“Adelante, Pedro, con juicio”…
La manzoniana esortazione di Ferrer al suo cocchiere rende, forse meglio di molte altre parole, l’atmosfera del consiglio comunale di Novara di ieri quando, grazie ad una mozione presentata da Io Novara e Forza Italia, il tema spinoso della fusione tra Banco Popolare e Bpm, è finalmente approdato nell’assai “vintage” salone di Palazzo Cabrino.
Una fusione, quella possibile dopo il voto del prossimo 15 ottobre quando l’assemblea dei soci sarà chiamata a deliberare, che non convince tutti i consiglieri comunali, anche se con vari distinguo; tutti memori delle operazioni simili avvenute in passato che, di fatto, riassumendo molte delle dichiarazioni “Hanno impoverito il territorio!”.
Quindi avanti, piano.
Certo non v’era la pretesa di incidere nei destini di uno di uno dei più grandi istituti bancari nazionali, ma la considerazione delle criticità e delle perplessità che anche i soci milanesi di Bpm hanno sollevato (in particolare i soci pensionati) non sono passate inosservate da queste parti ed anche per questo, per tutta la durata del consiglio, si è parlato di “fusione possibile…”.
Tanto è che la mozione, emendata, ma comunque “impegnativa” per il primo cittadino Alessandro Canelli è stata alla fine votata all’unanimità.
In sostanza il Sindaco, in accordo con il consiglio comunale, dovrà inviare una lettera aperta alla cittadinanza “sull’attenta analisi delle conseguenze e delle ripercussioni del voto” oltre che ricevere in seduta pubblica i dirigenti del banco della divisione locale, ad eventuale fusione avvenuta, “affinchè possano relazionare sulle decisioni della nuova banca e le conseguenti ripercussioni su Novara”.
Un atteggiamento guardingo decisamente poco usuale per le felpate stanze di via Negroni, sede storica della Popolare, la cui vocazione futura, raccogliendo le perplessità emerse nel corso del dibattito e i rumors di corridoio, pare più che altro ormai legata ai destini turistici novaresi (la “sala dell’abdicazione”, la collezione dei coralli) piuttosto che a quelli economici e finanziari della città.
Ma la mozione chiedeva anche “la miglior tutela dell’occupazione dei lavoratori novaresi impiegati in banca” oltre che “la miglior tutela dei lavoratori della società Sgs” e “il pieno mantenimento dell’impegno economico della banca a sostegno ed a favore della crescita e per beneficienza e pubblico interesse nel territorio novarese”.
Alla prova dei fatti solo il Pd del renziano ex sindaco Ballarè si è detto favorevole all’operazione di fusione “Perchè bisogna smetterla di guardare al passato, ma pensare al futuro. E il futuro non dipende dal voto di questo consiglio comunale. Questa è una città che ha paura dei cambiamenti, ma non bisogna chiudersi i una territorialità che non c’è più. Non limitiamoci ai cartelli “Nuara”, guardiamo oltre”. In questa dichiarazione sorprendentemente appoggiato dal presidente del consiglio Gerry Murante (Forza Novara) e da Ivan de Grandis di Fratelli d’Italia, che sono intervenuti per esprimere “piena condivisione” con le parole di Ballarè. D’altra parte la posizione del Pd sulla vicenda è ben nota: dai provvedimenti che di fatto spazzano via le banche territoriali, alla “manina” di governo che già avrebbe prenotato per un proprio esponente di rilievo (Ambrosoli) un futuro di guida del costituendo gruppo… Ma tant’è…
Ovviamente contrari all’intera operazione i leghisti, da sempre netti oppositori alla riforma delle popolari, la cui posizione non si è fatta attendere per bocca del capogruppo Matteo Marnati “Il Governo Renzi ha causato questa situazione e questo va detto. Ma la cancellazione delle banche territoriali non è un bene per i territori di riferimento. Così si fanno gli interessi dei grandi gruppi internazionali, non quelli locali. Per quel che riguarda Novara noi confidiamo nell’attenzione del sindaco perchè monitori quel che accade e perchè tuteli l’occupazione nella nostra città”.
“Di fusione in fusione Novara si è impoverita e questo è un fatto – ha detto il capogruppo del Movimento Civico Io Novara Daniele Andretta, fra i promotori della mozione – Un conto sono gli interessi delle banche e della finanza, un conto sono quelli novaresi. Questa fusione avrà ricadute positive sulla città di Novara? La politica locale deve interrogarsi su questo e porre il problema, coinvolgendo in questa analisi anche i cittadini soci. Smettiamola con l’ipocrisia e smettiamola di parlare di banca del territorio. Diciamo le cose come stanno e facciamo un’operazione verità. Non viviamo nel passato, Ballarè, ma cerchiamo di fare tesoro di quello che è avvenuto in passato. Anche per quel che riguarda le risorse che il gruppo destinerà alla Fondazione, nei piani si parla di una “possibilita” di destinazione di una quota parte degli utili, non di una certezza… Quindi quali garanzie abbiamo su questo? Negli anni le erogazioni sono passate da dieci a due milioni. Riflettiamoci, senza dimenticare la natura di questa Fondazione che, pure meritoria, non è paragonabile all’incisività di altre come Cariplo o San Paolo…”
“La banca del territorio non esiste più – ha sottolineato Michele Contartese di Fi – di questo ne siamo tutti consapevoli. Quello che a noi compete oggi è tutelare i posti di lavoro ma soprattutto le professionalità esistenti sul territorio, sia della banca sia di Sgs. Sappiamo che con la fusione si creeranno dei doppioni. Diversi lavoratori saranno costretti a cambiare mansione… Quali garanzie ci sono su questo? Può darsi che il voto dei novaresi non abbia potere di incidere sulle scelte finali, ma certamente la loro attenzione su questi aspetti sarebbe una segnale importante…”.
“Questi non sono temi che discendono dall’iper uranio – ha chiosato la consigliera del M5S Rigotti – anche perchè non dimentichiamo le perplessità del voto milanese alla fusione, ma soprattutto quanto queste scelte incidano poi in profondità nella quotidianità di noi tutti. Tanto per fare un esempio il prelievo forzoso di 25 euro dai conti correnti bancari che la Bpn destinerà ai rimborsi per il decreto “salvabanche” sono un fatto tangibile… Quindi non sottovalutiamo questi aspetti”.
“Noi pretendiamo rispetto – ha detto il primo cittadino Alessandro Canelli, che ad inizio seduta aveva letto un comunicato della divisione Novara della Bpn, in risposta ad una interrogazione della maggioranza sull’argomento, che forniva garanzie circa il mantenimento dei livelli occupazionali – e lo vogliamo al di là dei comunicati. Rispetto per la storia di questo territorio e rispetto per i lavoratori, che sono rimasti sempre lì a fare il loro dovere, sia quando la banca fioriva sia quando poi ci sono stati i periodi di crisi. Va bene, la banca territoriale non c’è più, anche se rimarrà il marchio e questo non dipende dal consiglio comunale. Da noi però dipende la tutela delle famiglie e delle imprese del territorio, che non sono numeri o algoritmi, sono il motore della nostra economia. Quindi noi pretenderemo un modello secondo il quale quei rapporti diretti siano garantiti e su questo il mio impegno non verrà meno”.
Poi il voto, all’unanimità.