Novara, dal punto di vista politico ed amministrativo ha spesso rappresentato un modello, una fucina di novità. Sovente un’avanguardia, sebbene un provincialismo un po’ troppo conformista abbia sempre negato questa sua peculiarità.
Lo fu con le amministrazioni di marca socialista degli “anni d’oro”, abbattute da Tangentopoli; con i primi vagiti del leghismo troppo inesperto ed approssimativo per risultare efficace; con la candidatura di Nando Cardinali (sebbene perdente) anticipatrice di molti anni l’esperimento meneghino con Pisapia. Infine con la stagione più matura del leghismo del “fare”, indubbiamente la migliore degli ultimi decenni di amministrazione locale, caduta però sotto i colpi dell’incoerenza di fondo fra quel modello ed un paio di mutande verdi… Strumentalizzate fin che si vuole, ma lì dimostrare l’inadeguatezza di un progetto politico caratterizzato da una drammatica assenza di idee e contenuti ideali, che si è limitato a ripetere ritornelli ossessivi che potevano avere un senso dieci anni prima, ma a lungo andare assolutamente privi di spinte propulsive capaci di consolidare un consenso mai così ampio, eppure mai così fragile…
E persino l’ultima trovata, quella del renzismo, ha rappresentato qualcosa di nuovo, sebbene già smarrito dall’evidenza di un’ inadeguatezza di fondo sul piano amministrativo, di un’incapacità congenita ad interpretare i ruoli, di un’impreparazione ingiustificabile dopo quattro anni di amministrazione praticamente monocolore…
La “notizia” dell’imposta ricandidatura di Ballarè e del sistema di potere a lui collegato (perché di questo si tratta e sono molteplici ormai gli episodi lì a dimostrarlo) non può non destare preoccupazioni, consegnando alle opposizioni – interne ed esterne – una responsabilità non delegabile.
In una situazione così complessa l’eccesso di personalismi e distinguo che caratterizza il centrodestra novarese sembra più roba da “Alice nel paese delle meraviglie” che analisi reale della situazione… Tutti i partiti, insomma, che non siano Pd – da Forza Italia, alla Lega, financo all’Ncd… – rivendicano il candidato, forse sicuri che l’impopolarità di Ballarè & soci sia sufficiente a portare a casa il risultato…
Il rischio grosso di questa situazione è che, ancora una volta, come già lo fu nel 2011, si tratti di una sicurezza illusoria.
Prova provata è il fatto che fra tutti i nomi di potenziali “papabili” (più o meno credibili), nessuno sembra capace di superare gli scogli dei veti incrociati delle segreterie, ma soprattutto nessuno pare in grado di coagulare attorno a sé un consenso più ampio, ovvero quello del voto moderato, capace, quello sì, di determinare un ribaltone.
La “colpa” (se così la si vuol chiamare) non è solo dei referenti locali, beninteso. Sarebbe ingiusta questa interpretazione e non credibile, perché lo stato di salute del centrodestra nazionale è sotto gli occhi di tutti ed il livello di confusione generale non contribuisce certo a far luce su equilibri ed alleanze in grado di determinare un qualsivoglia risultato, nemmeno (men che meno!) in chiave novarese.
Neppure l’attesa dei risultati delle prossime tornate elettorali sembra utile a sciogliere dubbi e perplessità sulla strada da intraprendere; cui si somma l’aggravante della sfiducia generalizzata dei cittadini non solo nei confronti della politica in generale, ma anche nei confronti dell’utilità del voto, così come si evince dalla progressiva disaffezione alle urne che si è registrata negli ultimi anni (pure quando in ballo ci sono elezioni amministrative!).
La considerazione generale che la “politica”, nei suoi riferimenti nazionali, non sia più in grado di corrispondere agli interessi di una comunità come quella novarese è nei fatti e non è un caso che questa convinzione stia mettendo radici profonde in vari strati della popolazione ed a vari livelli. Così come testimoniato dai diversi tentativi in atto di dar vita a movimenti e gruppi a carattere civico, buoni nelle intenzioni, ma rischiosi in quanto forieri di ulteriori parcellizzazioni dei consensi…
Però è un inizio, verrebbe da dire. Da qui Novara potrebbe ripartire. Tirando fuori dal cassetto quel carattere innovatore che ha fin qui sempre dimostrato di saper utilizzare nei momenti di maggiore criticità, dando vita ad un movimento in chiave esclusivamente locale, inclusivo e trasversale, in grado di lavorare su una piattaforma programmatica rappresentata da pochi punti fermi e condivisi, da sviluppare mano a mano che il dibattito elettorale si farà più acceso.
Un movimento capace di imporre (meglio sarebbe condividere!) un sistema di elezioni primarie per l’individuazione di un candidato da contrapporre con credibilità e qualche chance di successo alla sedicente “corazzata” di Ballarè, che rischia altrimenti di vedersi di nuovo confermata in assenza di una possibile (in termini di consenso ovviamente) valida alternativa.
Ma è pronta Novara per questa rivoluzione copernicana?