Buongiorno
Novara

Che “palle” a Palazzo Orelli!

Palazzo Orelli, situato in pieno centro della città di Novara, prende il nome dal suo progettista Ing. Luigi Orelli al quale venne commissionato dalla Commissione di Pubblico Ornato affinchè la città potesse disporre di un nuovo mercato per le merci. In particolare riso, granaglie, vino, canape e stoffe. Una curiosità pressochè unica in Europa, è rappresentata dalle balconate che, a differenza della norma che le pone al centro delle facciate, sono poste sugli angoli dell’edificio.

Altro particolare poco visibile, ma che rappresenta un momento importante della Storia Patria. Si tratta di due palle di cannone conficcate nei muri rivolti verso la centrale Piazza Martiri. Sotto ad esse sono collocate due targhette in marmo riportanti la data della Battaglia di Novara, 23 Marzo 1849. Ma molti novaresi si pongono una domanda. Come hanno potuto quei colpi di artiglieria arrivare fino al centro della città, visto che la Battaglia venne combattuta, in realtà, alla vicina Bicocca distante circa 3 km dal centro città. Bisogna poi tener conto della limitatezza di tiro dell’artiglieria dell’epoca che, tra l’altro, veniva usata per lanciare palle di ferro contro l’esercito nemico a livello di terreno, proprio come in un macabro gioco di birilli. E dunque? I fatti sono i seguenti. Anche il più umile dei fantaccini aveva capito che la battaglia poteva essere vinta, ed invece era stata malamente persa. Circa 40.000 soldati dell’Esercito Piemontese si ritirarono ed entrarono nella città che allora contava non più di 12.000 abitanti. Alcuni di loro cercarono da mangiare pagando onestamente, ma altri meno onesti e sottoposti alla fatica e allo stress dei combattimenti, si diedero a veri e propri saccheggi e all’assalto dei postriboli cittadini. Per riportare l’ordine ed evitare altri danni alla città, ed avendo gli Ufficiali perso ogni autorità con la truppa, non si trovò che una soluzione. Far intervenire l’Esercito Austriaco che non avendo alcuna intenzione di perdere altri uomini in scaramucce, si avvicinò a Novara e sparò alcuni colpi di cannone che, per l’appunto rimasero conficcati nei muri del sopraccitato Palazzo. I Piemontesi fuggirono e l’Esercito Savoiardo di riunì e si ricompattò solamente 20 km più a Nord e per la precisione a Momo nella vicina Chiesetta della Trinità. I Savoia avevano fatto errori enormi durante la preparazione della battaglia e a pagare il tutto furono, come sempre, soldati e comuni cittadini.

Paolo Nissotti