo e mi avvicinavo sempre più al mondo della ristorazione, cresceva dentro in me l’istinto di riportare nelle portate le mie emozioni e i miei ricordi d’infanzia.

La seconda stagione di “Cucine da Incubo – Italia” si è conclusa da poco. Come si sente a vestire i panni del “Supereroe della Cucina”? Le è capitato di affezionarsi particolarmente ad alcuni dei ristoranti che ha aiutato a risollevarsi?

“Cucine da Incubo” è un programma televisivo che punta molto al lato umano delle storie presentate. Spesso si tratta di ristoranti mal gestiti causa situazioni familiari logoranti con problemi ed incomprensioni che si trascinano negli anni. Mi sono affezionato a parecchie delle persone incontrate durante questa esperienza e devo dire che al di là del format televisivo è un’esperienza che mi ha arricchito profondamente… più come persona che come “supereroe”.

Veniamo dunque a Novara. Si è detto affascinato dall’idea di lavorare nella struttura di un teatro, poiché “la cucina è un palcoscenico”. È per questo che ha scelto Novara come sede di un suo ristorante? Davvero non ci saranno divisori tra cucina e sala? Pensa di proporre delle rivisitazioni di ricette tipiche di Novara e provincia?

Esattamente: credo che la cucina sia un palcoscenico e quando si è presentata l’occasione di far rinascere l’antica tradizione del teatro Coccia abbinandovi un ristorante non ho avuto un attimo di esitazione. L’ho vista come una bellissima occasione e dovendo intervenire per la ristrutturazione anche negli spazi ho pensato ad una realtà “aperta” dove cucina, sala e ospiti, siano tutti i protagonisti della bellissima messa in scena che è la ristorazione. Sono davvero curioso di vivermi il risultato di questa bellissima avventura che stiamo per intraprendere. Al menù stiamo ancora lavorando. Sicuro non mancheranno i richiami alla terra ospitante…

Ha detto di voler proporre piatti per tutte le tasche, possiamo quindi dire che punta ad un target di clientela piuttosto ampio che comprenda anche i giovani. Ha in mente di organizzare magari degli eventi per attirare ulteriormente questi ultimi?

Vorrei che il ristorante del Coccia venga vissuto come un luogo adatto a tutti, non solo per quanto riguarda un discorso economico, ma anche per quanto riguarda il target di persone che lo frequenteranno. Vorrei fosse il luogo adatto per una colazione di lavoro, uno snack tra amici in pausa pranzo, una cena in famiglia… vorrei semplicemente che fosse un luogo dove sentirsi a casa, e dove stare bene.

Per concludere, cosa consiglia ai ragazzi di oggi che desiderano intraprendere una carriera nella ristorazione?

Consiglio: costanza, dedizione e passione. Chi vuole comprendere, comprenda…