“Siamo qui perchè della nostra situazione ci si sta dimenticando troppo in fretta”. Una trentina di dipendenti delle Officine Grafiche questa mattina aspettavano, all’ingresso di Palazzo Cabrino, l’audizione in consiglio comunale. Persone che, ogni giorno, da due mesi, hanno “presidiato” quello che fino a metà febbraio è stato il proprio luogo di lavoro.
“L’azienda ha chiuso il 17 febbraio – ci raccontano – Dal 20 siamo stati presenti, fuori dal cancello della De Agostini, tutti i giorni, senza sosta. Ma l’impressione è che ci si stia dimenticando di noi”.
Agostino è solo uno dei dipendenti delle Officine Grafiche a sottolineare una sensazione che purtroppo è condivisibile: a più di due mesi dalla chiusura, l’accordo con Caleidograf non è stato accettato dai lavoratori. Il perchè, oggi, la città lo sa.
Sul piano sociale, questi 110 e più tagli pesano davvero: “Abbiamo tutti una famiglia, dei bambini da mantenere un mutuo da pagare. Abbiamo subito una serie di ingiustizie che ci hanno portato alla situazione di oggi”. Una situazione caratterizzata da difficoltà economiche e zero prospettive: “Non abbiamo nemmeno la cassintegrazione. La sta anticipando la Provincia, gli interessi li paga la Regione in attesa dell’accettazione della richiesta che potrebbe arrivare tra qualche mese. Prendiamo, se va bene, 300 – 350 euro al mese, quando arrivano”.
E la buonuscita? “Vergonosa: ci chiedevano di accettare 6000 euro lordi, dopo 27 anni di lavoro. Se questa non è una presa in giro… Ci hanno tolto tutto! La nostra ultima spiaggia sono le istituzioni: ci auguriamo che facciano qualcosa”.
Dinanzi ai cancelli di corso della Vittoria campeggia un grande lenzuolo che riporta la scritta: “Dove sono i Boroli?”. Impossibile citarli, dinanzi a queste persone, perchè “sono stati loro a rovinare noi e le nostre famiglie. Il lavoro c’era, ma evidentemente altre attività risultano più produttive”.