Novara – Doppio appuntamento per le Notti di Cabiria con lo spettacolo Amleto Principe dei Palazzi in scena i giorni 13 e 14 settembre in due location dal forte valore simbolico per la rassegna. Il 13 infatti, si torna presso la Casa Circondariale di Novara dove, lo scorso anno, per la prima volta, è andato in scena uno spettacolo con pubblico misto interno ed esterno. Anche quest’anno, ospiti interni e pubblico esterno vivranno l’esperienza di guardare insieme uno spettacolo, di assistere alle vicende di un Amleto contemporaneo, e di decidere al suo posto gli snodi più importanti della vicenda. Inoltre, alcuni detenuti, dopo diverse prove realizzate nei giorni e nelle settimane precedenti, saranno coinvolti direttamente nello spettacolo come interpreti. La loro partecipazione, secondaria ma non marginale rispetto agli attori professionisti, acquisisce un’importanza fondamentale in questo spettacolo che parla di povertà, emarginazione e possibilità di riscatto, rendendo questi termini pregni di significati concreti.
«Una nuova esperienza per me, un’occasione reale e concreta per far conoscere alla comunità esterna il carcere, spesso rappresentato con toni esasperati e non fedeli alla realtà. Sono convinta che l’attività teatrale possa avere ricadute importanti tra gli ospiti, mette in luce infatti la loro umanità e ci ricorda che prima di tutto ci troviamo di fronte a delle persone.» – Anna Maria Dello Preite, Direttrice della Casa Circondariale di Novara.
«Il teatro rappresenta un’ottima occasione per permettere l’incontro tra comunità e realtà carceraria affinché non ci siano più pregiudizi e paura nei confronti di questo luogo.» – Teresa Armienti, Assessore alle Politiche Sociali ed Avvocatura del Comune di Novara.
«Occorre fare sintesi e sinergia tra le diverse esperienze di teatro in carcere: un elemento forte, innovativo e scatenante di forze positive. In autunno a Torino al Consiglio Regionale proporrò una riunione tra i vari operatori con l’obiettivo di garantire stabilità a tutte queste esperienze.» – Bruno Mellano, Garante dei detenuti Regione Piemonte
«Il teatro è uno dei modi per aprire la realtà carceraria alla città e al mondo esterno. La pratica teatrale permette ai detenuti di esprimere i loro sentimenti e di migliorare l’autostima. Sono 83 le compagnie teatrali impegnate in tutta Italia» – Nathalie Pisano, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Novara.
Questo progetto è realizzato grazie alla collaborazione con la direttrice della Casa Circondariale Annamaria Dello Preite, al personale di Polizia Penitenziaria e ai detenuti stessi.
Il giorno 14 settembre lo spettacolo tornerà invece alla Corte degli Speziali, zona Tetti Verdi alla Rizzottaglia, quartiere dove è nato lo scorso anno in seguito ad una serie di interviste fatte agli abitanti e realizzate con la collaborazione di Territorio e cultura Odv, in particolare di Giacomo Balduzzi e Davide Servetti. Per questa replica è necessario portare con sé il proprio smartphone con cuffie perché l’interazione tra Amleto e il pubblico avverrà tramite un sito creato appositamente per lo spettacolo, e il pubblico sarà “accompagnato” in giro per il quartiere pur rimanendo seduto comodamente in platea e, non solo potrà guardare quello che succede nelle strade della città, ma dovrà decidere, commentare, votare ogni mossa di Amleto. Per questa replica, realizzata all’interno del progetto “(F)atti di Quartiere”, sempre in collaborazione con Territorio e cultura odv e sostenuta da Fondazione Cariplo, ad essere coinvolti direttamente in alcune scene dello spettacolo saranno gli abitanti del quartiere.
Ci troviamo all’ennesima inaugurazione dell’ennesimo centro commerciale di un quartiere di periferia, uno di quelli definiti “difficili”. Quando il giovane Amleto interrompe il comizio e fa una semplice domanda: “Ma non dovevate costruire uno spazio di aggregazione culturale qui? Un posto dove giovani, anziani e bambini potessero ritrovarsi insieme? Dove ragazzi e ragazze del quartiere potessero incidere musica, organizzare concerti e spettacoli di teatro? E non solo essere chiamati per la vetrina il giorno dell’inaugurazione. Non era questo il sogno e il progetto di mio padre, il vecchio Amleto, progetto tra l’altro già finanziato con diversi bandi vinti da lui?” Il sindaco Claudio, zio di Amleto, il portavoce Polonio e la madre Gertrude, ora Assessora alla cultura, sono in evidente imbarazzo. Intanto Orazio, amico di Amleto, riprende tutta la scena con lo smartphone e la condivide. Da questo momento in poi, Amleto, con i suoi video di denuncia, acquista sempre più fama sui social, alimentando così la rabbia del quartiere contro l’incuria della politica. Lo zio Sindaco cerca di contenerlo facendolo spiare dal parroco di quartiere, padre Rosencrantz, e dalla figlia di Polonio, Ofelia, senza però riuscirci. Anzi, la situazione precipita in una pericolosa spirale: Ofelia scompare, vittima di uno stupro, la polizia mette a ferro e a fuoco il quartiere alla ricerca dei colpevoli, una feroce ed enorme baby gang invade il centro cittadino e scatena la rivolta. Ora Amleto deve scegliere. Impegnarsi in prima persona o lasciare le cose come stanno. Fare la sua parte oppure no. Solo lui può fermare la violenza. Lui e il personaggio chiave che è stato suo complice fin dall’inizio: il pubblico.
Note di regia – Lo scorso anno, subito dopo la replica de “Io ero il Milanese” presso la Casa Circondariale, siamo tornati a parlare con alcuni detenuti per chiedere direttamente a loro cosa fosse piaciuto e cosa no di quella esperienza. Dopo una interessantissima chiacchierata sullo spettacolo, sono arrivate da parte di tutto il gruppo due richieste molto chiare: essere coinvolti maggiormente e non portare solo spettacoli che parlino di carcere. Queste due richieste, da conciliare con le esigenze della direzione e l’organizzazione della struttura, ci hanno fatto pensare al nostro spettacolo Amleto Principe dei Palazzi, che prevede una costante interazione con il pubblico e che ha una struttura flessibile che può essere adattata a seconda del contesto. Inoltre, lo spettacolo è perfetto anche per il suo significato perché vuole indagare il rapporto con il potere di chi sta ai margini, di chi è sempre stato escluso dalle decisioni dei piani alti, relegato in zone periferiche; di chi viene allontanato dalla comunità come qualcosa di vergognoso che non si deve vedere perché povero e che, molto probabilmente, crescerà e morirà povero, come i suoi genitori. In Italia negli ultimi decenni la mobilità sociale ha subito un forte colpo d’arresto e questo ha diminuito notevolmente le possibilità di emancipazione economica e sociale di chi nasce in contesti difficili. Noi ci siamo chiesti cosa accadrebbe se invece dessimo agli “ultimi” un’occasione per reagire? Se l’avessero, la loro opportunità, cosa accadrebbe? Se per una volta non fossero più alla “periferia” del sistema, ma al suo centro, cosa potrebbero fare? Renderebbero la nostra società un posto migliore? E da dove può partire questo cambiamento? Un’occasione per raccontare la nostra società ormai così complessa, stratificata, e molto confusa. Divorata da laceranti dubbi. Alcuni, forse, di Amleto. Altri, nostri. Il celebre dilemma di Amleto, nella nostra interpretazione, diventa quello di: esserci o non esserci, prendere parte e assumersi fino in fondo la responsabilità di governare i processi dei quali è stato non solo vittima, ma anche artefice, oppure lasciare quegli stessi processi al governo di altri, o, peggio, alla violenza e al caos, l’esito tragico esplicitato dalla tragedia originale.
Per la replica del 13 settembre è necessario avere con sé i propri documenti di identità. All’interno della struttura è vietato introdurre smartphone e dispositivi elettronici che si prega di lasciare in macchina.
Per prenotazioni [email protected] Tel e whatsapp: 3382387395
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