Buonafede o dietrologia? Analisi del dibattito nato dopo lo sfregio allo striscione degli ultrà Nuares
Il gesto anonimo fatto dopo il 25 Aprile allo striscione apposto davanti all’ospedale dal gruppo dei tifosi azzurri Nuares, ha aperto un dibattito social che si presta ad una serie di riflessioni che vanno oltre la polemica politica.
“Ma cosa c’entra la politica?” è la domanda che in molti si sono posti e che anche qualche nostro lettore ci ha girato, dopo la pubblicazione ieri, del nostro articolo sullo strano “sfregio” allo striscione che gli ultrà hanno apposto davanti all’ingresso dell’ospedale Maggiore , in solidarietà di chi sta salvando vite umane. (https://www.buongiornonovara.com/solidarieta-scambiata-per-politica-nella-notte-lo-sgarbo-allo-striscione-davanti-al-maggiore-affisso-dagli-ultra-nuares/)
“Un grazie non è sufficiente, onore a chi salva la nostra gente” questo hanno scritto i ragazzi del Gruppo organizzato Nuares, con il dichiarato intento di manifestare tangibilmente, la loro vicinanza a medici, infermieri e personale sanitario che sta lottando da mesi, a rischio persino della propria vita e quella dei propri familiari.
Ma allora perchè, quel segno rosso sopra la parola “nostre” apposto nella notte dopo il 25 aprile da una mano sconosciuta, debba per forza ritenersi un gesto politico? Gli indizi principali sono proprio la scelta del momento, che sembra davvero non casuale. Lo striscione dei tifosi azzurri è stato apposto ai primi di marzo, perchè la bomboletta rossa ha agito proprio a ridosso della festa della Liberazione? Difficile non pensare ad un collegamento, anche perchè segnare di rosso l’aggettivo “nostra” con l’intenzione di marcare il cambiamento di significato che ne scaturirebbe senza “…onore a chi salva la gente”, probabilmente secondo gli autori del gesto, farebbe assumere alla frase stessa, quella concezione di universalità che gli ultrà avrebbero scientemente voluto escludere, proprio grazie a quell’aggettivazione settaria. Per tutta risposta i ragazzi della Curva questa mattina, hanno rimarcato con lo spray azzurro la parola “incriminata”.
Elucubrazioni? Può essere, ma non sono pensieri completamente il libertà, perchè nel frattempo quello che è successo, ha inevitabilmente acceso un voluminoso dibattito social, che ha riguardato anche i nostri profili e proprio da alcuni interventi abbiamo tratto qualche spunto di riflessione. Se una grandissima maggioranza dei commenti è stata incline alla sorpresa e all’indignazione più o meno pacata infatti, c’è stato anche qualcuno che ha invece tentato di argomentare una qualche sorta di spiegazione, fino ad arrivare alla difesa, per non dire financo alla legittimazione del gesto.
Quando sono palesi, educate ed argomentate, le opinioni sono tutte legittime, un po’ meno lo sono i gesti di “sfregio” operati col favore delle tenebre, ma il punto sul quale vorremmo soffermarci, è se l’accusa più o meno velata di discriminazione, razzismo o settarismo di stampo destrorso rivolta al Gruppo Nuaeres, abbia o meno un qualche fondamento.
Lo diciamo a ragion veduta, perchè fra i commenti, si trovano anche le spiegazioni che forse anche per gli autori del gesto, comproverebbero la natura politica orientata a destra del Gruppo Nuares, che in quello striscione avrebbe utilizzato anche una sorta di codice stilistico e linguistico, per affermare la loro ideologia, con l’aggravante di aver utilizzato una situazione così drammatica per cavalcare il sentimento di vicinanza verso chi salva le vite in corsia.
L’uso della parola “onore” ad esempio, per qualcuno più che un indizio, ma più ancora l’utilizzo di quel carattere inconfondibile, che sin dagli anni ’70 caratterizza l’iconografia classica della destra militante, a partire dalle manifestazioni degli studenti iscritti al Fronte della Gioventù, per arrivare ai cartelli ed agli striscioni di oggi griffati Forza Nuova, passando pure da formazioni neofasciste come Movimento Politico o Meridiano Zero.
Ci sono studi interessanti sull’origine di questa sorta di marketing identitario, che molto probabilmente il neofascismo italiano ha importato dai nazionalisti d’Oltralpe (oggi Front National). Ordre Nouveau, movimento dell’estrema destra francese che fra il 1969 e 1973 aveva dato infatti, a riunioni, convegni e congressi, una precisa e riconoscibile forma stilistica e scenica, con la croce celtica in primo piano, accanto al carattere dei Campi Hobbit, quasi del tutto sovrapponibile al font utilizzato dal Fronte della Gioventù, ora divenuta la chiara matrice dei manifesti e delle pubblicazioni dei movimenti di destra italiani, che tanto somiglia al carattere scelto dagli Ultrà.
Ordre Nouveau aveva illustratori e disegnatori che con il loro intuito, hanno finito per determinare un vero e proprio branding, che forse è più corretto definire corporate identity. Tra i fumettisti, si fece strada Jack Marchal, autore del “ratto nero”. Un topo di fogna diventato il Mickey Mouse dei neofascisti prima francesi e poi italiani, raffigurato proprio nel manifesto del Campo Hobbit, al punto di diventare la mascotte del GUD (Groupe Union Défense) altra sigla post-sessantottina dell’estrema destra francese.
Questo carattere di origine neofascista ispirato al razionalismo, nell’era digitale divenuto font, non ha un nome, mentre si definisce “Ultras Liberi” oppure “Football Attack” il font utilizzato dal Gruppo Nuares e questo dovrebbe spiegare già molto. Se è vero come è vero che questi stilemi si somigliano moltissimo, è altrettanto vero come nell’era digitale della facile auto-produzione di materiale propagandistico, Football Attack è divenuto il carattere scelto dal mondo Ultrà per rappresentare se stesso, e non certo un’ideologia politica. Sarà forse perchè sono molte le tifoserie orientate a la droit abituate ad usare quello stile, ad averle importate per prime fra le curve del calcio, ma ad un certo punto l’iconografia è divenuta d’uso comune, proprio come griffe di riconoscibilità del mondo ultrà, indipendentemente dall’ideologia fondante della singola curva.
La prova più evidente ce la forniscono proprio quelle tifoserie che hanno una chiara matrice ideologica, ma che pur differenziandosi nel contenuto dei messaggi, sono praticamente sovrapponibili nella scelta del font di scrittura. Se voi guardaste uno striscione laziale ed uno romanista, in bianco e nero, senza soffermarvi sugli slogan, non riuscireste a distinguerne la matrice, malgrado le due tifoserie siano ideologicamente agli opposti estremi.
E’ molto probabile dunque che qualcuno più avvezzo alla politica che al calcio, abbia notato i caratteri e leggendo la frase degli ultrà azzurri, ci abbia visto quella dietrologia politica che li ha poi spinti al gesto dell’altra notte.
Se le chiare motivazioni espresse al momento della posa dello striscione e ribadite ieri in un comunicato dai Nuares non sono bastate “per ‘nostra’ intendiamo la gente che fa parte della città di Novara, per farci sentire ancora di più uniti come cittadini senza alcuna distinzione di genere”, è solo perchè evidentemente non si conosce bene il Gruppo organizzato in questione.
Fra quei tifosi azzurri c’è un’assoluta varietà di opinione e diverse sensibilità ideologiche che possono convivere, proprio perchè la politica è stata messa fuori da una precisa scelta fondativa.
Abbiamo visto nascere i Nuares solo qualche anno fa e seguendo il Novara calcio ed i suoi tifosi, conosciamo di persona molti suoi componenti, per questo sappiamo come si possano trovare persone che non fanno mistero della loro appartenenza ed estrazione ideologica o politica, per questo non ci è sfuggita l’assoluta eterogeneità del Gruppo e questa è la principale garanzia che niente o nessuno può unilateralmente indirizzare le iniziative verso l’una o l’altra parte politica o partitica.
Ma c’è di più, nel Gruppo Nuares ci sono anche alcuni di quegli “eroi” in corsia, che hanno lottato e lottano per salvare delle vite. Qualcuno si è ammalato e persino perso dei familiari a causa del coronavirus. L’ultima cosa che avrebbero consentito, è proprio quella di farsi strumentalizzare politicamente un dolore inimmaginabile provato sulla propria pelle.