Quando ha cominciato a lavorare faceva il vetrinista per la Rinascente. Oggi è un’icona della moda, in questi giorni onorato e vezzeggiato per i suoi 80 anni portati in splendida forma. E’ Giorgio Armani, uno dei più grandi stilisti di tutti i tempi, imprenditore di successo, mecenate nello sport (uno dei rari casi in cui ha ancora un senso parlare di mecenatismo). Ne scriviamo non nella presunzione di aggiungere qualcosa di nuovo ai fiumi d’inchiostro versati in queste ore sulla sua storia e nemmeno ai milioni di clik su commenti e citazioni nei social network. Ci mancherebbe.
Ma per provare a parlare appunto di mecenatismo, ovvero di quella caratteristica propria anticamente degli aristocratici e possidenti (oggi diremmo più banalmente “imprenditori”) a sostenere e coltivare l’arte, la cultura, la bellezza, in tempi più recenti anche lo sport…
Quello insomma che a Novara manca come il pane… Qualche esempio? Per rimanere all’attualità possiamo parlare di sport, constatando che mai come in questi giorni, in queste ore, in questi mesi, si è assistito ad una morìa sistematica di società e sodalizi (il caso Stars basket è solo l’ultimo in ordine di tempo, per non parlare dell’Hockey una volta bandiera dei colori azzurri), anche di grande valore e spessore, per carenza di risorse e di sostegno tangibile… Questo in una delle città che ha sempre fatto un vanto dell’eccezionale livello e numerosità della pratica sportiva individuale e non…
Premessa doverosa: sono un’appassionata di basket e di Milano in particolare. Ma anche all’osservatore più distratto non può sfuggire come Armani, che ha bruciato 100 milioni di euro per riportare l’Olimpia a conquistare lo scudetto, l’abbia fatto fondamentalmente per passione, ovvero mecenatismo. D’altra parte c’è da capirlo: come poteva lui maestro d’eleganza a tutto tondo, non apprezzare le peculiarità di una pratica sportiva che ha nell’estetica uno dei fattori prevalenti? Non stiamo parlando della bellezza fisica dei giocatori (alcuni invero bruttarelli forte), ma della plasticità di questo sport, che abbina fisicità e cervello in modo inversamente proporzionale a quello che ad esempio accade in altri contesti (e qui mi fermo per non tirarmi addosso le ire del resto del mondo sportivo!).
Perché un fatto distingue sostanzialmente un mecenate da un qualsiasi imprenditore che decide di devolvere una qualche somma in una sponsorizzazione sportiva per ragioni diverse (immagine, investimento, o altro ed in qualche caso anche di meno nobile!) ovvero l’interesse primario del mecenate a provare piacere in prima persona circa l’oggetto del proprio beneficio.
Insomma il mecenate fondamentalmente lo fa per sè stesso in primo luogo, anche se di conseguenza sono poi in tanti a goderne dei risultati (soprattutto quando positivi). Di fatto Armani per il basket è questo ed è ormai opinione condivisa che il suo ingresso, imponente, nel mondo della palla a spicchi abbia rivitalizzato una disciplina che arrancava e che al contrario ora vede i palazzetti riempirsi fino a scoppiare. Oggi l’Olimpia Milano ha ben 201 sponsor (il numero massimo mai raggiunto, evidentemente ed anche sull’onda del fascino del mecenate) che hanno portato sette milioni di euro nel 2013, cui vanno aggiunti tre milioni fra incassi ed abbonamenti nella stagione appena conclusa.
Ed a Novara? A Novara (se si esclude la figura eccezionalissima del patron della Igor, Leonardi, già pluri impegnato su svariati fronti e la vicenda del Novara Calcio che ha però tutt’altra storia – fortunatamente almeno da questo punto di vista non in emergenza) mecenati non ve ne sono alle viste, purtroppo. Magari qualche sporadico caso di imprenditore che investe o perché trascinato dall’insistenza degli amministratori pubblici, o perché appassionato di suo ma con scarse risorse, o ancora perché interessato ad altro e quindi infilato di forza in un circolo di dare avere che, se in qualche caso porta pure a risultati, questi in definitiva non riescono mai ad essere convincenti e soprattutto duratori.
Ovviamente la crisi ha messo i bastoni fra le ruote di suo… Chiaro. E così anche quelle briciole di sponsorizzazioni che fino a ieri mantenevano in vita sodalizi anche importanti sono state spazzate via, magari da bisogni più contingenti (ma non confondiamo il mecenatismo con la beneficienza, che è altra cosa, lodevolissima, ma non oggetto del nostro ragionamento).
E’ evidente che in una situazione simile servirebbero incentivi più importanti! Ad esempio alla città di Novara potrebbe essere utile un progetto sportivo di un qualche respiro… Anni fa si registrò l’iniziativa Novara è Sport che aveva l’obiettivo di convogliare una serie di sponsorizzazioni, sotto il cappello municipale, per redistribuirle alle società , compensando così la carenza di fondi pubblici disponibili. Un progetto che ebbe un qualche successo ma che ora, onestamente, pare traccheggiare. Insomma servono idee nuove accompagnate dalla volontà dell’amministrazione comunale di investire seriamente nello sport di vertice (quello poi in grado di trascinarsi dietro anche la pratica di base) con obiettivi chiari e definiti, superando la logica emergenziale delle società che pure avendo i titoli non riescono ad iscriversi ai campionati, ma semmai offrendo loro una programmazione seria circa aiuti e facilitazioni.
Ancora: convogliando proprio nello sport le diverse sponsorizzazioni che pure esistono e che paiono invece finire in mille rivoli quanto produttivi è da capire. In tempi di vacche magre, come quelli di oggi, le scelte sono fondamentali e non è possibile riuscire ad accontentare tutti, soprattutto quelle iniziative che, sebbene magari lodevolissime, hanno scarso consenso di pubblico o sono improduttive (ad esempio “Insieme per decidere”… Ovvero una inutilissima e fin troppo costosa prova muscolare di apparente consenso da parte dell’amministrazione, svaporata in un amen) e la cui finalità continua a sfuggirci. Certo scegliere è difficile e non v’è dubbio che le scelte impongano di scontentare qualcuno… Ma se l’intendimento è quello di “salvare” lo sport novarese, queste vanno fatte ed anche con un certa urgenza.
In attesa del mecenate che, speriamo, verrà!
Isabella Arnoldi