Ci sono tanti modi per avere cura degli altri. Antonella lo fa (anche) prendendoli per la gola. Sì perché Antonella Bagnati è la fiduciaria della Condotta di Novara di Slow Food, nata di recente su sua sollecitazione e grazie ad un manipolo di irriducibili buongustai.
Ma la vita di Antonella è di quelle che non basterebbe un romanzo a raccontarla. Imprenditrice, sognatrice, viaggiatrice. Ad Hong Kong ha passato molta parte della sua vita, lavorando nel settore della moda, ma con un chiodo fisso: l’enogastronomia.
Single per scelta “Quando viaggi tanto la tua famiglia è il mondo che incontri”, curiosa “Ho assaggiato tutti i cibi più strani, compresa un’anatra lessata con i vermi che vengono allevati in Tibet, considerati un potente rimedio antitumorale”, determinata “Mi sono occupata di un ristorante ad Hong Kong, perché ovunque c’è modo di mangiare bene. Occorre mettere cura in quel che si fa ed avere a cuore il benessere dei clienti”.
Sommellier e più recentemente appassionata della moda delle birre artigianali, Antonella, tornata nella sua Novara, è rimasta folgorata dal motto di Carlin Petrini, fondatore di Slow Food e cultore del cibo “buono, pulito e giusto”.
“In verità mi sono avvicinata a Slow Food grazie a Terra Madre (la rete mondiale creata proprio dall’organizzazione di Petrini, impegnata a salvaguardare la qualità delle produzioni agroalimentari locali), ma poi ho capito che avrei potuto dedicare molte risorse ed energie alla mia città ed a quel territorio meraviglioso che è il Piemonte”.
La sua vita è oggi una continua ricerca fra cantine, piccole aziende agricole, produttori di nicchia “Il burro migliore? In Valsesia! La mozzarella di bufala? Sulle sponde del Ticino! I tartufi? Guardatevi dalle imitazioni. Quelli realmente albesi sono rari!”. E la ricerca porta a nuove iniziative con Slow Food ed a continui scambi di informazioni e suggerimenti ai ristoratori locali. Oltre a campagne sociali “quella contro gli sprechi ad esempio, un fatto culturale: se andate al ristorante ed avanzate il cibo meglio chiedere di poterlo portar via. Tanto verrebbe buttato. Ed il cibo è un bene troppo prezioso perché sia sprecato!”.