Per più di dieci anni ha lavorato in ambito turistico: a Milano dirigeva un ufficio che si occupava di organizzare congressi e grandi eventi per importanti aziende provenienti da tutto il mondo. Poi, è arrivato Gregory, un bimbo di 5 anni che ha cambiato la vita di Cristina.
“Ho adottato Gregory nel 2004: avere in casa un bambino ti rivoluziona non solo il modo di vivere, ma soprattutto di pensare la vita. Così ho deciso che era arrivato il momento di fare qualcosa di diverso. Ho lasciato il mio lavoro perchè volevo fare qualcosa per i bambini e per le loro famiglie”.
Così, Cristina, 42 anni, di Galliate, apre un nido in famiglia: una vera e propria svolta. La mamma affianca il lavoro allo studio dopo aver intrapreso un nuovo percorso che chiaramente richiede una formazione diversa da quella che la galliatese aveva acquisito in campo turistico.
Nel nido in famiglia trova spazio dal 2009 anche la piccola Isabel, l’altra figlia di Cristina: “Era un nido piuttosto particolare. Lo intendevo un po’ come estensione della casa e della famiglia. Andavo a prendere i bambini se era necessario e integravo il mio lavoro con le esigenze dei piccoli ospiti e dei loro genitori”.
Nel dicembre 2012, Cristina apre il suo micronido in cui oggi opera con 5 collaboratori. Interamente fondato su una formazione montessoriana, lo spazio ospita 20 bambini, “in un clima multietnico. Nella struttura convivono benissimo diverse culture, i bambini e le famiglie si sentono a loro agio. E’ un’esperienza meravigliosa”.
Gli studi continuano e gli occhi di Cristina manifestano una grande soddisfazione per il lavoro e per le scelte fatte: “E’ stata la decisione giusta, non ho dubbi. Dal mondo in cui vivevo prima non sono completaente uscita. Faccio ancora alcune consulenze per grandi aziende e collaboro col Vaticano partecipando a progetti di raccolta fondi per la fruizione degli spazi Vaticani da parte delle persone disabili”.
Di tempo libero ne ha davvero poco Cristina, “ma non importa. Continuo a studiare, a lavorare e a badare ai miei figli e a mio marito, che è del Kenya. Questa è la mia vita, una vita che amo”.