Buongiorno
Novara

Crippa: “Dieselgate, 19 morti nel novarese”

Crippa: “Dieselgate, 19 morti nel novarese”. Il deputato 5 Stelle punta il dito contro “un triste record” e auspica una “rivoluzione verde”

“Intorno a Novara, i decessi correlati al Dieselgate sono ben 19, che quasi raddoppiano, passando a 36, nell’area di confine tra Piemonte e Lombardia. Anche la zona del Vco, in particolare Verbania e il Lago Maggiore, vede 18 morti premature correlate agli effetti delle polveri sottili, con livelli di concentrazione di PM 2.5 collegata al emissioni di NOx da auto diesel tra lo  0,79 e lo 0,80, per scendere a 0,59 µg/m3 nella zona del Lago Maggiore: poco sotto il valore di Milano”. È il deputato 5 Stelle Davide Crippa (nella foto) a denunciarlo, citando i dati dell’International Institute for applied system analysis e del Norwegian meteorogical institute.
“Novara ed il novarese detengono questo triste record anche in confronto agli abitanti delle principali città europee. Un novarese ha circa cinque volte più possibilità di morire per complicanze dovute alle emissioni da diesel rispetto ad un parigino, oltre 7 volte in più rispetto a quelle di un londinese. Dati allarmanti – prosegue Crippa – che non possono che far pensare alla necessità di cambiare il nostro modo di pensare, la nostra mobilità, il nostro modo di produrre energia. Il dieselgate è stata la gocciolina che ha fatto traboccare il vaso, scoprendo dati taroccati che superano di 400 volte i volumi di emissioni di NOx previste dall’Unione europea. La speranza è questi studi servano a far cambiare idea a tutti coloro che ancora pensano alle trivellazioni, alla benzina. Serve una “rivoluzione verde”, un cambiamento di pensiero e di stile di vita, puntando sulle energie rinnovabili e sulle auto elettriche, investendo non solo nelle loro tecnologie ma anche nelle infrastrutture necessarie. Il Gp di Formula E di Roma, ha fatto conoscere al grande pubblico questa tecnologia. Un impegno che diventa improrogabile: gli accordi di programma per la pianura Padana siglati nel giugno 2017 tra il Ministero dell’Ambiente e le Regioni interessate, non hanno avuto nei fatti alcuna copertura economica concreta, è ora d’invertire radicalmente rotta. E’ una questione di sopravvivenza umana, ancor prima che politica”.