Alla Camera di Commercio il “punto” sull’economia del territorio. Un quadro all’insegna di luci ed ombre: ci sono elementi positivi ma ancora molto lavoro da fare
Un quadro all’insegna di luci ed ombre, dove non mancano elementi positivi, ma c’è ancora molto lavoro da compiere: è questo quanto sostanzialmente emerso in occasione della Giornata dell’Economia organizzata da Camera di Commercio di Novara e Banca d’Italia. Dal rapporto annuale sull’economia piemontese redatto dalla Banca d’Italia è emerso che “nel 2018 è proseguito il graduale recupero dell’economia piemontese ma nel corso del 2019 produzione e fatturato industriali hanno subito un nuovo rallentamento”. “In provincia di Novara – ha commentato il presidente camerale Maurizio Comoli – il valore aggiunto pro-capite risulta cresciuto a ritmi più lenti di Piemonte e Italia tra 2001 e 2018, con un calo dal 28° al 40° posto nella graduatoria provinciale. Bene invece l’andamento dell’export, passato dal picco negativo dei 3,2 miliardi di euro del 2009 ai 5,2 del 2018, con una previsione di crescita media annua del +2,4% nel triennio 2018-2022”. L’analisi dei dati ha dato il “la” alla tavola rotonda a cui hanno preso parte interlocutori privilegiati di livello locale e nazionale, tra cui Eliana Baici, direttore del Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa dell’Università del Piemonte Orientale, che ha sottolineato “l’importanza dell’industria nel sistema economico per rafforzare reddito pro-capite e domanda interna. Serve una visione strategica chiara da parte dell’operatore pubblico che dia un segnale forte delle direzioni da seguire e anche legame più stretto tra Università e mondo produttivo”; “occorre lavorare, sia a livello macro che micro, su consumi, investimenti, cuneo fiscale e burocrazia – ha aggiunto il sindaco Alessandro Canelli – Per stimolare gli investitori privati a venire sul nostro territorio bisogna essere credibili”. Tra le priorità, le infrastrutture: “servono collegamenti migliori e più veloci con Milano e Malpensa – ha sottolineato Maurizio Grifoni, presidente di Confcommercio Alto Piemonte – e un’apertura all’innovazione: oltre all’industria ci sono settori d’eccellenza a cui guardare, tra cui il turismo, che sta avendo ottimi risultati. Giusto puntare sulle nuove tecnologie, ma occorre fare attenzione alla fuga di cervelli”. La realtà delle piccole imprese è stata tracciata da Carlo Napoli, segretario di Confartigianato Imprese Piemonte: “Prima della crisi del 2009 le imprese artigiane piemontesi erano 136mila, a fronte delle 120mila di oggi. Il credito rappresenta una nota dolente per le Pmi, servono grandi opere, formazione per il cittadino e un potenziamento della pubblica amministrazione”. Difficoltà che non hanno risparmiato anche imprese di più grandi dimensioni, come ha ricordato Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte. “Il Piemonte – ha detto – sta vivendo una crisi più intensa delle altre regioni del nord e in diverse aree è in atto una desertificazione industriale. Condizioni per lo sviluppo sono infrastrutture, giustizia rapida e certa, burocrazia snella e una formazione adeguata alle reali esigenze lavorative: il rapporto tra studenti di Istituti Tecnici Superiori in Italia e Germania è di 1 a 100”. “Il ritardo del Piemonte rispetto alle altre regioni benchmark deriva dalla mancanza di un ecosistema favorevole – ha sottolineato Carlo Robiglio, presidente nazionale della Piccola Industria di Confindustria – che passa anche dal tandem scuola-università-industria: per innescare un circuito favorevole occorrono giovani specializzati e una ricerca di alto livello che sostenga l’innovazione. Novara conta su imprese molto diversificate con forte vocazione all’export e può qualificarsi come Fashion Valley; c’è però ancora moltissimo lavoro da fare e non solo qui”.