Non siamo ai livelli della Francia, dove, qualche mese fa è stato introdotto il reato di “spreco alimentare”, che prevede pene severissime, come la detenzione fino a due anni.
Ma anche in Piemonte qualche passo avanti per combattere il dramma dei generi alimentari (ma anche dei farmaci) che finiscono nella spazzatura, è stato fatto.
Insomma se non proprio una rivoluzione, certamente un gesto di grande attenzione quello approvato dall’assemblea regionale di palazzo Lascaris, che ha votato, all’unanimità, una proposta di legge che promuove interventi di recupero e valorizzazione dei beni invenduti, prevalentemente farmaci e generi alimentari.
Un testo che è stato inviato anche a Papa Francesco, visto che sul tema il Pontefice si è sempre dichiarato molto sensibile.
La legge regionale è a firma di Angela Motta (Pd) e Stefania Batzella M5S e prevede il recupero per fini economici, sociali e ambientali, dei beni lasciati negli scaffali sul territorio regionale.
Un provvedimento per il quale sono stati stanziati 500mila euro per l’anno 2015, destinati principalmente al sostegno delle fasce di popolazione più esposte al rischio impoverimento.
Quella dello spreco alimentare è una realtà che nei paesi più ricchi assume i contorni del dramma “In un momento in cui tanto si parla di come sfamare il Pianeta – dice Motta – i dati che riguardano lo spreco del cibo devono obbligarci ad una riflessione. Secondo la FAO, infatti, la quantità di alimenti che viene buttata supera il 35% della produzione totale, con un costo economico stimato in circa un trilione di dollari ogni anno. Non solo, nei campi ogni anno rimangono circa 1,4 milioni di tonnellate di prodotti che non vengono raccolti. Questi dati ci dimostrano come il nostro modo di produrre, distribuire, vendere e consumare il cibo che non funziona più. E’ necessario, dunque, intervenire per rendere più efficiente la catena produttiva e distributiva. Allo stesso tempo, però, occorre lavorare per rendere il consumatore più sensibile e consapevole del valore dei cibi che acquista, che, invece, spesso vengono buttati anziché consumati”.
“In particolare – ha spiegato Motta – attraverso prodotti farmaceutici, agroalimentari di prossima scadenza e agricoli non raccolti, oltre ai pasti non serviti nei luoghi di ristorazione, il progetto varato dal Piemonte sostiene le fasce di popolazione più deboli, consentendo una riduzione dei rifiuti e favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro”.
Batzella ha sottolineato come “sostenendo la cultura della trasformazione degli sprechi in risorse e il consumo critico si incoraggino i cittadini a un modello di vita virtuoso e più consapevole. Si mette inoltre in campo un patrimonio di esperienze e potenzialità delle realtà no profit, dando così concreta attuazione al principio di sussidiarietà”.
L’Assessore regionale alle politiche sociali, alla famiglia e alla casa, il novarese Augusto Ferrari ha evidenziato come “Questo è un atto importante, un tassello che si inserisce perfettamente nel quadro più complessivo di una riscrittura di un nuovo patto per il sociale che risponda alle esigenze di una società che, a causa della crisi economica, si è impoverita e si trova, quotidianamente, a dover far fronte a gravi problemi che richiedono soluzioni rapide e puntuali”.
“Data l’importanza e l’attualità di questo provvedimento e del tema trattato – concludono Motta e Ferrari – abbiamo deciso di inviare il testo di legge anche al Santo Padre, che nei suoi discorsi ha spesso affrontato le questioni della povertà, della disuguaglianza, dello spreco alimentare ed invocato una maggiore giustizia sociale, oltre che all’Arcivescovo di Torino Cardinal Nosiglia che quotidianamente si adopera a favore dei più deboli e degli emarginati”.