Anni di discussioni, di dibattito politico ed etico, anni di attesa: e dopo tutto questo tempo, il biotestamento diventa legge. Sono le lacrime di coloro che hanno combattuto a lungo per arrivare a questo tragardo a caratterizzare tale conquista. Sono Emma Bonino, Mina Welby con quei personaggi che hanno lottato in prima linea per arrivare a questo.
Lo scorso anno, un ampio dibattito, anche a Novara, era stato sviluppato nel corso di un convegno promosso dall’associazione per la Tutela dei Diritti del Malato: l’eutanasia raccontata dalla stessa Mina, moglie di Piergiorgio Welby, da Balduzzi (che ha dipanato un’analisi giudridica del tema), dallo scrittore e teologo Vito Mancuso. E da quel momento anche nel Novarese sono partite prese di posizioni importanti che hanno portato il tema del biotestamento all’approvazione definitiva.
“Siamo soddisfatti del traguardo che l’Italia ha raggiunto in un contesto così delicato, ma anche così importante – dichiara Roberto Mari, presidente dell’associazione Tutela dei Diritti del Malato di Novara – Il convegno che avevamo a suo tempo promosso era riuscito, attraverso le parole dei relatori, a scuotere gli animi. E’ stato un momento centrale anche per il nostro territorio”.
“Il nostro Paese afferma un diritto fondamentale di autodeterminazione dell’individuo tagliando con l’approvazione della legge sul biotestamento un traguardo attesissimo – aggiunge la senatrice Elena Ferrara – l’approvazione della DAT premia, infatti, lo sforzo di chi chiede da decenni un gesto di civiltà. Penso a Mina Welby e a Beppino Englaro che in questi anni ha combattuto una battaglia quotidiana nel nome di sua figlia Eluana. Penso a Dominique Velati, Fabiano Antoniani e a chi, come loro, ha sofferto e invocato l’intervento dello Stato”.
“Il ringraziamento va all’Associazione Luca Coscioni e a tutti quelli che con noi hanno creduto nell’efficacia di questa Legge 2801 che è solo l’inizio di un percorso che molti cittadini chiedono – commenta Mina Welby – Questa Legge non è una legge sul termine della vita o fine-vita, che dir si voglia, ma ci accompagna con il consenso informato in rapporto con il medico fino alla fine. Le Disposizioni Anticipate sui Trattamenti valgono, come consenso informato, per un tempo dove saremo incapaci di esprimerci. Riassumendo: la legge 2801 afferma il diritto di autodeterminazione dell’art. 32 della Costituzione Italiana: accettare o non accettare e anche interrompere trattamenti sanitari”.
“Da oggi ogni persona maggiorenne, in previsione di una eventuale futura incapacità ad autodeterminarsi potrà, attraverso le Dat, esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari – conclude la dottoressa Rossella Marzi, direttore struttura complessa Terapia del Dolore del Maggiore di Novara – Sono convinta che questa legge rafforzi l’alleanza terapeutica medico – paziente perché garantisce il diritto di cura fino a quando tale diritto può essere esercitato, rispettando sia la libertà di chi vuole essere tenuto in vita il più a lungo possibile, sia quella di chi intende essere parte attiva nel decidere del proprio fine vita”.