Facciamo la voce fuori dal coro? Forse il licenziamento del direttore di Qn, quello che si è inventato il titolo più scemo della terra sulle atlete “cicciottelle”, non ci stava.
Così come non ci stava l’ondata d’indignazione popolare che è seguita a questo episodio.
Beninteso è assolutamente censurabile quel direttore, assolutamente non accettabile il titolo… Ma il licenziamento ha per contro consegnato a questa vicenda ed al suo protagonista una soglia di visibilità certamente non meritata, con tanto di italica divisione fra innocentisti e colpevolisti.
Insomma ha dato “valore” ad un errore che certamente valore non aveva e che forse sarebbe stato meglio derubricare con una punizione meno “esemplare”, ma indubbiamente più consona.
Anche perchè sono ben altre e ben più gravi le nefandezze di cui si macchia, purtroppo sempre più spesso, anche la nostra professione e che richiederebbero provvedimenti altrettanto seri (ad esempio della non verifica delle notizie, complici i social… Vogliamo parlarne?)
Certo il tentativo del collega di giustificarsi è stata la toppa peggio del buco: “Pensavo ad un vezzeggiativo…”. Chissà come saranno state contente le ragazze e le signore un po’ appesantite (magari dagli anni e dalle gravidanze) nel sentirsi “vezzeggiate” così…
In verità il problema qui è assai più serio e certo l’episodio di questa estate non è che la punta dell’iceberg.
La questione è sociale e culturale perchè, appunto, il culto della bellezza e della perfezione del corpo abbinato alla forma fisica e dunque allo sport, non è certo una novità. La meraviglia delle statue soprattutto greche e romane, impegnate nelle attività sportive, che ci sono state lasciate in eredità ne sono la testimonianza, anche se i canoni della bellezza si sono via via modificati nel corso dei secoli.
Ma anche in tempi relativamente più recenti proprio le Olimpiadi sono state protagoniste in assoluto di una rinnovata concezione del culto del corpo, in senso estetico e qualche volta anche profondamente politico. Fu infatti nientemeno che Adolf Hiltler, durante le controverse Olimpiadi del 1936 a Berlino ad utilizzare l’evento olimpico quale strumento di propaganda di un “nuovo” concetto della fisicità, assoldando addirittura una regista dell’epoca, Leni Riefensthal, per la realizzazione di una grandioso capolavoro cinematografico: “Olympia”.
Secondo gli intenti del Fuhrer la pellicola e la propaganda in generale sulle Olimpiadi, avevano l’obiettivo di esaltare la fisicità, dunque la potenza, del popolo tedesco. In termini estetici il risultato infine riuscì, in termini politici un po’ meno perchè quella sarà ricordata nella storia come l’edizione in cui il nero Jesse Owens vinse ben quattro medaglie d’oro (cento metri, salto in lungo, 200 metri e nella staffetta 4X100 metri), imbarazzando così il regime nazista e le sue strampalate teorie sulla supposta “superiorità” della razza ariana.
Ma per tornare all’oggi è innegabile come la pubblicità – la nuova dittatura contemporanea – abbia fatto culto dei canoni estetici applicati allo sport, laddove “magro” è sinonimo di “agile e scattante” o, ancor meglio, “bello”.
Da qui un fiorire di “belle” tenniste, “bei” calciatori, “belle” pallavoliste, immortalate negli spot e sui magazine come dive hollywoodiane.
Ha un bel dire chi in questi giorni si indigna al grido di “grasso è bello” (peraltro la questione opposta, quella dell’obesità, è una delle gravi malattie contemporanee delle società opulente, ma questo ci porterebbe assai fuori tema), “conta la bravura”, “Contano i risultati”… Si contano, ovvio. Ma a questo punto conterebbe di più un salto di qualità dal punto di vista culturale, intesa come la capacità del girotondo mediatico di prendere in considerazione anche altri punti di vista, altri canoni estetici, non solo come testimonianza, ma come prassi…
Il che ci porta a considerare il fruitore finale, il consumatore, (perchè poi, l’etica del mercato sempre lì si ferma: ai conti): acquisterebbe quest’ultimo una tuta, un costume, un paio di scarpe, una bibita reclamizzati non dalla solita bombasexysottolaquarantadue o dal belloccio iper palestrato, ma da un atleta in carne (maschio o femmina non fa differenza)? Se la risposta fosse sì non ci sarebbe “vezzeggiativo” in grado di reggere… Il timore, ahinoi, è che la risposta non sia questa (ma attendiamo fiduciosi la prova del contrario, felici in questo caso di essere smentiti)…