“Siena, Atalanta e Novara avrebbero creato un sistema per essere promosse in serie A” lo ha detto ieri il Pubblico Ministero Roberto De Martino davanti al gup di Cremona, durante la quinta udienza per il processo al calcioscommesse, che nel 2012 portò all’arresto dell’ex bomber Cristian Bertani. Nella requisitoria il pm Di Martino, oltre a chiedere il rinvio a giudizio di Antonio Conte, nonché degli ex azzurri Ventola, Shala, e Fontana, ha gettato pesanti ombre sulla correttezza della società presieduta da Massimo De Salvo, presupponendo un disegno atto a garantirsi il passaggio alla categoria superiore. Siamo dunque sull’orlo di un nuovo abisso giudiziario, con la prospettiva di ulteriori pesanti penalizzazioni contro il Novara calcio? Assolutamente no, sgombriamo il campo da ogni dubbio e preoccupazione, non c’è nessun dirigente chiamato in causa e la posizione della società non è in qualche modo chiamata in correità. Resta però la gravità di questa accusa, anche per le inevitabili ricadute sul piano dell’immagine.
Come è possibile infatti chiamare in correità le società, le quali pagavano i propri giocatori per vincere le partite, mentre questi sono accusati dalla stessa Procura per aver fatto l’esatto contrario, cioè aver venduto e taroccato delle partite, proprio contro l’interesse delle squadre di appartenenza? Delle due l’una, sembra addirittura uno spunto per una possibile tesi difensiva: “Io non c’entro – potrebbe sostenere un tesserato – lo ha detto De Martino che il “disegno” era societario…”.
Una verità sostenuta dal fatto che il Novara calcio sulla questione si è addirittura costituito parte civile, a suffragare la tesi che, semmai, De Salvo e soci sono parte lesa, e non certo dei loschi mistificatori, ideatori del disegno antisportivo ipotizzato dall’accusa.
De Martino porta a sostegno della sua tesi il fatto che a Siena, Atalanta e Novara, siano ascrivibili diverse partite finite nella lente di ingrandimento della giustizia sportiva. Peccato che di tutto quel polverone messo insieme da Palazzi, sia rimasto attaccato ben poco. Fra gli asciugamani che nascondevano banconote (Bertani avrebbe lasciato il pacco sospetto presso la hall dell’Hotel La Bussola, ma li nessuno lo ha mai visto); celle telefoniche che rilevano l’ovvio (cioè i telefonini di Bertani e Carobbio attaccati alla cella di corso Vercelli, guarda caso mentre giocano la partita Novara-Siena e non certo per tramare aggiustamenti) ed altre amenità simili, come il famoso incontro segreto (davanti a tutta la squadra nella hall dell’Hotel Europa) fra Drascek e Vitiello suo amico e testimone di nozze; resta il fatto che tolta tutta la fuffa, le partite rimaste oggetto di un qualche credito sono rimaste due: il famoso Novara-Siena 2-2 che inguaierebbe il tecnico della nazionale, e quel Chievo-Novara 3-0 di Coppa Italia, che quindi non centrerebbe proprio nulla con la lotta per la serie A trattandosi di una competizione diversa. In ogni caso parliamo di una sconfitta sonante a Verona, ed un pareggio con il Siena già praticamente in serie A (Conte festeggerà solo sette giorni più tardi in casa) e di un Novara con i play-off già garantiti. Tutto sto complotto per tre schiaffi al Bentegodi ed un pareggino in casa? Come malfattori gli azzurri sarebbero proprio scarsi, anche perchè il “disegno” denunciato dal pm Di Martino, non portò neppure direttamente alla serie A, ma agli spareggi promozione, che tutto sono tranne che garanzia di salita per la serie maggiore.
Possiamo comprendere che un pm cerchi di enfatizzare e caricare di contenuti il proprio teorema accusatorio, ma quando ciò che dice chiama ingiustamente in causa un soggetto neppure indagato e ferisce l’onorabilità di una società che proprio in tribunale e nella posizione di parte civile richiedente giustizia attende finalmente una parola chiara, che ripulisca definitivamente l’immagine di una piazza troppo spesso sporcata da facili meschini schizzi di fango.
Un Novara che ha pagato fin troppo caramente un’anomalia della giustizia sportiva che si chiama “Responsabilità Oggettiva” (puniti per non aver saputo controllare i propri tesserati infedeli); prima con una pesante penalizzazione in classifica ed infine con l’impossibilità di chiedere il ripescaggio in B, quando nell’estate del 2014 ne avrebbe avuto diritto più di chiunque altro.