E’ stato definito il “triangolo del terrorismo”: tra Milano, Gallarate e Novara, come cita “Il Giornale” sarebbe venuto alla luce un intreccio sorto dall’analisi dei documenti scoperti nei palazzi di Sirte liberati dalle forze libiche. Un intreccio tra figure di spicco del terrorismo islamico che hanno preso parte attiva e decisionale in attentati come quello del museo del Bardo di Tunisi, dove sono stati uccisi 4 turisti italiani, tra cui un novarese, e come il rapimento di quattro italiani in Libia.
I riferimenti all’Italia, come emerge dalle dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera da alcune fonti dei servizi segreti di Tripoli, sarebbero numerosi e potrebbero essere funzionali allo sviluppo di possibili cellule jihadiste. Come cita il Giornale, “almeno due capi tunisini della guerra santa segnalati a Sabrata e a Sirte hanno vissuto a lungo a Milano e Novara. Il più anziano, classe 1969, è Moez Ben Adelkader al Fezzani, nome di battaglia Abu Nasim”, giunto a Milano nell’89 e poi partito per l’Afghanistan, per combattere la Guerra santa. Catturato dagli americani, viene assolto dopo tre anni dall’accusa di terrorismo, in quanto Fezzani viene visto più come “un ideologo”, che non un combattente. Espulso dall’Italia, partecipa, in tunisia, alla “fondazione del gruppo integralista “Ansar al sharia”, che aderirà in gran parte al Califfato”.
Ci sono i capi anziani, immortalati anche in una foto che ritrae insieme gli esponenti dello jihadismo tunisino legati all’Italia. Anche se, come viene confermato, “l’anello di collegamento con le nuove generazioni è fra Abu Nasim e Noureddine Chouchane, classe 1980”. Trattasi proprio di quel Chouchane, classe ’80, arrivato in Italia con documenti falsi nel 2003, dopo aver tentato di andare a combattere in Iraq. “Quattro anni dopo ottiene un permesso di soggiorno ad Ancona e comincia a lavorare come muratore a Novara e dintorni, l’altro vertice del triangolo assieme a Gallarate e Milano”, evidenzia Il Giornale. In realtà, segnalazioni successive aquel periodo davano Chouchane come residente “abusivo” nelle case popolari di via Sant’Agabio. Della questione si era occupato anche il consiglio comunale di Novara a seguito di un’interrogazione presentata dal consigliere Daniele Andretta che chiedeva maggiori controlli sulle occupazioni degli alloggi popolari della città.
Dopo la parentesi novarese, Chouchane rientra in Tunisia con la primavera araba. In Siria, dove torna a combattere, incontra Abu Nasim. I due, e questo è un dato certo emerso dai documenti, si trasferiscono fra il 2014 e 2015 in Libia dove creano una base a Sabrata. Qui vengono addestrati gli attentatori del museo il Bardo.
Gli stessi, a quanto pare, “gestiscono a Sabrata il rapimento dei quattro tecnici italiani della ditta Bonatti del luglio 2015, non per tagliar loro la testa davanti ad un video, ma per soldi. Il raid aereo Usa sulla loro base del 19 aprile fa precipitare la situazione. Nel caos della battaglia due ostaggi vengono liberati. Gli altri due rimangono uccisi con i loro carcerieri tunisini . Al Corriere della Sera, l’intelligence libica rivela di aver arrestato a Sabrata la moglie di Fezzani con 500 mila euro in tasca, forse parte del riscatto pagato per la liberazione degli ostaggi sopravvissuti. Al Giornale risultava, però, che la moglie catturata fosse Rahma Chikhaoui, consorte di Chouchane”.
Un intreccio già noto ma che oggi trova conferma e che desta quantomeno preoccupazione per una porzione di territorio di cui fa parte anche il Novarese e nell’ambito del quale si sono sviluppate strategie organizzative confluite poi in stragi ed attentati di matrice terroristica, senza che mai se ne avesse avuto sentore.