Buongiorno
Novara

Con-tanti saluti al contante… Tutte le limitazioni di legge all’uso del… denaro!

 

Correva l’anno 1991, quando entrò in vigore in Italia la prima Legge che regolamentava, o – per meglio dire – limitava, l’uso del contante. Nata con lo scopo di contrastare il riciclaggio del denaro sporco, la Legge 197 fissava in 20 milioni di lire l’importo massimo di contanti liberamente  trasferibili tra soggetti privati.

Per importi superiori, da allora in poi sarebbe stato necessario l’intervento di un intermediario finanziario: direttamente davanti ad un funzionario che ne prendesse nota nell’apposito registro, con rilascio di ricevuta, oppure – più semplicemente – indirettamente, mediante l’utilizzo di un mezzo di pagamento ‘’tracciabile’’ (assegno bancario, circolare, vaglia postale, bonifico, ecc..).

Con l’occasione, al fine di impedirne il trasferimento, veniva stabilito anche l’obbligo di apporre la clausola di ‘’non trasferibilità’’ sugli assegni bancari o circolari di importo superiore alla cifra massima trasferibile in contanti.

Attualmente, anche in recepimento delle varie direttive europee succedutesi negli anni, la normativa è compendiata nel Decreto Legislativo n. 231 del 2007. Con gli anni, al contrasto del riciclaggio si è aggiunto quello del finanziamento del terrorismo, ma in Italia, come spesso accade, siamo bravissimi a complicare le cose e ad utilizzare strumenti nati con un preciso scopo per ben altre motivazioni e necessità.

E così, si è finito per utilizzare la normativa sulla limitazione dell’uso del contante per contrastare non solo riciclaggio e terrorismo, ma anche il fenomeno dell’evasione fiscale.

Il precursore fu l’allora ministro Vincenzo Visco (Ricordate? Quello che fece pubblicare su internet i redditi degli italiani….), su richiesta del quale, all’art. 36 del citato D.L.vo 231/2007, venne inserito un piccolo comma che così recita “6. I dati e le informazioni registrate ai sensi delle  norme di cui al presente Capo sono utilizzabili ai fini fiscali secondo le disposizioni vigenti.” Una previsione  che la  Direttiva UE in materia di antiriciclaggio non contempla e che non  trova paragone, per quanto mi consti, in nessun altro paese dell’Unione Europea!

La continua e progressiva riduzione del limite del contante liberamente trasferibile ha poi fatto il resto; l’importo è attualmente fissato a 999,99 euro (a quota 1.000, infatti, scatta il divieto).

La violazione del divieto comporta una sanzione amministrativa pecuniaria dall’1% al 40% dell’importo trasferito, che si applica nei confronti sia di chi trasferisce sia di chi riceve la somma in contanti. Ai sensi dell’Art. 58, comma 7-bis, la sanzione amministrativa pecuniaria non può comunque essere inferiore a 3.000,00 euro. Ne consegue che per le violazioni di importo pari o di poco superiore alla soglia limite, si corre il rischio di una sanzione di gran lunga superiore all’importo trasferito.

A questo punto, uno si aspetterebbe che con questi divieti e con questi limiti l’evasione fiscale sia scesa ai minimi storici, ma sappiamo tutti che non è così.

Nel frattempo, però, sono nate moltissime complicazioni: ecco qualche esempio.

Decidete di mandare vostro figlio per un mese all’estero, in ferie o in visita parenti. Magari in Inghilterra, magari in Cile o magari in uno Stato dove non è che accettino carte di credito in tutti i locali o troviate un bancomat ad ogni angolo di strada (magari non ci sono nemmeno, le strade….). Vent’anni fa, mia mamma mi avrebbe cucito una tasca all’interno dei pantaloni dove avrei riposto qualche biglietto da cento dollari consegnatomi per portarlo con me. Oggi quei dollari sarebbero 1.000/1.500 euro, ma mia mamma non me li potrebbe più dare! Il caso specifico è stato sottoposto ai tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze in occasione di Telefisco 2012, i quali hanno risposto che la violazione del divieto di trasferimento sia configurabile anche quando ‘’un padre trasferisca contanti (per un importo superiore a mille euro) al figlio, ancorché minorenne e privo di posizione fiscale propria, per sostenere le spese relative a un viaggio di studio’’. Quindi, se volete dare a vostro figlio mille euro in contanti, dovete andare entrambi in Banca o in Posta e chiedere ad un funzionario che prenda nota e vi rilasci ricevuta…. Pena il rischio di 3.000 euro di sanzione!

Altro esempio? Siete stati protestati: provate ad andare in banca a chiedere di aprire un conto corrente e che vi venga rilasciato un libretto di assegni! Vi guarderanno come un appestato. Lo stesso se un dipendente o un fornitore vi hanno fatto causa ed hanno ottenuto un pignoramento contro di voi, se siete stati amministratori di una società liquidata o fallita, se avete pendenze con il fisco, se se se….. E se non avete un conto corrente, come fate a staccare assegni e ad usare carte di credito? E se vi pagano con un assegno, come lo incassate?

Ancora: orefici, gioiellieri, venditori del lusso vi potranno dire come per loro la crisi sia stata di gran lunga peggiore che per le altre categorie di commercianti. Chi vuole spendere più di mille euro per comprare un orologio, un gioiello, una pelliccia, una borsa firmata e vuole farlo in contanti (cosa che in Italia non può più fare) ha solo da attraversare il confine: Francia, Svizzera, Austria, Croazia è uguale. Con-tanti saluti ad un fisco inquisitore ed indagatore che non solo non ti fa usare i contanti, ma obbliga anche i rivenditori a comunicare il tuo codice fiscale se spendi più di 3.600 euro!

Cosa abbia a che fare tutto questo con il riciclaggio del denaro sporco e con il terrorismo a me sfugge: ad affaristi e terroristi non interessano certo i mille euro. E non credo nemmeno i diecimila.

La cosa che più spaventa è che qualcuno vorrebbe abbassare ulteriormente il limite: non stupiamoci se dopo gli imprenditori che hanno delocalizzato ed i cervelli che continuano a fuggire oggi sono i pensionati che si organizzano per andarsene da questo Paese malato di complicazionismo. Anche qui, con-tanti saluti.

Daniele Andretta (Studio Societario- Tributario studioandretta@Yahoo.it)