
Daniele Andretta dell’omonimo studio societario-tributario
In questi giorni i timori per l’impatto dell’epidemia di coronavirus sull’economia, sta affossando i titoli degli istituti di credito a Piazza Affari
La crescita dello spread si aggiunge ad uno scenario di crisi futura che lascia priorità alle necessità sanitarie trascurando quelle economiche.
Ma le conseguenze potrebbero essere davvero molto serie : gli esperti citano la previsioni del centro studi Ref Ricerche, che calcola tra -1% e -3% l’impatto negativo dell’epidemia sul Pil italiano del primo e secondo trimestre 2020.
Un calo del Pil di questo tenore potrebbe portare a ritardi nei pagamenti e a un maggior flusso di nuovi crediti bancari inesigibili. Nel dettaglio, un calo dell’1% del Pil italiano su base annua e dello 0,7% di quello dell’eurozona si tradurrebbe in un incremento del costo del rischio tra i 5 e i 10 punti base per le banche italiane.
In borsa il comparto banche sconta soprattutto due aspetti. Il primo, con la crisi economica aumenteranno inevitabilmente, appunto, i famigerati NPL “Non Performig Loans” ovvero i crediti deteriorati da prestiti la cui riscossione da parte delle banche è incerta, con conseguente rischio di maggiori perdite. Il secondo, che il Governo Italiano, per tutelare il sistema imprese che corre un rischio altissimo di default (valutato fino alla chiusura del 10% delle attività attualmente in vita) chieda alle banche di congelare la restituzione in quota capitale di mutui e prestiti, come d’altronde altre volte accaduto in passato.
Come al solito non è sempre tutto così facile ed automatico, anzi.
Anche i bilanci delle Banche vanno in qualche modo tutelati, d’altronde sono lo scheletro che sostiene il peso finanziario di una nazione intera, e da qui la richiesta, condivisibile e necessaria, dell’ABI (l’Associazione delle Banche Italiane) per «chiedere alle autorità italiane ed europee la sospensione fino a un anno dell’applicazione delle definizioni di “default” per l’individuazione dei crediti scaduti e rivedere la tempistica degli accantonamenti automatici a fronte dei crediti deteriorati», il cosiddetto “calendar provisioning”.
Azione questa necessaria, così com’è necessaria una maggiore elasticità dei versamenti periodici dovuti al Fisco, agli Enti previdenziali e, soprattutto all’Agenzia della Riscossione per i debiti fiscali scaduti. In questo momento non servono certamente pignoramenti o altre azioni esecutive da parte dello Stato, ma anzi comprensione e vicinanza a chi produce ed offre posti di lavoro in uno scenario di così forte crisi.
Il tutto senza esitazioni, incertezze o ripensamenti perché il tempo che rimane a disposizione potrebbe essere davvero poco.
Per intervenire rapidamente, prima che accada l’irreparabile, serve insomma un’azione decisa quanto univoca di Europa, Governo e Banche.
Vogliamo davvero dimostrare al mondo che il Sistema Italia è sano e saprà reagire? Perfetto, bisogna partire da qui. E che ciascuno faccia fino in fondo la sua parte, senza sottrarsi. Per i vertici notturni e le riunioni infinite (e inconcludenti) il tempo è scaduto. E il mondo ci sta guardando.
Studio Societario-Tributario Andretta