Tra qualche giorno, quella casa in cui vive con suo figlio 14enne non sarà più sua: arriverà un ufficiale giudiziario e lei, Ale Sandra (questo lo pseudonimo con cui la donna racconta la sua storia), con il ragazzo, dovrà andarsene. A meno che non si inneschi all’ultimo momento quella catena di solidarietà che nella città di Novara in alcune occasioni ha sopperito alle carenze legislative ed istituzionali. Ma Ale Sandra, nonostante abbia l’ultimatum per il 12 gennaio, tiene a precisare, “per dignità e per chiarezza”, come lei stessa dice, alcune dichiarazioni che arrivano dal Comune: “Con il Sindaco Canelli, nonostante dica che ci siamo ripetutamente parlati, in realtà c’è stato un colloquio e uno scambio di due messaggi. Nulla di più. Dopodichè, nessuno mi ha ricontattata e anche oggi aspetto di capire se c’è qualcuno che possa aiutarmi a risolvere la mia situazione. Dopodichè, vorrei una isposta a duna domanda banale: per quale motivo vengano fatti bandi per case di emergenza che, di fatto, visto che non vengono assegnate, nemmeno esistono??? Il Sindaco dice che c’è una graduatoria da rispettare. E su questo, niente da dire… Ci mancherebbe! Non se non hanno pane per i poveri, perchè millantare soluzioni vane?”.
Il Sindaco Canelli, nelle sue affermazioni, ha dichiarato che ad Ale Sandra è stata proposta la soluzone del Centro di Prima Accoglienza: “In realtà, il Cpa mi è stato proposto, ma, come mi ha detto il dirigente dei Servizi sociali, prima avrei dovuto presnetarmi ad un colloquio con le assistenti sociali, mentre, al contempo, il Comune avrebbe dovuto assicurarsi che ci fossero dei posti liberi. Peccato che nessuna risposta mi sia stata data e io sono ancora qui, oggi, ad aspettare”.
Uno degli ultimi appartamenti in emergenza è stato assegnato a fine novembre: “A quel punto, mi hanno detto negli uffici preposti, io sarei stata la prima ad averne diritto. E la graduatoria adesso è bloccata… Non sono una stupida e nemmeno un’illusa e quello che dico posso confermarlo con prove certe: chiedo solo di vivere in una città le cui istituzioni sappiano sostenere i cittadini”.
Ale Sandra ha l’impressione che “stiano giocando alla roulette russa, in mezzo c’è la mia vita e quella di mio figlio. Sono stata sfortunata anche con l’ultimo lavoro: un’azienda che doveva aprire e poi non ce l’ha fatta per problemi burocratici. Altrimenti non mi troverei in queste situazione così drammatica”.
Una storia come tante se ne sentono, purtroppo, anche a Novara: “A fronte di tutte queste difficoltà, le istituzioni rimangono “sorde” ai problemi reali della gente. E chi ci va di mezzo sono sempre i cittadini più disagiati, quelli al limite della disperazione, insieme, come nel mio caso, ai figli che non hanno colpe, se non quella di vivere in una società come questa”.
Ale Sandra non si ferma: promette di lottare con le unghie per ottenere quelli che sono diritti fondamentali per un essere umano, anche se, in certi momenti, alla rabbia, nelle sue parole, si alterna la disperazione… Poi il silenzio: il silenzio di chi sta pensando a cosa succederà tra qualche giorno, il silenzio di una donna che, già in passato, ha lottato per riavere suo figlio, il silenzio di chi, in questo momento, si sente solo e abbandonato…