Buongiorno
Novara

Cooperativa Prisma, dove il disagio si trasforma in voglia di rimettersi in discussione

In via San Francesco d’Assisi si respira un’aria amichevole, professionale e si avverte la voglia di rimboccarsi le maniche di rimettersi in gioco, di ricominciare.

La Cooperativa Prisma è una realtà nata a Novara nel 1990. La sua storia si può leggere sul sito. L’intento è quello di dare concretezza alla legge Basaglia, la 180, quella legge che fece la storia, prescrivendo il superamento della logica manicomiale.

La Prisma, presieduta da Roberto Mari, conta 8 dipendenti, di cui 4 svantaggiati, circa 20 volontari e sostenitori a vario titolo, e 15 ospiti in borsa lavoro in apprendistato dalla Psichiatria, dal Comune e dal Sert. La storia della cooperativa inizia con l’apertura di un’attività: quella della legatoria, con uno slogan: “Il lavoro che colora la vita”.

Ognuno degli ospiti accolti dalla Prisma lavora con ritmi e modalità consigliati dal medico curante: i ragazzi seguono incontri di formazione, confronti, con l’obiettivo di approdare ad un’autonomia professionale fino al possibile inserimento nel mondo del lavoro. Le loro storie sono tante, molto diverse tra loro, ma tutte accomunate da un denominatore: la voglia di farcela, di uscire da un tunnel (come quello della depressione, il più frequente) per riprendere in mano la propria vita.

Eccole qui le loro storie:

Legatori di vite from Banca Prossima on Vimeo.

C’è la storia di Ermanno che nella cooperativa ha ritrovato se stesso e le proprie capacità, c’è la storia di Stefano che grazie ai colleghi è riuscito a superare un momento drammatico della sua vita, ritrovando stabilità ed equilibrio, ma soprattutto trovando degli amici veri.

Oggi abbiamo una sede molto ampia e soprattutto molto funzionale – spiega Roberto Mari, presidente della Prisma – un luogo dove i nostri ospiti si sentono come a casa propria, stimolati da tutti noi a far parte di un gruppo che è diventato un gruppo di amici, di colleghi, un team vero che produce molto e che aiuta. La cooperativa ha dato molto anche a me e a chi lavora e presta volontariato, qui, con noi“.

La sede di via san Francesco, l’unità artigianale di piazza Tornielli e, infine, una serie di attività che tengono impegnati quotidianamente i pazienti e i collaboratori della Prisma. Una realtà che esprime calore, legami forti, forza di volontà…

“L’ultima attività messa in campo da Prisma oltre alla legatoria – continua Mari – è quella dell’artigianato: stiamo cercando di inserire i nostri ospiti nel mondo del lavoro ma all’esterno delle nostre mura facendo fare loro lavoretti di elettricista, idraulico, falegname ecc… Confidiamo nei Novaresi e non solo perchè ci mettano alla prova. Da parte nostra garantiamo una grande qualità tecnica e un’occasione per mettere in relazione i disagiati psichici. La coppia che esce per l’intervento viene chiaramente accompagnata da un assistente preposto che si fa carico anche dell’attività lavorativa, seguendo e guidando i nostri ospiti”.

Numero di telefono 342/1814910

E’ un modo per far entrare in contatto davvero i malati con la realtà che li circonda e che, grazie alla psichiatria moderna, tornerà ad essere il loro mondo.

Gli investimenti nel sociale sono in misura sempre inferiore – conclude MariNoi chiediamo, come abbiamo già fatto nelle opportune sedi, di gratificare con detrazioni fiscali il lavoro del volontariato, quantificabile con listini paga ombra ufficialmente registrati nella gestione della Cooperativa“.

Ma la Cooperativa Prisma non solo lavora per i suoi ospiti e per i pazienti segnalati, ma promuove ed organizza eventi finalizzati alla sensibilizzazione su un problema che, oggi, ancora in molti conoscono poco. Di recente, la Prisma ha presentato il libro “I volti della Psichiatria“, con un incontro al quale hanno partecipato personaggi chiave del mondo psichiatrico, fotografico e istituzionale. Dal dottor Domenico Nano, autore del libro, al fotografo dello stesso Gianni Berengo Gardin (l’artista che aveva immortalato, con Basaglia, i vecchi manicomi, con immagini scioccanti che rimarranno per sempre impressi nella mente), alla presidente della Fondazione Basaglia Maria Grazia Giannichedda. Tutti d’accordo, alla fine, sulla necessità di provvedere quanto prima a chiudere gli ospedali giudiziari rimasti ed intraprendere percorsi nuovi e legati alla psichiatria moderna per curare e seguire quei pazienti.