Sono arrivati in 29 questa mattina. Prosegue lo smistamento dei migranti legati all’emergenza sbarchi e anche Novara ha registrato, nell’ultima settimana, nuovi arrivi. Molti, fra i profughi giunti sotto la Cupola, sono stati sistemati a Orta, gli altri nelle strutture convenzionate del territorio provinciale. Ad oggi, il Novarese è a quota 386.
Proprio in questi giorni, il Ministero dell’Interno ha stabilito le quote spettanti ad ogni Regione d’Italia: al Piemonte è stato chiesto di accogliere 776 migranti, di questi 178 sono già arrivati nei giorni tra il 2 e il 4 giugno mentre 290 sono arrivati oggi. I 776 migranti sono suddivisi sulle province secondo le quote stabilite dal Tavolo di Coordinamento Regionale: 310 nella provincia di Torino; 95 nella provincia di Alessandria; 129 nella provincia di Cuneo; 38 nella provincia di Vercelli; 81 nella provincia di Novara; 48 nella provincia di Asti; 40 nella provincia di Biella; 35 nella provincia di Verbania. Al 1 giugno 2015 in Piemonte erano presenti 3.400 migranti.
“Il Piemonte rispetterà gli impegni presi – spiega l’assessore regionale alle Politiche per l’Immigrazione Monica Cerutti – Noi però non possiamo farci carico anche della parte spettante ad altre regioni. Credo che sarà importante che il Governo risponda alle esigenze dei territori attivando meccanismi incentivanti a 360 gradi, non solo allargando a tutti i comuni interessati l’esclusione dal Patto di Stabilità delle spese affrontate per l’accoglienza dei migranti, ma aprendo le maglie del Patto di Stabilità e offrendo così ossigeno ai cittadini”.
“I territori piemontesi – conclude Cerutti – si stanno adoperando nell’integrazione dei gruppi di migranti che arrivano nei Comuni e mi piacerebbe che, oltre a dare eco alle strumentalizzazioni politiche infondate di chi vuole fare solo propaganda, si parlasse anche degli esempi positivi: a Pettinengo la popolazione si sta adoperando per evitare che i migranti vengano rimpatriati; a Rivarolo alcuni migranti hanno operato come volontari e vigilantes durante il mercato cittadino; a Gattinara operano da spazzini, agricoltori o sarti; a Pamparato hanno aiutato l’amministrazione comunale in lavori di manutenzione e ci sono altri esempi sul territorio. Prova che l’integrazione tra profughi e comunità locale è possibile“.