Venga, caro Presidente del Consiglio dei Ministri. Venga un po’ a vedere cosa succede a Novara…
Fanno sul serio i Costruttori ed edili associati all’Api che scrivono con i vertici dell’associazione a Matteo Renzi per denunciare una situazione che sta già seminando le prime vittime. Sul banco degli imputati, il sistema adottato dalla Giunta di Novara per aggiudicare gli appalti: 432 aziende (solo 52 di Novara) iscritte in un lungo elenco e ad ogni appalto viene fatta una bella estrazione. Le 20 aziende o imprese sorteggiate possono partecipare al bando. Le altre sono “out”.
Insomma, lavorare diventa un terno al lotto in città. E come a Novara succede anche in altre zone del territorio di competenza dell’Api, come Borgomanero e Varallo Sesia.
Durissima la presa di posizione del direttore di Api Novara, Vercelli e Vco, Paola Pansini: “Non bisogna essere surrealisti, ma obiettivi: qui non si vede nessuna ripresa e in più ci mettono i bastoni tra le ruote. Il nostro compito è quello di tutelare le aziende associate e faremo di tutto pur di centrare l’obiettivo. Dopo diversi incontri intercorsi con il Sindaco di Novara e con i rappresentanti della Giunta, ci è stato detto che non c’era l’intenzione di cambiare questo metodo di aggiudicazione degli appalti, nonostante abbiamo spiegato che tale sistema affossa letteralmente le aziende locali. Non hanno capito quindi noi andiamo avanti nella nostra protesta. Abbiamo scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri, vicino politicamente al nostro Sindaco. Ci auguriamo che risponda alle nostre richieste“.
Nella lettera, l’Api chiede di ripristinare sul territorio il “diritto inviolabile al lavoro”, esponendo i fatti: “Ci spiace di trovarci di fronte ad un’amministrazione “sorda” che liquida le imprese con motivazioni legate al mero risparmio in termini di tempo e non su basi economico finanziarie“. Infatti, a Palazzo Cabrino si sostiene che il sorteggio acceleri i tempi di cantierizzazione dell’opera e sgravi la burocrazia: “Vorremmo ricordare – dicono all’Api – che i funzionari comunali sono pagati da noi per gestire le fasi necessariamente richieste da una procedura aperta di appalto… Lo fanno in orario di lavoro, quindi dove sta il problema?“. Del resto, può succedere, come è già successo, che tra le 20 imprese sorteggiate nessuna voglia o possa partecipare al bando previsto (anche perché le imprese riscritte all’elenco di fornitori si registrano con più certificazioni, senza però approfondire il settore di specializzazione). Solo nel momento in cui si riunisce la commissione giudicatrice per aprire le famose buste pervenute, il Comune può constatare che la gara è andata deserta. E allora si ricomincia. E questa non è una perdita di tempo? Decisamente sì. “E allungando ulteriormente i tempi si rischia anche di perdere i finanziamenti per il territorio, rendendo le aziende sempre più povere e il territorio stesso sempre più degradato“.
“Già la passata amministrazione – spiega Pansini – aveva ipotizzato l’utilizzo di questo sistema. Il Sindaco e l’assessore competente, all’epoca, avevano incontrato i vertici dell’Api e, dopo averci ascoltati, avevano deciso di mantenere la procedura aperta perché avevano capito che, in altro modo, si sarebbe messo in serio pericolo il destino di molte nostro aziende. E così infatti è“.
La lettera di Api a Renzi si conclude così: “Venga personalmente a Novara a incontrarci e a sentire le serie e concrete proposte di una parte di Piemonte che vuole solo lavorare e costruire un’Italia migliore”. Parallelamente alla lettera dell’Api No, Vc, Vco è partita anche una missiva del Nazionale a sostegno dell’associazione piccole e medie imprese locale in cui si chiede a Renzi di far ripartire realisticamente l’Italia, iniziando proprio dal Piemonte e dal territorio in questione in modo particolare.
“In Comune – continua Davide Bellé, presidente del Collegio Costruttori – ci hanno detto che le nostre richieste sono esclusivamente personali, non ci hanno nemmeno ascoltati. E’ assurdo. Qui le aziende chiudono, mentre noi chiediamo soltanto di poter partecipare liberamente ai bandi. Non vogliamo essere favoriti, vogliamo avere la possibilità di provare a lavorare. Inoltre, ormai, la burocrazia è arrivata a livelli tali che succede anche che le imprese chiudano i battenti perché le autorizzazioni arrivano troppo tardi. Qui sembra di fare una partita a poker, ma in gioco ci sono il lavoro e tante famiglie che su di esso devono vivere“.
E gli imprenditori si sentono dire da Palazzo Cabrino che “in ogni caso, per lavorare ci si deve associare, unire, perché le piccole imprese sono destinate a spegnersi“. Parole imbarazzanti che vanno a colpire una categoria già pesantemente in crisi senza che ci si mettano anche le scellerate dichiarazioni e decisioni di un’amministrazione che non ha retrocesso di un passo, nemmeno dinanzi alle evidenti difficoltà del settore locale. “E’ vero che si tratta di appalti sottosoglia (ossia sotto la soglia del milione) ma non buttiamo certo via lavori da 400 – 500 mila euro. Sono quelli che consentono la sopravvivenza delle nostre imprese. E se ne risente l’edilizia ne risente conseguentemente il manifatturiero. Una crisi dietro l’altra“.
Desolante quanto sincero il commento finale di Pansini: “Non ci stupisce che Novara sia maglia nera nella gestione della crisi con Viterbo e Latina… Il tempo è scaduto, non vogliamo che il nostro territorio cada nell’oblio. Per questo intraprenderemo tutte le iniziative necessarie a difendere quello che abbiamo creato in questi 60 anni“.