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Novara

Commercio: chiusure obbligatorie? «I veri problemi sono l’eccesso di tasse e di burocrazia»

Mentre anche a Novara si sta sperimentando l’apertura h24 di alcuni esercizi commerciali (appartenenti alla catena Carrefour), a Roma si sta discutendo una “controriforma alla riforma” introdotta dalla liberalizzazione del commercio. Oggi non ci sono giorni obbligatori di chiusura, non ci sono spazi e metrature che limitino l’apertura di un’attività, non ci sono neanche orari ed ogni giorno dell’anno, ogni giorno, qualche negozio aperto lo si trova sempre.

La controriforma prevede invece almeno alcune giornate obbligatorie di chiusura delle attività commerciali, fatto salvo per bar e ristoranti. Perchè ci sono giornate “sacre” durante le quali anche i commessi hanno diritto di rimanere a casa con la famiglia, con gli amici, e riposarsi. Giorni come Capodanno, l’Epifania, Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, 2 giugno, 15 agosto, 1 novembre, 8 dicembre, Natale e Santo Stefano. In realtà, dei 12 proposti, potrebbero rimanere soltanto 6 i giorni di chiusura obbligata. Se ne sta discutendo, tra l’esaltazione di chi opera nel settore e quindi chiede qualche riposo in più e le polemiche dei consumatori abituati ad entrare in un centro commerciale quando pare loro.

In realtà – spiega il presidente di Ascom Maurizio Grifonila nostra è una società in continuo divenire, con modifiche e cambiamenti dovuti ad una serie di elementi via via subentrati: i negozi in rete aperti 24 ore su 24, la competizione nell’ambito del commercio, l’attribuzione di valori e di significati ai punti vendita. E poi, dall’altra parte, ci sono le abitudini del consumatore, quelle che in realtà gli sono state date, e, commentando la proposta di chiusure obbligate si rischierebbe di cadere in valutazioni sterili e senza valore. A mio parere, occorrerebbe lavorare ed analizzare i veri problemi del commercio che non sono gli orari, ma la tassazione eccessiva, gli eccessi di adempimenti e di burocrazia, la difficoltà di fare impresa: solo intervenendo su tali questioni si possono davvero cambiare le cose. Personalmente, il dibattito sugli orari, mi sembra un modo per cambiare direzione rispetto al problema vero, distogliendo l’attenzione da elementi ben più importanti e centrali“.