Chiamparino lo ha annunciato ieri sera durante la direzione regionale del Pd e lo ha ribadito oggi in consiglio: non si farà brasare a fuoco lento, come è accaduto al suo predecessore, il novarese Roberto Cota.
Quindi se il Tar non dovesse esprimersi il 9 luglio sulla vicenda delle presunte firme false raccolte per la competizione elettorale e dovesse allungare i tempi, la parola d’ordine sarebbe “tutti a casa!”. Dimissioni in massa dunque o dimissioni dello stesso presidente, con il medesimo risultato.
“Non posso accettare – ha detto oggi parlando nell’emiciclo di palazzo Lascaris – che si verifichi di nuovo una situazione già vista, in cui sulla legislatura si allunga l’ombra dell’illegittimità. Se poi a luglio non dovessero arrivare certezze sull’esito del ricorso presentato al Tar , questo Consiglio, e se non lo farà il Consiglio lo farà il Presidente, rassegnerà le dimissioni e si andrà ad elezioni, con la consapevolezza di aver reso produttivi questi mesi di attesa e di aver lavorato nell’interesse dei piemontesi”.
Il governatore ha poi ribadito chiaramente “che la nostra vittoria è politicamente e sostanzialmente inconfutabile, perché dovremmo eliminare più dei 2/3 dei voti che la maggioranza ha preso per poter dire che l’elezione non è valida. Dall’odierno dibattito in aula mi sembra che su questo punto tutti i presidenti dei gruppi, compresi quelli di minoranza, abbiano convenuto. Ma sulla legittimità dell’esito del voto si allunga un’ombra e io non mi voglio nascondere dietro a un dito”.
Il rischio ora è che si ripresenti un tira e molla, al pari di quanto accaduto nella precedente legislatura “Ho quindi proposto un patto al Consiglio regionale, di condividere, per i mesi che ci separano dal pronunciamento del Tar, una roadmap di priorità per il Piemonte, pur nel rispetto delle eventuali differenze dell’attuale opposizione nell’affrontarla. Mi sembra che anche su questo punto ci sia stata una certa apertura e che sia anche arrivata qualche indicazione precisa, che vogliamo raccogliere, riguardo alla necessità di lavorare ad una nuova legge elettorale, come proposto dal Movimento 5 Stelle, o di dedicare maggiore attenzione al tema della casa, come suggerito dal consigliere Maurizio Marrone”.
Ed a chi avverte la presa di posizione inaspettata di Chiamparino come una sorta di aut aut ai giudici del tribunale amministrativo, dice “La mia non è ne’ una promessa ne’ una minaccia: ho riflettuto anche sull’opportunità di dimettermi immediatamente, ma non lo ritengo saggio, perché ci sono troppi fronti aperti, dall’approvazione del bilancio alla riforma sanitaria ai pagamenti arretrati alle imprese, e vogliamo agire responsabilmente di fronte alla comunità piemontese. E poi le dimissioni immediate potrebbero sembrare un gesto di stizza, o addirittura un’anticipazione del giudizio della magistratura, una forzatura impropria che non vogliamo fare. E’ ora che la politica si assuma le proprie responsabilità, ed proprio quello che ho intenzione di fare qualora si andasse verso una nuova situazione di stallo che non gioverebbe a nessuno, ne’ a noi ne’ soprattutto alla comunità piemontese.”
Ed a chi avverte la presa di posizione inaspettata di Chiamparino come una sorta di aut aut ai giudici del tribunale amministrativo, dice “La mia non è ne’ una promessa ne’ una minaccia: ho riflettuto anche sull’opportunità di dimettermi immediatamente, ma non lo ritengo saggio, perché ci sono troppi fronti aperti, dall’approvazione del bilancio alla riforma sanitaria ai pagamenti arretrati alle imprese, e vogliamo agire responsabilmente di fronte alla comunità piemontese. E poi le dimissioni immediate potrebbero sembrare un gesto di stizza, o addirittura un’anticipazione del giudizio della magistratura, una forzatura impropria che non vogliamo fare. E’ ora che la politica si assuma le proprie responsabilità, ed proprio quello che ho intenzione di fare qualora si andasse verso una nuova situazione di stallo che non gioverebbe a nessuno, ne’ a noi ne’ soprattutto alla comunità piemontese.”
Una situazione che potrebbe avere riflessi non da poco per tutta la politica regionale, anche in chiave novarese, considerato il “peso” degli eletti interessati, ovvero Augusto Ferrari (ora assessore alle politiche per la casa) e Domenico Rossi per il Pd, Diego Sozzani per Forza Italia e Giampaolo Andrissi del Movimento 5 Stelle.