Alberto Toscano è il giornalista novarese che da trent’anni è corrispondente da Parigi per diverse testate italiane, fra le quali Il Giornale.
In queste ore si trova a Novara, in visita alla madre ed ai numerosi parenti ed amici con i quali intrattiene rapporti costanti. Però anche da qui sta seguendo le vicende parigine, dopo l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, in contatto continuo con i colleghi ed in procinto di ripartire.
“Siamo tutti traumatizzati c’è un’atmosfera da dopo 11 settembre incredibile. Tutti hanno la percezione che esista un prima ed un dopo… Le cose non saranno mai più le stesse, niente sarà più come prima!”.
Gli amici, i colleghi che hai sentito in queste ore… Che impressione ti hanno dato di Parigi, oggi? “Di grande sgomento, ma anche di importante riflessione. Innanzi tutto c’è la convinzione che da oggi esista un problema in più e cioè quello di gestire la libertà di stampa, che è la vera ragione di questo attentato. Non è possibile accettare che la libertà di espressione sia condizionata da questi atti di violenza”.
“Il secondo aspetto è che la Francia si è accorta di quanto “piccolo” sia il suo dibattito politico interno: si discute dell’aumento delle tasse sul gasolio e poi si scopre che ci sono fragilità molto più importanti che riguardano la società tutta e che richiedono ben altro livello di confronto. Infine c’è la questione delle relazioni fra le varie componenti della società francese, perché la questione islamica non può più essere trattata con i parametri cui siamo abituati: il rispetto dell’Islam in quanto tale necessita la condanna ferma delle componenti violente, senza per questo dover cadere nell’islamofobia. Le nostre sono società aperte e plurali che hanno la diversità come vocazione e ciò va rispettato. Il problema si apre con le con le frange violente che non possono essere trattate con tolleranza democratica. Questo è anche indice di maturità di una democrazia e questo aspetto va ricercato”.
Eppure l’accusa di islamofobia, quando si fanno critiche dirette al mondo islamico, è piuttosto frequente “Scatenare l’islamofobia è la loro propaganda. E’ la linfa di cui si nutrono questi estremisti. Per questo spesso alcune critiche condivisibili vengono esasperate e per questo occorre molta attenzione”.
Perché la Francia, perché Parigi? “La società francese è più esposta, anche dal punto di vista storico. Le ex colonie sono state fonte di immigrazione massiccia ed infatti questi attentatori hanno origini algerine, pur essendo nati in Francia. In un Paese dove ci sono sei milioni di islamici, una comunità molto ampia, queste frange violente possono annidarsi con più facilità che altrove”.
Ma le comunità islamiche francesi come giudicano questi fatti? “Un tema di cui si parla poco è che, anche prima di questo tragico 7 gennaio, il dibattito interno al mondo islamico è sempre stato molto forte. Ci sono stati in passato anche attentati contro imam che sono stati giudicati troppo aperti nei confronti delle altre religioni o hanno condannato il terrorismo di matrice islamica. Credo che questa vicenda accenda ancora di più questo confronto, che a mio avviso è positivo perché mira a marginalizzare i violenti. Questa è una prova di forza durissimo che deve vedere la Francia tutta coinvolta. Di prima mattina c’è stata anche un’esplosione vicino ad una moschea a Villefranche-Sur-Saone e la tensione è altissima”.
Ma sulle motivazioni di questo gesto, quale ti sembra sia l’opinione più diffusa? “Che questo è un attentato diverso dagli altri. L’impressione è che non c’entri la politica mediorientale, la presenza francese nel Mali o la proposta di Hollande del 31 dicembre di un impegno multinazionale in Libia. Qui alla base di tutto c’è la volontà di non far pubblicare quelle vignette e questo è l’aspetto più inquietante della vicenda. Personalmente ho seguito da giornalista in Francia tutti gli attentati che si sono susseguiti negli anni: da quelli negli anni 80 di matrice filo islamica a quelli degli anni 90, durante la guerra in Algeria. Questo è particolare, perché si ricollega a filo doppio alla libertà di espressione del pensiero. Un fatto che ha l’obiettivo di minare alla base la nostra civiltà e la nostra democrazia. E’ una questione che nasce in casa nostra e che mette tutti noi di fronte ai nostri problemi di matrice religiosa. Ci mette allo specchio con questa tema fondamentale e ci impone di affrontarlo”.
Charlie Hebdo è un giornale di satira forte, pungente “Direi di più: è ruvido, provocatorio… Alle volte vi sono vignette pure sul mondo cattolico che scandalizzerebbero un ateo, ma anche sulla politica, sui fatti di costume… Non viene preso di mira solo il mondo arabo. E’ una satira che ovviamente provoca molto fastidio perché molto corrosiva ed è questo genere di satira che si vuole colpire al cuore. In questo modo però credo che gli attentatori abbiano ottenuto l’effetto opposto perché le vignette di Charlie Hebdo oggi hanno fatto il giro del mondo, erano su tutti i giornali, in ogni paese”.
Come ti è sembrata la capacità di reazione dei francesi? “E’ stata molto forte, unita. La gente si è riunita nelle piazze spontaneamente… Io stesso ho ricevuto decine di messaggi di amici che solidarizzano con la nostra categoria. In generale il mondo politico ha cercato di fare quadrato, senza lasciarsi andare a facili polemiche e questo è molto importante: un segnale forte è stato l’incontro di oggi fra Hollande e Sarkozy”.
Alberto Toscano ha di recente pubblicato un libro, anche nella nostra lingua (a Novara l’abbiamo avvistato alla libreria Lazzarelli), dal titolo “Benedetti italiani!”, un’analisi anche divertente ed ironica sui tratti caratteristici dei nostri connazionali “Avrei di gran lunga preferito parlarti di questo. Ma lo faremo un’altra volta. Partirò fra poco e torno a Parigi, una città che certamente troverò molto cambiata rispetto a quella che ho lasciato solo pochi giorni fa…”.