Buongiorno
Novara

Il Bari fa suonare le sirene. Maniero per ora non basta. Urge cambiare, ma chi o che cosa?

DAI CAMPANELLI ALLE SIRENE

Delle cinque sconfitte in sette gare interne, quest’ultima contro il Bari è decisamente la meno meritata e forse anche per questo la più preoccupante. Pace quando non raccogli nulla dopo una gara abulica o senza costrutto (stile derby per intenderci), non altrettanto digeribile quando gli azzurri danno tutto ciò che hanno, nel solo quanto inefficace modo attualmente disponibile, e se la cosa non basta a fare risultato, non si capisce cosa debba accadere per invertire una rotta che certifica un ruolino senza appello delle partite casalinghe. La classifica non è drammatica, ma i campanelli d’allarme sono divenute sirene spiegate che nessuno si può più permettere di ignorare.

QUEI TRE MINUTI DI BARI

Dopo un discreto primo tempo azzurro, la gara si decide nei primi tre minuti della ripresa, con un Bari che nei numeri, si sapeva avesse nell’inizio sprint dei secondi tempi una sua caratteristica precipua. Malgrado ciò gli azzurri rischiano subito al 1′ minuto, quando dopo un possesso prolungato, Tello mette palla a centro area, dove Cissè anticipa in bello stacco Golubovic e Del Fabro, mandando la sfera sotto la traversa, costringendo Montipò alla prima difficilissima parata. Ma come nel recente passato (Salernitana docet) è a sinistra che avviene la frittata, solamente due minuti dopo. Calderoni insegue Galano venuto fino a centrocampo, nel buco lasciato libero si infila Tello servito da Anderson su cui si era alzato Mantovani. Orlandi che aveva seguito Tello fino quasi all’ingresso dell’area, lo lascia sul più bello e questi ha così tutto il tempo per alzare lo sguardo e toccare al centro per l’accorrente Petriccione, al quale non sembra vero di poter battere col piatto sinistro verso la porta spalancatagli davanti. Il Bari è tutto qui, ma per questo fragile Novara è abbastanza, perchè poi sarà sufficiente finalizzare con Anderson, un facile contropiede in superiorità numerica, sfruttando l’inevitabile sbilanciamento azzurro nel finale. Il goal di Maniero a tempo scaduto è solo un’ulteriore beffa, utile solo ad alimentare i rimpianti.

SULLE FERITE SOLO PANNICELLLI CALDI

La propensione al masochismo assume contorni epici, quando dopo sconfitte al curaro come quella contro i galletti pugliesi, c’è da rimettersi davanti alla tv a vivisezionare la partita, sollecitando ferite aperte con il tasto rewind, usato come la lama di un coltello sui lembi ancora da cicatrizzare. Ciò che ri-vediamo è una sorta di “vorrei ma non posso” che nelle gare casalinghe assomiglia ad una patologia conclamata dai numeri impietosi. Corini si limita ai pannicelli caldi, applicando quei pochi ed usurati unguenti disponibili. Il 3-5-2 funziona solo se la difesa regge, perchè se c’è da recuperare provando ad attaccare le altrui difese schierate, si finisce per assistere ad un generoso quanto sterile canovaccio.

CONTROPIEDE UNICA SOLUZIONE

La ricerca di ampiezza ha certamente una logica, quando il Novara può attaccare in campo aperto. Gli esterni con piedi educati (Dickmann, Calderoni o Di Mariano) possono calciare palloni ad aggirare la difesa, che soprattutto Da Cruz, ma pure Di Mariano quando agisce da punta, riescono a gestire bene, attaccando alle spalle i centrali prendendo il fondo, oppure attraverso le imbucate centrali, ripartendo con palla scoperta (vedi l’occasione di Da Cruz al 5′, con fallo al limite non fischiato). Alla funzione assolve molto bene pure Mantovani, che con i suoi cambi di lato, riesce a sfruttare tale ampiezza, costringendo gli avversari a coperture affannose, spesso attraverso rotazioni difensive difficoltose. Questo fuori casa è chiaramente più facile, perchè l’inerzia del gioco è spesso nella facoltà degli avversari e se la nostra difesa resiste, prima o poi l’imbucata può arrivare, i 12 punti su 18 conquistati lontano dal Piola sono li a dimostrarlo. In casa però è tutto un altro film, con le squadre avversarie che solitamente ci aspettano, e la famosa ricerca d’ampiezza si riduce ad uno scolastico giro palla. Lo spazio per attaccare alle spalle i difensori non c’è, tanto meno si può pensare di passare per vie centrali. E allora gli esterni, quando non riescono a trovare il fondo, provano a mettere dentro palla dalla trequarti, con il risultato di esercitare i difensori centrali nello stacco, quasi mai ostacolati seriamente da un attacco azzurro del tutto inadatto al gioco aereo.

CI SAREBBE UN PIANO B

E’ stato più efficace Maniero in area piccola negli scampoli di partita sino ad ora disputati, di quanto non abbia fatto vedere quasi tutto l’intero reparto azzurro. E’ chiaro che con un centravanti di naturale vocazione, anche i tanti palloni buttati dentro nel Novara versione casalinga, troverebbero maggiore fortuna, e vista la mezzora contro il Bari, è lecito sperare in un miglioramento del disastroso rendimento interno. Ma attenzione, se il rimedio alle 5 sconfitte su 7 partite al Piola, è solo sulle spalle di Maniero, non c’è da stare allegri. Ci vuole un piano B, cosa che Eugenio Corini sino ad ora non è riuscito confezionare. L’alibi dei numerosi infortuni lo assolve solo parzialmente, perchè un bravo allenatore, deve saper alimentare il fuoco con la legna disponibile, e anche se qualche elemento è ancora un po’ troppo “verde” qualche risorsa da far fruttare meglio ci sarebbe. Se hai degli elementi poco propensi al gioco areo, la prima cosa da evitare, dovrebbero essere proprio le palle alte buttate dentro a casaccio. Quando non c’è un bomber da schierare in mezzo all’area, devi giocoforza cambiare atteggiamento, cercando di far uscire i centrali, attraverso una tipologia di giocatore completamente diverso. Il famoso concetto del “falso nueve” tanto per fare un esempio, con un giocatore che sappia ricucire il gioco arretrando la sua azione, che cerchi soprattutto gli uno-due ed il palleggio con palla a terra, favorendo gli inserimenti negli spazi trovati proprio facendo aprire la difesa. Allora si che potrebbero inserirsi le nostre giovani frecce, divenute attualmente facilmente marcabili se spalle alla porta con i difensori ben piazzati. Potenzialmente gli uomini ci sarebbero, Sciaudone (o lo stesso Macheda) così “normale” nella posizione di interno, sembrerebbe poter rivestire quel ruolo chiave, mentre dietro di lui non mancano gli interpreti che sfruttino i possibili spazi per gli inserimenti. Ad esempio Da Cruz, Di Mariano, Chajia, e persino Ronaldo, lontano dalla zona pericolosa (quando perde il pallone sono dolori…), potrebbe sfruttare gli appoggi al limite, per sfruttare l’unica caratteristica positiva che ha mostrato anche a Novara; cioè la sua indubbia facilità di calcio con ambo i piedi. Tutte ipotesi che presuppongono un cambio di modulo ed uno specifico lavoro di velocizzazione del giro palla, con tocchi il più possibile di prima ed ampi movimenti di smarcamento. Una vera e propria rivoluzione nella filosofia, che troverebbe piena adattabilità però, anche nelle caratteristiche degli altri reparti; visto che gli esterni non sanno solo crossare o trovare il fondo, ma anche accentrarsi, cercando lo scambio al limite con la concreta possibilità di diventare essi stessi protagonisti della fase offensiva. Lorenzo Dickmann ha in questo fondamentale una delle sue caratteristiche migliori, ma lo stesso Calderoni come pure Di Mariano, sanno accentrarsi e calciare verso la porta con indubbia qualità e personalità.

CAMBIARE ALLENATORE? FORSE, SE…

Tutta colpa di Corini dunque? In tutta sincerità, se bastasse cambiare allenatore la soluzione sarebbe tutto sommato semplice, ma non altrettanto efficace. Bisogna mantenere calma e freddezza, innanzitutto ragionando per obiettivi successivi. Primo dei quali fare 7 punti nelle prossime 6 partite, cosa non semplice ma non impossibile, se tutti quante le componenti (ambiente incluso), sapranno serrare le fila, tirando fuori le unghie. Una volta raggiunti i fatidici 25 punti, utili a mantenere la media salvezza, bisognerà fare i necessari quanto severi bilanci. Cominciando dall’annosa questione attacco, con un mese in più che servirà a capire se davvero il primo vero acquisto sarà stato proprio Riccardo Maniero, e chi fra Sansone e Maniero dovrà necessariamente trovare altra sistemazione, per arrivare a quell’elemento che tanto è mancato sino ad ora; come partner dello stesso Maniero o sicuramente come suo naturale sostituto.

I giovani vanno benissimo ed hanno fatto persino di più di quanto si sperasse, ma non possono certo reggere da soli, il peso e la responsabilità dell’attacco. In mezzo al campo, se come pare, Ronaldo è stato definitivamente bocciato, Schiavi poco utilizzato e Nardi rimandato, bisognerà giocoforza intervenire sia numericamente che qualitativamente. La difesa a tre ha esposto il reparto ad un surplus di fatica, per le prolungate assenze di rincalzi e con l’infortunio di Chiosa, oltre a Beye e Tartaglia che restano un punto di domanda irrisolto; sono urgenti e necessari dei rinforzi di immediata affidabilità. Se si crede in Eugenio Corini, questi 5/6 elementi che arriverebbero dal mercato di gennaio, dovranno essere non solo utili a far uscire il tecnico bresciano da questa perenne precarietà, ma decisamente funzionali a quella filosofia di gioco che sino ad ora, non è riuscito a mettere in mostra. Se la società invece, penserà esclusivamente a tappare le falle; allora l’ipotesi esonero non sarebbe affatto peregrina, e prima si fa, prima potrà produrre i propri effetti benefici, Come? Attraverso un allenatore ancora più difensivista, ancora più arcigno, ancora più sporco e cattivo, chiamato alla causa solo per aumentare la vocazione ad un calcio solo speculativo, per lavorare sulla testa di questo gruppo, per ottenere quel surplus di rabbia agonistica e cinismo, il tutto per riuscire a sopperire alle carenze che al momento appaiono piuttosto evidenti. Cambiare è il verbo che ruota intorno al destino di Corini, ma se tutte le componenti faranno il loro compito (piazza inclusa), non necessariamente la cosa lo riguarderà così direttamente.